Albania-Osce: Tirana rivendica la propria autonomia
Osmo Lipponen, ambasciatore OSCE in Albania, termina il suo incarico con un anno di anticipo. E sono in molti a Tirana a non voler nascondere la gioia …
Non ho dato le dimissioni ma sono stato designato per un altro incarico". A parlare è l’ambasciatore che rappresenta l’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) a Tirana, il finlandese Osmo Lipponen, che il 18 giugno scorso ha smentito in una conferenza stampa le indiscrezioni uscite dal proprio ufficio e che nell’arco di 15 minuti fecero il giro di tutti i media. A prescindere dalle sottigliezze legate a "dimissioni" o meno, resta il fatto che Lipponen, molto contestato da gran parte del mondo politico albanese, lascia il suo incarico ad un anno dalla scadenza, per la gioia del tutto palese di coloro a cui non stava tanto a cuore. La legge sui risarcimenti e il ritorno delle proprietà private confiscate alla popolazione ai tempi della dittatura, e il mancato accordo, almeno sino ad ora, tra maggioranza e opposizione sul nuovo Codice elettorale, sono i due "nei" della sua politica a capo della missione Osce, dei quali Lipponen però non si prende nessuna responsabilità, rimandando ai mettenti le accuse a suo carico.
È colpa vostra!
Rivelando ai giornalisti che avrebbe lasciato l’Albania perché designato come console generale presso l’Ambasciata finlandese a Washington, Lipponen ha elogiato il lavoro dell’Osce a Tirana in merito alla legge sulla restituzione delle proprietà ed al Codice elettorale. Dell’intricato percorso parlamentare di entrambe ha dato la colpa ai due maggiori partiti politici, quello Socialista (Ps) e quello Democratico (Pd), ma, più in generale, all’intera classe politica e al Parlamento.
Visto dagli analisti come troppo vicino all’opposizione, lui è stato anche accusato di aver tentato di lasciar da parte i piccoli partiti nelle decisioni che riguardano le prossime elezioni politiche del 2005. "Niente è stato fatto contro le regole del parlamentarismo – ha detto, rivolgendosi ai "piccoli" della politica albanese – non mi piace che le stesse persone assumano i comportamenti che più gli convengano, chiedendo alla comunità internazionale di decidere in nome del vostro Parlamento".
Secondo la visione di Lipponen, le due forze politiche effettive nel Paese sono il Ps e il Pd, ed è con queste due che bisogna trattare. "Contro questi due partiti cattivi – dice ironizzando sulle accuse dei partiti minori – che hanno la maggioranza al Parlamento, oppure contro dichiarazioni della comunità internazionale o della nostra Organizzazione, inviano lettere e ci indicano la porta. Sono solo bolle di sapone. Nella realtà ho il pieno sostegno di tutte le parti necessarie".
I conflitti
La questione delle lettere, poi, citate dall’ambasciatore rimane tutt’ora un mistero, circolato sui giornali senza però aver trovato conferma. I quotidiani di Tirana hanno scritto spesso su una presunta lettera mandata niente di meno che dal Presidente della Repubblica, Alfred Moisiu, ai vertici dell’Osce a Vienna, dove il capo dello Stato avrebbe espresso la sua disapprovazione sull’operato di Lipponen. L’unica cosa certa in questa vicenda è che tra i due non scorre buon sangue. In mezzo c’è di nuovo il dibattito sul Codice elettorale: Moisiu ha sempre voluto includere in esso le opinioni dei partiti più piccoli, mentre l’ambasciatore dell’Osce ha insistito che loro debbano ubbidire alla volontà dei due partiti maggiori.
Tra l’altro, quello con il Presidente non è l’unico conflitto attribuito a Lipponen dagli opinionisti e gli analisti. Le repliche su vari temi tra lui e l’ambasciata americana a Tirana sono durate per un bel po’ di tempo. Anche i rapporti tra l’ambasciatore dell’Osce e il rappresentante dell’Ue a Tirana, Luts Salzman non erano tra i migliori. Quest’ultimo, infatti, spesso si è mostrato scettico nei confronti di Lipponen riguardo alcune sue posizioni sulla questione spinosa della riforma elettorale rimproverandolo di non essere stato molto concreto nelle sue critiche e suggerimenti. Tornando poi alla classe politica locale, il conflitto con alcuni leader della maggioranza sulla legge riguardo il risarcimento delle proprietà era palese. Le sue dichiarazioni e quelle del Segretario generale dei socialisti, Gramoz Ruci, all’indomani dell’approvazione unilaterale della legge in Parlamento, sfociavano in accuse dirette rivolte l’uno all’altro. Ed infine, ma non meno importanti, i problemi tra l’ambasciatore e parte del suo staff. A conferma di quest’ultima tesi sembra essere anche lo stupore espresso da lui personalmente in conferenza stampa mentre ricordava che la notizia del suo trasferimento è divenuta pubblica in soli 15 minuti, senza permettere nemmeno al suo ufficio stampa di preparare un comunicato.
Soddisfatti
Il centro sinistra al potere non si è preoccupato di nascondere la gioia in seguito alla notizia, mentre leader politici e non, si apprestavano a commentarla davanti ai microfoni dei reporter. Il più duro è stato l’ex presidente del Parlamento, leader del Partito Socialdemocratico, Skender Gjinushi, che ha definito Lipponen come un fallito, accusandolo di essere caduto "vittima dei compromessi anti-costituzionali". Per Ceka dell’Alleanza democratica, l’ambasciatore si è mostrato incompetente, insicuro e tendenzioso nei confronti dei maggiori problemi del Paese, mentre il socialista Ruci precisa che non ritira nessuna delle accuse indirizzate al diplomatico finlandese. La sua partenza per Dashamir Shehu dimostra che la politica albanese si sta scrollando di dosso i suoi "complessi di inferiorità" nei confronti dell’Occidente.
Un’affermazione che fa riflettere, e che fa ritornare in mente le dichiarazioni del Premier Fatos Nano qualche tempo fa a Vienna (allora a capo dell’ufficio dell’Osce era Gert Ahrens) quando chiedeva lo scioglimento della missione dell’Organizzazione a Tirana, poiché l’Albania non è più un Paese destabilizzato. A questo andrebbero aggiunte le opinioni di Gjinushi, uno di quelli che meglio conoscono la politica albanese, secondo il quale dopo le elezioni del 2005, l’Albania non avrà più bisogno della presenza dell’Osce.
Ultimamente Tirana sta rivendicando la propria autonomia, e sembra non stare più al gioco, reclamando a gran voce la propria autorità, capitale di un Paese dove ancora l’Osce e l’ambasciata Usa la fanno da padrone.
Vedi anche:
Presenza OSCE in Albania: essere o non essere?
Nuovo rapporto OSCE sull’Albania
L’OSCE: nelle scorse elezioni politiche in Albania vi furono pesanti irregolarità