Bosnia: sotto esame i ‘Bonn powers’ dell’Alto Rappresentante
La Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa deve esaminare l’uso dei poteri dell’Alto Rappresentante in Bosnia. Un articolo tratto da IWPR
Di Michael Logan, IWPR, Banja Luka – 21 luglio 2004
Traduzione a cura di Barbara Sartori – Osservatorio sui Balcani
Banja Luka, Bosnia Erzegovina – Il mese scorso durante un dibattito del Consiglio d’Europa, è stata sollevata un’obiezione riguardo agli ampi poteri dell’Alto Rappresentante internazionale in Bosnia, con l’Assemblea Parlamentare del Consiglio che richiedeva un giudizio sul fatto che l’utilizzo di tali poteri fosse o meno in linea con i principi base del Consiglio.
I cosiddetti "Bonn powers" danno all’Alto Rappresentante, attualmente Paddy Ashdown, il diritto di imporre leggi o di revocare quelle contrarie agli Accordi di pace di Dayton, che hanno posto fine alla guerra in Bosnia durata dal 1992 al 1995. In più, l’Alto Rappresentante può rimuove dai loro posti i funzionari a tutti i livelli o anche interdirli dalla vita pubblica.
Gli Alti Rappresentanti che si sono succeduti hanno fatto un estensivo uso di questi poteri per rimuovere quelli che vedevano come pubblici ufficiali corrotti, collegati a quelli accusati di crimini di guerra. Più recentemente, lo scorso 30 giugno, Ashdown ha deciso di rimuovere 60 pubblici ufficiali nell’entità della Repubblica Srpska controllata dalla comunità serba, compreso il Ministro degli interni Zoran Djerić e Dragan Kalinić, il capo del partito democratico serbo al governo.
Questa azione, dettata dal fallimento della Bosnia nel guadagnare l’accesso al programma Partnership for Peace della NATO al summit dell’alleanza ad Istanbul il mese scorso, è avvenuta solo pochi giorni dopo il dibattito dell’assemblea del consiglio, nonostante che stessero crescendo seri dubbi sulla legittimità di rimuovere gli ufficiali in quel modo.
Sensazioni d’ingiustizia
La Bosnia è diventata membro del Consiglio d’Europa nell’aprile del 2002. Il dibattito del consiglio il 23 giugno ha fatto seguito ad un rapporto di condanna di Evgeni Kirilov, rapporteur del Comitato per gli affari politici.
"La destituzione va di pari passo con il divieto di occupare un’altra carica pubblica e con il congelamento delle attività della persona interessata. L’Alto Rappresentante non è obbligato a dimostrare che la decisione è fondata. Questo tipo di poteri si oppongono ai principi base della democrazia e sono reminescenze di un regime totalitario. Il loro utilizzo, non importa siano apparentemente giustificabili dal punto di vista dell’interesse pubblico, ha un effetto estremamente dannoso sul processo di democratizzazione in Bosnia Erzegovina, poiché causa sensazioni d’ingiustizia e mina la credibilità dei meccanismi e delle istituzioni democratiche", ha scritto Kirilov nel suo rapporto.
Continuando con una vena simile, ha rammentato all’ufficio dell’Alto Rappresentante (OHR) che i diritti delle persone della Bosnia sono protetti dalla Convenzione Europea per la protezione dei diritti umani (ECHR) ed ha chiesto che l’Alto Rappresentante rispetti la convenzione e garantisca il diritto d’appello ai funzionari rimossi dalle cariche.
Seguendo le raccomandazioni di Kirilov, l’Assemblea Parlamentare ha trasferito la questione alla Commissione Europea per la Democrazia attraverso la Legge, conosciuta come Commissione di Venezia. In una risoluzione, l’assemblea ha statuito che "considera inconciliabile con i principi democratici che l’OHR debba prendere decisioni esecutive senza essere responsabile per esse. L’Assemblea chiede alla Commissione di Venezia di determinare fino a che punto queste pratiche si conformino ai principi base del Consiglio d’Europa, in particolar modo alla Convenzione per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Inoltre, l’assemblea chiede alla Commissione di Venezia di dare un giudizio comprensivo della conformità della Costituzione della Bosnia alla ECHR."
Secondo Thomas Markert, vice segretario della commissione di Venezia, La Commissione di Venezia potrebbe consegnare il proprio parere nella sessione plenaria che si terrà il 3 e 4 dicembre. "Quello che accade dopo, alla luce del giudizio legale della situazione della Commissione di Venezia, spetta all’Assemblea Parlamentare", ha affermato Markert.
Nonostante questa indagine, l’OHR non sembra essere preoccupato che le sue azioni possano essere compiute in violazione dei principi del Consiglio d’Europa.
"L’Alto Rappresentante ha, nel corso degli ultimi due anni, ridotto in maniera significativa l’uso dei "Bonn powers". L’Alto Rappresentante prende le risoluzioni del Consiglio d’Europa con la massima serietà ed ha lavorato a stretto contatto con il Consiglio per determinare una situazione in cui la Bosnia sia in piena conformità con i requisiti del dopo-accessione. Il Consiglio d’Europa non ha trovato i Bonn Powers incompatibili con i suoi principi base, considerando che questi poteri sono temporanei e derivano dall’Accordo di Dayton", ha affermato il portavoce dell’OHR, Kevin Sullivan.
L’ultima azione di Ashdown, può però appesantire la causa contro l’OHR. La rimozione di 60 funzionari serbo bosniaci ha provocato una protesta nella Repubblica Srpska, con la maggior parte dei politici serbo bosniaci che affemavano che fosse una violazione dei diritti umani.
Non è la prima volta che l’OHR affronta critiche a causa del sovra utilizzo dei Powers. Lo scorso anno, un articolo di Gerald Knaus e Felix Martin dell’European Stability Iniziative, un istituto no-profit di politica e ricerca, ha Bonn accusato l’OHR di praticare un "imperialismo liberale", dando il via ad un dibattito sulla questione del "dominio europeo".
L’opinione della Commissione di Venezia può avere una influenza notevolmente maggiore di quella di un gruppo di esperti, ed un’opinione negativa potrebbe significare una maggiore pressione sull’Alto rappresentante affinché riduca gli interventi.
Disillusi dalla politica
Nonostante la natura critica del suo rapporto, Kirilov provvede a fornire all’OHR alcune attenuanti nell’affrontare l’ultima controversia. "Credo che questo tipo di decisioni dovrebbero essere eccezionali. Il futuro della Bosnia appartiene alla sua gente ed in definitiva, attraverso i loro rappresentanti eletti, devono addossarsi la responsabilità del loro destino. Comunque, si potrebbe giustificare l’azione del 20 giugno considerando il fatto che l’Assemblea del Consiglio d’Europa ha insistentemente dichiarato in parecchie altre risoluzioni passate che le autorità degli Stati interessati devono osservare le leggi internazionali e cooperare con il Tribunale Penale Internazionale".
Knaus è meno convinto che si comporti correttamente ad agire in tale modo. "I Bonn Powers invece di venire lentamente rimossi, vengono usati in modi sempre più spettacolari. Ovviamente non sono solo le autorità bosniache che incontrano difficoltà ad essere in conformità con gli standard internazionali fondamentali che si riferiscono alle regole del diritto. Sarà imbarazzante per qualsiasi persona che lo supporti, il fatto che tale intervento sarà certamente riscontrato essere in violazione dei principi fondamentali. Principi in nome dei quali tali poteri vengono esercitati", ha detto.
Tralasciando i risultati delle indagini della Commissione di Venezia, sembra che la preoccupazione di Kirilov riguardo allo stato delle istituzioni democratiche in Bosnia possa avere alcune fondamenta. Le prossime elezioni comunali, che stanno già fronteggiando una crisi di fondi poiché molti comuni non sono riusciti a pagare la loro parte di spese, potrebbero dover affrontare ulteriori problemi in relazione alla l’affluenza degli elettori.
Le interviste fatte la settimana scorsa ad un campione trasversale del pubblico serbo bosniaco hanno mostrato un’estrema disillusione riguardo al processo politico. L’opinione di Tatjana Lucić, un interprete di 26 anni proveniente da Banja Luka, è significativa. "Perchè dovrei preoccuparmi di votare? Gli ‘internazionali’ cercano di insegnarci la democrazia, ma qui non l’abbiamo. Se vogliamo votare politici nazionalisti dovrebbe essere una nostra scelta ed un nostro errore farlo. Se debbo votare per qualcuno che probabilmente verrà rimosso, perché allora preoccuparsi?" ha affermato.
Nonostante circolino questo tipo di opinioni tra il pubblico serbo bosniaco, l’OHR crede di stare lavorando nel massimo interesse di tutta la popolazione bosniaca, inclusa la comunità serba. "Le rimozioni sono avvenute per una ragione – quelli destituiti avevano supportato i criminali o le reti criminali di guerra. Questo non è utile all’interesse dei cittadini. In qualsiasi democrazia esistono dei meccanismi per regolare il comportamento dei funzionari eletti e per provvedere alla loro rimozione qualora si riscontrasse che abbiano abusato della fiducia dei cittadini. In Bosnia uno di questi meccanismi è di tipo temporaneo, i Bonn Powers dell’Alto Rappresentante. La Bosnia ha bisogno di rappresentanti onesti, eletti democraticamente", ha affermato Sullivan.
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