Liberati Stanisic e Simatovic: un accordo tra l’Aja e Belgrado?
Si moltiplicano le illazioni su possibili accordi sottobanco dopo la scioccante decisione del Tribunale dell’Aja di scarcerare temporaneamente Jovica Stanisic e "Frenki" Simatovic, due dei suoi imputati di maggior profilo
Di Hugh GRIFFITHS, Belgrado, Tribunal Update n. 369, 30.07.04, per IWPR
Traduzione per Osservatorio Balcani a cura di Barbara SARTORI
La decisione del Tribunale dell’Aja di rilasciare temporaneamente due Serbi sospettati di crimini di guerra ha fatto crescere le speculazioni su possibili accordi con Belgrado sulla cattura dei ricercati ancora latitanti.
La decisione del 28 luglio ha scioccato la comunità internazionale e reso furiosa la Procura del Tribunale, che teme ora che i potenziali testimoni saranno intimiditi e spinti a rigettare o cambiare testimonianze importanti.
Jovica Stanisic e Franko ("Frenki") Simatovic erano due membri dei servizi segreti di Slobodan Milosevic – Stanisic era il capo della sicurezza dello Stato e Simatovic il comandante dell’unità dei servizi speciali serbi conosciuta come "Berretti Rossi".
Entrambi sono accusati, come Milosevic, di essere membri della stessa "organizzazione criminale" che aveva l’obiettivo di creare nella ex Jugoslavia un nuovo territorio dominato dai Serbi.
Sulla loro testa pesano quattro capi d’accusa per crimini contro l’umanità – che includono persecuzioni, omicidi, deportazione ed atti inumani – ed un capo d’accusa per violazioni delle leggi e consuetudini di guerra.
La temporanea liberazione ha portato alcuni dei più autorevoli analisti e esperti delle procedure del Tribunale a speculare sul fatto che potrebbe essere stato concluso un accordo tra Belgrado e gli Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, accostando questa decisione alla possibile resa di alcuni tra gli altri latitanti maggiormente ricercati dal Tribunale.
Si crede che questi siano l’ex comandante dell’esercito serbo bosniaco Ratko Mladic e gli altri quattro generali serbi – l’ex capo di stato maggiore dell’esercito Nebojsa Pavkovic; Vladimir Lazarevic; i capi della polizia Vlastimir Djordjevic e Sreten Lukic.
I quattro generali sono stati accusati di crimini commessi in Kossovo e si crede che almeno tre di loro stiano vivendo in Serbia, il quarto invece in Russia.
"Credo che sia stato fatto qualche tipo di accordo", ha detto a IWPR, parlando in anonimato, un ex funzionario del tribunale dell’Aja.
"La domanda deve essere fatta, perchè questi due uomini – che erano così importanti per Milosevic e che hanno questo tipo di precedenti – sono stati rilasciati adesso?" ha affermato.
Alcuni analisti/studiosi di Belgrado concordano.
"Queste liberazioni possono significare che il governo serbo ha ora la volontà di cooperare riguardo al trasferimento di altri indiziati", ha detto Bratislav Grubacic, il direttore generale, solitamente ben informato, della agenzia di informazioni VIP.
Così come hanno confermato a IWPR molte fonti tra le autorità serbe, le liberazioni sono arrivate mentre Belgrado cercava di negoziare la resa di Mladic al tribunale dell’Aja v. Balkan Crisis Report n° 509, IWPR.
James Lyon, direttore dell’International Crisis Group (ICG) in Serbia e Montenegro, ha affermato che garantire la liberazione temporanea ai due funzionari della sicurezza dei servizi speciali "è una decisione altamente inusuale, data la gravità dei crimini che si presume abbiano commesso".
I pubblici ministeri del Tribunale dell’Aja sembrano particolarmente stupefatti dalla decisione della camera di giudizio.
"Siamo estremamente preoccupati – e questa preoccupazione trova fondamento nelle affermazioni dei testimoni – che le persone rimarranno spaventate dal rilascio di questi uomini e si rifiuteranno di testimoniare", ha detto a IWPR Florence Hartmann, portavoce della procuratrice generale Carla Del Ponte.
Durante le udienze per le scarcerazioni provvisorie, l’accusa ha affermato che Simatovic in particolare ha alcuni ex subordinati che lavorano ancora nell’ambito dei servizi di sicurezza dello Stato.
Sia lui che Stanisic hanno firmato delle dichiarazioni nelle quali promettono di non contattare i testimoni.
Tuttavia Natasa Kandic, direttrice del Centro per il Diritto Umanitario a Belgrado, non crede che le dichiarazioni avranno molto valore. Anch’ella appare preoccupata delle conseguenze delle loro liberazioni.
"Non capisco la decisione della Camera di giudizio secondo cui Stanisic e Simatovic non sono una minaccia", ha detto a IWPR. "Sono persone molto influenti che sosterranno la difesa di Milosevic e avranno un forte impatto su altri casi."
Oltre a questo, ha affermato, c’è il fatto che "la loro liberazione avrà un enorme impatto sulla scena nazionale."
I membri dei Berretti Rossi di Simatovic sono accusati di essere implicati nell’assassinio del Primo Ministro serbo Zoran Djindjic.
Simatovic ha anche dei precedenti relativamente a telefonate fatte a testimoni e tentativi di influenzare le loro testimonianze. Si ritiene che il leader para militare serbo Dragan Vasiljevic, soprannominato Capitano Dragan, responsabile delle unità para militari che hanno combattuto durante i primi mesi della guerra in Croazia, abbia cercato di cambiare la propria testimonianza sotto l’influenza di Simatovic.
Vasiljevic, che ha testimoniato al processo di Milosevic lo scorso anno, ha parlato di "strette relazioni di lavoro tra i funzionari serbi della sicurezza statale" in Croazia e di come tutti i Serbi che combattevano lì "dovessero essere sotto il controllo della sicurezza statale serba."
Due giorni più tardi – e un giorno dopo aver parlato al telefono con Simatovic – ha cercato di cambiare la sua testimonianza in modo da scagionare i servizi di sicurezza guidati da Belgrado dal coinvolgimento nella guerra croata.
"Dovremmo avere delle buone basi per un appello visto che possiamo provare in modo rivelatore che Simatovic ha in passato influenzato i testimoni", ha affermato Hartmann.
Comunque, parlando in via confidenziale, alcune fonti nel tribunale dicono di non credere che un appello di questo tipo avrà successo.
Con persone di tale alto profilo lasciate libere di tornare nel Paese che si presume ospiti la maggior parte dei 22 ricercati dal Tribunale – l’ultimo dei quali, Goran Hadzic, è riuscito a fuggire solo poche ore dopo che il Tribunale aveva messo al corrente il governo del procedimento (ancora secretato) in corso nei suoi confronti – "è meglio che sia stato concluso un qualche tipo di accordo", ha affermato l’ex funzionario del Tribunale.
"In caso contrario, la decisione del Tribunale sfida ogni spiegazione razionale", ha aggiunto.
Alcuni analisti di Belgrado evidenziano l’enorme sforzo fatto, all’inizio di quest’anno, dal governo di Vojislav Kostunica per assicurare la liberazione temporanea di Stanisic e Simatovic.
Grubacic si riferiva al viaggio senza precedenti all’Aja del Ministro della giustizia serbo Zoran Stojkovic, che ha incontrato il presidente del tribunale Theodore Meron ed ha parlato in favore di Stanisic e Simatovic.
"Una delle maggiori lamentele espresse dal tribunale durante la visita sottolineava la impossibilità per il governo serbo di garantire che Stanisic e Simatovic sarebbero ritornati ad affrontare il processo mentre lo stesso governo non riusciva ad arrestare Mladic e gli altri tre generali sul proprio territorio", ha detto Grubacic.
"Così, mi chiedo, cosa è cambiato effettivamente nel frattempo?"
Il gruppo di James Lyon dell’ICG dubita sulla natura e la serietà della possibile cooperazione.
"Dal tono dei commenti pubblici sia dei funzionari internazionali che di quelli serbi, sembra che il governo serbo stia cooperando sinceramente con i partner internazionali nel tentativo di arrestare Mladic e che i partner internazionali possano realmente crederci", ha detto a IWPR.
"Tuttavia dobbiamo sottolineare che, in numerose occasioni, differenti governi serbi hanno convinto la comunità internazionale che stavano facendo qualsiasi cosa in loro potere per arrestare Mladic, mentre di fatto stavano facendo esattamente il contrario."
"Sono riusciti a gettare fumo negli occhi della comunità internazionale allora – cosa dovrebbe farci credere che questa volta sia diverso?"
Hugh Griffiths è coordinatore delle inchieste per IWPR a Belgrado
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