Labris – lesbiche di Belgrado, contro l’omofobia

Lepa Mladjenovic, presidentessa dell’associazione per i diritti delle lesbiche – Labris, descrive la situazione delle persone omosessuali in Serbia, il diffuso atteggiamento patriarcale, le differenze con la Croazia, l’orientamento dei media

13/08/2004, Ilija Petronijević - Kraljevo

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Osservatorio sui Balcani: Come è la posizione delle comunità gay e lesbiche dal punto di vista di una donna che grazie al suo attivismo è riuscita a formare e sviluppare un movimento lesbico in Serbia? Pensi che esista un qualche avanzamento se compariamo gli anni novanta ad oggi?

Lepa Mladjenovic: A Belgrado il primo incontro organizzato di lesbiche e gay si svolse alla fine degli anni ’90. A quel tempo fondammo un gruppo nominato Arkadija. In quel momento l’opinione pubblica non si occupava affatto di lesbiche e gay. Dal punto di vista politico e sociale eravamo una gategoria di cittadine e cittadini del tutto invisibile. Come se non ci fossimo. A quel tempo iniziò anche la guerra nella ex Jugoslavia, così che alcuni di noi finirono nei movimenti contro la guerra e altri diventarono nazionalisti. Ci volle parecchio tempo prima che si formasse il gruppo di lesbiche Labris, nel 1995, poi i gruppi gay, Gejten, Queerija, Pride, la campagna contro l’omofobia, ecc.

Ora la situazione è completamente diversa. Una ricerca condotta sui media, mostra che il giornali di Belgrado mesilmente pubblicano cinque testi su temi GL! Il che significa che siamo alla fase Uno, ma nel 1990 ervamo alla fase ZERO. Quindi la fase attuale è la fase in cui da un lato esistono le organizzazioni gay e lesbiche, che informano l’opinione pubblica dell’esistenza di gay e lesbiche. Dall’altra parte esitono le organizzazioni filo fasciste, filo religiose che sono piuttosto attive nella produzione di odio verso la popolazione GLBT (gay, lesbiche, bisessuali e transgender). Qualche settimana fa l’organizzazione Obraz ha fatto partire una campagna intitolata "meglio curare che impedire" che appella gay e lesbiche in perfetto stile nazista, sui poster, in bella carta, per tutta la città, e in più città della Serbia!

OB: Considerando che i centri di potere politico sono molto importanti nel prendere le decisioni che possono avere effetto sulle comunità gay e lesbiche, come vedi le relazioni con i partiti politici e i politici stessi verso la gente di differenti orientamenti sessuali?

LM: Nessun partito politico si è mai dichiarato pubblicamente in favore dei diritti della popolazione GLBT. Nessun politico nella scorsa campagna elettorale per le presidenziali, fra tutti i dieci candidati, si è espresso sui matrimoni tra gay e lesbiche, nessuno si detto favorevole, né ha appoggiato i diritti GLBT, in alcun modo. In questo la Serbia e Montenegro è ad un livello piuttosto basso se paragonata, per esempio, con la Croazia, nella quale due partiti di sinistra si sono dichiarati per l’appoggio ai diritti GLBT. Ma non solo per questo, lo scorso anno il parlamento croato ha promulgato una legge sui diritti riguardanti le unioni dello stesso sesso, e il termine orientamento sessuale è stato inserito nella legge contro le discriminazioni e nella legge sull’equiparazione dei sessi. A confronto con ciò, nel nostro Stato per quanto riguarda il potere politico e le leggi siamo ancora a livello zero.

OB: C’ è almeno qualcuno della scena politica serba che cerca di portare avanti in parlamento gli interessi delle persone con un diverso orientamento sessuale?

LM: Dal momento che nella Serbia e Montenegro esiste circa il 2-5% di cittadini e cittadine che sono lesbiche e omosessuali, lo Stato e i partiti politici dovranno prima o poi rivolgersi a questa popolazione. Si tratta solo di sapere quando. Considerando il fatto che in questi anni la scena dei partiti politici è del tutto instabile, non saprei dire quale partito si orienterà in questa direzione. Ma credo alla fine sarà la maggior parte dei partiti che andranno in parlamento. Così è anche negli altri Paesi. D’altra parte lesbiche e gay ci sono ovunque, sia tra i conservatori che tra i progressisti e le loro necessità sono interesse dello Stato.

OB: Cosa è stato fatto sul piano legislativo? Nella Serbia del 2004 esiste ancora una sanzione se sei gay o lesbica?

LM: In Serbia la legge che prevedeva una pena per atti sessuali fra due maschi è stata sospesa al tempo del governo Milosevic, nel 1994. Pertanto non esiste più tale legge, ma ciò che è tragico è il fatto non esiste alcuna legge che contempli la popolazione lesbica e gay. Lo Stato non ci ha ancora legittimato. Solo nella legge sulla radiodiffusione esiste un codice etico che nomina l’orientamento sessuale come una categoria che viene difesa dalle discriminazioni.

OB: I media hanno una grande importanza nell’allontanare lo spauracchio dell’omosessualità. Come valuti il modo in cui i media parlano di questo tema? Pensi che in questo ambito ci sia stato un avanzamento?

LM: Per quanto riguarda i media, Labris, l’organizzazione per i diritti umani delle lesbiche, ha realizzato quest’anno un’analisi dei quotidiani e dei settimanali. L’analisi di nove quotidiani per un periodo di sei mesi mostra che ci sono stati in tutto 224 testi su temi GLBT, ma di questi la metà sono testi dove questi temi sono trattati in modo secondario. Oltre a ciò, l’analisi mostra che solo un quarto dei testi fornisce una immagine positiva della popolazione GLBT. Se compariamo questi risultati con gli anni novanta, certo si tratta di un avanzamento, ma se li confrontiamo ancora con la Croazia, allora non siamo ancora giunti a quel livello, perché il loro indice di informazioni concernenti GLBT sui giornali è il doppio del nostro.

OB: Quale strategia vedi come la più efficace per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni dell’omosessualità?

LM: Tutti i modi sono importanti, e tutte le forme di difesa dei diritti di gay e lesbiche vanno impiegati immediatamente e contemporaneamente. Da un lato, noi di Labris lavoriamo al rafforzamento dell’identità lesbica presso le donne che si rivolgono a noi, e dall’altro lavoriamo per la difesa dei diritti GLBT presso l’opinione pubblica.

OB: Quali sono i principali motivi di diffusione dell’omofobia in Serbia?

LM: L’omofobia è diffusa in Serbia e negli altri Paesi. In alcuni stati con una lunga tradizione democratica la situazione è un po’ migliore. E’ importante ricordarsi che il sistema patriarcale è al potere da oltre tremila anni e che tutte le istituzioni civili mantengono i valori patriarcali, compresa la supremazia dell’eterossesualità. Quindi sia la scienza che la religione, la cultura, l’educazione, la famiglia… ma in tutti questi fattori sociali esistono comunque lesbiche e ragazzi gay. Ecco perché è importante che tutte le cittadine e i cittadini lavorino ai cambiamenti, perché questi valori si modificano difficilmente, ma è un fatto che si modificano e cambiano. Nella storia non c’è mai stato qualcosa di positivo per le lesbiche e per i gay.

OB: Pensi che le basi patriarcali della nostra società siano scosse oppure deve ancora esserci un confronto decisivo?

LM: Ci sono femministe che già venti anni fa sostenevano la fine del patriarcato e dicevano che siccome il sistema è già crepato questa è anche la fine del patriarcato. D’altra parte, però, molti sistemi sono ancora al potere, così come le violenze contro le donne e il sistema per mantenere le donne in una situazione con meno potere possibile. Per quanto riguarda la situazione in Serbia, il potere politico deve attivarsi nei confronti del razzismo, del sessismo, dell’omofobia e del nazionalismo. Ma tenendo presente che chi sta al governo ha contribuito a creare tali discriminazioni, allora si capisce che il processo di cambiamento procede lentamente.

Ciò che vorrei dire alla fine di questa chiacchierata è che la resistenza dell’omofobia e dell’odio nei confronti della popolazione GLBT è sia fuori che dentro di noi. Quindi è importante che ogni cittadino e cittadina lavori alla decostruzione di questa resistenza, e questo non si fa con l’isolamento, ma con la creazione di una rete di relazioni. Ciò significa che tutti quelli che si liberano dal peso dei pregiudizi negativi nei confronti della popolazione GLBT contribuiscono alla riduzione del livello di omofobia. Nel mese di giugno quando c’è stata la nota giornata internazionale dell’orgoglio delle lesbiche e degli omosessuali nella città di Toronto, in Canada, su tutti i tram c’era una bandierina coi colori dell’arcobaleno e c’era la scritta "gay e lesbiche buone feste".

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