UE verso il Kossovo: ma senza strategia
Se Bruxelles mira a sostituire le Nazioni Unite nel protettorato, deve innanzitutto rendere più univoca e significativa la propria attuale presenza in Kossovo. Un articolo di Markus Bickel, redatto per IWPR e tradotto a cura di Osservatorio sui Balcani.
Di Markus Bickel* da Pristina, per IWPR, Balkan Crisis Report, 15 ottobre 2004
L’Unione Europea sembra essere desiderosa di sostituire le Nazioni Unite in Kossovo. Alcuni funzionari UE sollevano però delle perplessità: secondo questi ultimi infatti un’amministrazione guidata da Bruxelles rischia d’essere altrettanto burocratica e farraginosa dell’attuale, a guida ONU.
Le elezioni parlamentari in ottobre, ed il Kossovo in generale, avevano alta priorità nell’agenda dell’incontro dei Ministri degli esteri Ue, tenutosi in Lussemburgo lo scorso 11 ottobre.
Questo è stato anche conseguenza delle raccomandazioni fatte dal diplomatico norvegese Kai Eide che ha recentemente criticato la missione delle Nazioni Unite in Kossovo, UNMIK, affermando che una ristrutturazione di quest’ultima è "inevitabile".
Il rapporto di Eide suggerisce che l’UE divenga, nel prossimo futuro, il principale attore in Kossovo. Nel capitolo titolato "Uno sguardo sul futuro: una nuova divisione del lavoro" si afferma che "quando la risoluzione 1244 non avrà più efficacia … il Kossovo verrà con tutta probabilità governato da Pristina e l’UE dovrà assumere il ruolo guida della presenza internazionale".
Eide è stato incaricato dalle Nazioni Unite di investigare sulle violenze etniche avvenute in Kossovo a metà marzo, che causarono la morte di 19 persone ed obbligarono 4000 persone, appartenenti alla comunità serba e ad altre comunità non-albanesi, ad abbandonare le proprie case.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha inoltre richiesto ad Eide di individuare alcune possibili vie d’uscita per la situazione in Kossovo, governato, in seguito alla campagna militare NATO del giugno 1999, da un’amministrazione internazionale secondo quanto definito dalla risoluzione ONU 1244.
Christina Gallach, portavoce dell’Alto Rappresentante UE per la politica estera Javier Solana, concorda sul fatto che Bruxelles sembra interessata nell’assumere un profilo più alto nella Provincia. Ha infatti dichiarato ad IWPR che vi è "un bisogno immediato di portare avanti, in Kossovo, una maggior presenza europea".
Ma rimane ancora poco chiaro cosa significhi, sul terreno, questa "maggior presenza".
L’Unione Europea è già stata attiva a vari livelli a Pristina negli ultimi quattro anni. Opera nel cuore dell’amministrazione UNMIK dove il diplomatico tedesco Niklaus Graf Lambsdorff è a capo del Pillar IV, il dipartimento responsabile per la ricostruzione e lo sviluppo economico.
Inoltre Solana ha nominato in seguito alle violenze di marzo un proprio inviato in Kossovo, l’italiano Fernando Gentilini.
All’inizio di settembre Romano Prodi, Presidente della Commissione europea, ha aperto un altro ufficio a Pristina, guidato da un altro italiano, Giorgio Mamberto, aumentando ulteriormente il numero di diplomatici europei di alto livello presenti in Kossovo.
L’ex inviato speciale UE per il Kossovo, Wolfgang Petrisch, che in passato fu a capo dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante a Sarajevo dal 1999 al 2002 (OHR), vede proprio quest’ultima istituzione come un possibile modello per il Kossovo.
"Considerando che, dopo aver chiarito la questione dello status, vi sarà un periodo particolarmente difficile, l’Unione Europea dovrebbe iniziare fin d’ora ad ‘europeizzare’ l’UNMIK", ha affermato Petrisch.
"In fin dei conti gli stessi criteri sono validi in Kossovo, come in Bosnia ed in Serbia. Se vogliamo trovare una soluzione Bruxelles deve fare passi concreti verso l’integrazione di questi Paesi dell’Unione".
Reinhard Priebe, direttore del dipartimento Balcani Occidentali all’interno del divisione generale Relazioni Esterne dell’UE, concorda con quest’affermazione.
"Dato che il Kossovo è parte dell’Europa, non vedo perché non dovremmo dare ad esso una prospettiva europea – ed assumerci più responsabilità laggiù", ha affermato.
Allo stesso tempo Erhard Busek, Coordinatore Speciale del Patto di Stabilità per il Sud Est Europa, afferma che è probabile l’Ue riesca ad amministrare il Kossovo meglio delle Nazioni Unite.
"L’UE è il soggetto giusto per guidare la missione internazionale a Pristina" ha affermato ad IWPR "diversamente dalle Nazioni Unite, ha esperienza nel gestire Stai in transizione".
Doris Pack, a capo della delegazione del Parlamento Europeo per il Sud Est Europa, ha richiesto che, il prima possibile, l’amministrazione UNMIK venga sostituita da una struttura dell’UE.
"Le Nazioni Unite non sono in grado di fare questo mestiere", la Pack ha dichiarato ad IWPR.
La Pack ha inoltre aggiunto che Bruxelles dovrebbe considerare di creare un protettorato europeo in Kossovo perché l’istituzione di quest’ultimo "semplificherebbe il processo verso integrazione nell’UE e potrebbe dare ai serbi la possibilità di partecipare effettivamente alle istituzioni del Kossovo".
Oltre al pericolo di incontrare opposizione in seno alle Nazioni Unite, i richiami ad un maggior ruolo dell’UE non hanno certo ottenuto un’approvazione unanime tra i politici locali.
Hashim Thaci, a capo del Partito democratico del Kossovo, PDK ed ex comandante dell’UCK, ha affermato che il ruolo guida dovrebbe spettare agli Stati Uniti e non all’Europa.
"Sino a quando non sarà presa la decisione sullo status finale non ci dovrebbero essere modifiche in seno alla struttura dell’amministrazione internazionale" ha affermato quest’ultimo.
Alcuni funzionari UE inoltre ammettono in privato che non vi è alcuna garanzia che un’amministrazione guidata da Bruxelles potrebbe essere meno burocratica e farraginosa dell’attuale a guida ONU.
Un diplomatico UE a Pristina ha affermato a IWPR che potrebbe anche essere peggio "E’ ridicolo sostituire la burocrazia ONU con un’amministrazione UE perché le strutture a Bruxelles sono addirittura più confuse che quelle a New York".
Il diplomatico ha poi segnalato le ben note rivalità che caratterizzano Bruxelles e che mettono una contro l’altra strutture amministrative – come ad esempio Commissione Europea, Consiglio dei Ministri – e gli Stati membri.
"Se a Washington conosci quale numero di telefono digitare per chiamare il presidente è molto meno chiaro in seno all’UE chi detenga il potere" ha aggiunto il diplomatico.
L’attuale dispersione di funzionari UE a Pristina ha, agli occhi di alcuni osservatori, portato alla creazione di competenze concorrenti e sovrapposte. Non è nemmeno stato chiarito il motivo per cui Prodi ha sentito il bisogno di creare un inviato speciale UE quanto l’Unione Europea era già ben rappresentata in Kossovo.
Il rapporto di Eide ha invitato urgentemente l’UE a "consolidare le proprie presenze in Kossovo in una struttura più coerente".
Sino a quando questo processo di consolidamento non si verificherà potrebbe essere difficile per Bruxelles assumere in Kossovo quel ruolo guida che, alcuni dei suoi sostenitori, auspicano.
*Markus Bickel è corrispondente dai Balcani dell’Austria Press Agency e del quotidiano Der Tagesspiegel.
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