Kossovo: oltre al governo anche un’opposizione?

Sabato in Kossovo si è votato. La Comunità Internazionale sottolinea la mancanza di incidenti e che tutto si è verificato in piena tranquillità. Restano però le inquietudini legate al boicottaggio in massa della comunità serba e le speranze dello sviluppo di una dinamica, sino ad ora assente, governo-opposizione.

25/10/2004, Alma Lama -

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Ibrahim Rugova

Un test che il Kossovo ha passato in modo positivo. Sono le parole dell’amministratore del Kossovo Jessen Petersen davanti ai giornalisti kossovari. Ma queste elezioni non erano un esame solo per la piccola Provincia dei Balcani ma anche per lo stesso rappresentante del Segretario Generale ONU che infatti, in questi suoi primi mesi di mandato, ha fatto di tutto affinché queste elezioni si concludessero con un successo. Lo stesso sabato, giorno delle elezioni, Jessen Petersen si è recato in numerosi seggi per monitorare e valutare egli stesso l’andamento delle votazioni.

Un primo dato rilevante è che non si è verificato alcun incidente in queste elezioni parlamentari, le seconde da quando il Kossovo è sotto amministrazione internazionale. Il 53% degli aventi diritto si è recato a votare. Ma mentre la comunità albanese ha partecipato alle elezioni scegliendo i partiti che più preferivano la stragrande maggioranza dei serbi ha risposto alla richiesta arrivata dal primo ministro serbo Vojislav Kostunica e dalla chiesa ortodossa di boicottare l’appuntamento elettorale. Anche l’apertura di più di 100 seggi appositi per gli sfollati dal Kossovo in Serbia e Montenegro – in deroga alla normativa vigente in Kossovo – solo 1000 persone si sono recate a votare sugli 80.000 che ne avevano il diritto.

Nella città di Jagudina, in Serbia, un gruppo di manifestanti ha addirittura impedito che il seggio venisse aperto. Dopo molte ore il seggio è stato finalmente aperto, ma inutilmente. Nessuno si è recato a votare. Un clima teso si era già sviluppato nei giorni precedenti con proteste a favore del boicottaggio in tutto il Kossovo. Tra i leader serbi che hanno fatto appello a favore del boicottaggio anche Rada Trajkovic, ex membra dell’Assemblea del Kossovo.

Sembra quindi che l’alto astensionismo non sia solo legato al desiderio di non prendere parte alla tornata elettorale ma anche a vere e proprie intimidazioni che chi aveva intenzione di votare avrebbe subito. Questa è una delle ragioni che lo stesso amministratore del Kossovo ha addotto al larghissimo astensionismo.

Se a Pristina l’elemento principale sottolineato dai rappresentanti internazionali è che queste elezioni sono state libere e giuste e quindi di per sé un successo, all’estero si è sottolineato soprattutto la notizia del boicottaggio da parte della comunità serba.

"I serbi hanno ritenuto che boicottando le elezioni avrebbero congelato il futuro del Kossovo ed il percorso verso il dialogo e soprattutto la determinazione dello status, ma hanno fallito" ha dichiarato l’europarlamentare tedesca Doris Pack, alla guida della delegazione degli osservatori del Parlamento Europeo. "I serbi avevano la possibilità di votare ma non hanno voluto. Di questo non devono essere accusate e non devono pagare le altre comunità del Kossovo", ha affermato la Pack con un tono deciso.

Anche Oliver Ivanovic, a capo di una delle due liste serbe che si è presentata al recente appuntamento elettorale, la "lista serba per il Kossovo e Metohija" ha espresso delusione per il boicottaggio. "La non partecipazione al voto sarà catastrofica per il serbi del Kossovo. La stessa Serbia dovrà affrontare le gravi conseguenze che ne deriveranno".

Ai serbi vengono comunque garantiti 10 seggi in parlamento. Altri 10 vengono garantiti alle altre minoranze che abitano il Kossovo. Certo è che se alcuni rappresentanti serbi decidessero di occuparli agirebbero poi di fatto senza un vero e proprio mandato popolare alle spalle.

Nei media internazionali il boicottaggio da parte della comunità serba è spiegato come reazione alla paura in merito alla definizione dello status del Kossovo. Decine di giornalisti internazionali erano presenti a Pristina sabato. "Forse si aspettavano disordini" si afferma negli ambienti giornalistici kossovari. Ma nulla di questo si è verificato e le elezioni sono state valutate come esempio per gli altri Paesi della regione. Anche gli osservatori del Consiglio d’Europa hanno parlato in modo molto positivo di queste elezioni, per la prima volta gestite dalle autorità locali.

Dal punto di vista dei risultati dei partiti albanesi quest’appuntamento elettorale è stato avaro di sorprese. Sembrava scontata la vittoria di Ibrahim Rugova e così è affettivamente stato. Nonostante una campagna elettorale sottotono l’LDK di Rugova ha ottenuto il 45% dei consensi (risultati non ancora ufficiali). E’ la seconda volta di seguito che l’LDK si impone ad elezioni politiche, la quarta se si considerano anche le due tornate di elezioni amministrative.

E’ crollato il numero di votanti ma non quello di consensi ricevuti dai partiti principali. Buona affermazione anche per il secondo partito del Kossovo, il PDK di Hashim Thaci che ha ottenuto il 26% dei consensi, mentre l’Alleanza per il Futuro di Kosovo, guidata da un altro ex-UCK si è assestata, come alle elezioni precedenti, sul 9%. Tutti i risultati elettorali verranno ufficializzati a fine settimana dall’OSCE.

Mentre i tre partiti principali che raccolgono i voti della comunità albanese hanno sostanzialmente riconfermato la loro posizione è stato sorprendente il risultato della lista civica ORA fondata da Veton Surroi, giornalista e proprietario di uno dei principali quotidiani del Kossovo. Quest’ultima ha ricevuto il 6% dei consensi, una percentuale che però, su sua ammissione, lascia deluso Surroi che si aspettava qualcosa in più. Gli ribattono però alcuni analisti che sottolineano come ORA non esistesse fino a tre mesi fa e non si è certo distinta per una campagna elettorale brillante e quindi il risultato ottenuto dovrebbe essere considerato soddisfacente.

Una città nella quale si è votato in massa per Surroi è stata Djakova. Un voto che in parte testimonia il sentimento di una città che in passato ha governato l’intero Kossovo ed ora si trova, in tutti i campi, surclassata da Prisitina: Surroi è stato visto come un candidato che poteva ridare speranza e vitalità alla città.

ORA ha comunque raccolto molti voti nelle città e tra i giovani, che spesso indifferenti alla politica ed alle elezioni hanno invece ora trovato un proprio protettore nel pubblicista più famoso del Kossovo.

L’LDK comunque, nonostante abbia largamente dominato, non avrà la possibilità di creare un governo da solo. Serviranno alleanze con altri soggetti politici delle quali però sino ad ora non si è ancora dibattuto. Dalle prime indiscrezioni sembra che l’AKK di Haradinaj potrebbe, in cambio di qualche ministero, allearsi con l’LDK di Rugova andando al governo mentre l’opposizione potrebbe essere costituita da PDK e da ORA. Ma il dato più positivo è che forse finalmente in Kossovo vi sarà una dinamica governo-opposizione mentre il governo uscente vedeva l’anomalia della partecipazione di quasi tutti i partiti dello spettro parlamentare.

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