Tara, dure critiche al Governo montenegrino
Ancora bufera sulla costruzione della centrale idroelettrica di Buk Bijela, grazie alla quale verrebbe sommersa una parte del canyon sul fiume Tara. In attesa che il parlamento adotti la dichiarazione sulla difesa del Tara, le ONG, l’opposizione e un partito della coalizione di governo, alzano la voce
La diga sul fiume Tara è ancora al centro di molte discussioni in Montenegro. Più di 11.000 cittadini hanno sottoscritto la Dichiarazione sulla difesa del fiume Tara e stanno aspettando la decisione del parlamento montenegrino. La seduta autunnale del parlamento è cominciata più di 10 giorni fa, ma il dibattito sulla Dichiarazione non è ancora stato avviato.
Dall’altra parte, le procedure per la costruzione della centrale idroelettrica di Buk Bijela sono già state avviate. Il governo del Montenegro ha accettato, il 29 aprile scorso, l’accordo sulla costruzione congiunta della centrale con la Republika Srpska. Secondo l’Accordo il Governo del Montenegro cede tutte le autorità sull’assegnazione della concessione, sugli studi delle analisi finanziarie e ambientali, relative al progetto stimato in oltre di 400 milioni di euro, alla Republika Srpska.
Dunque, il Montenegro sommerge il canyon del Tara, e il resto del canyon della Piva, usa le sue acque, ma cede tutte le autorità che riguardano l’investimento all’entità bosniaca.
Inoltre, il concessionario otterrà il contratto e godrà dei maggiori profitti dell’operazione. La gara d’appalto prevede una concessione trentennale, che potrà essere prolungata per altri venti anni. Solo dopo questo periodo la centrale rientrerebbe in possesso del Montenegro e della Republika Srpska.
Allora, perché il Governo del Montenegro sta negoziando questo contratto controverso?
Secondo il settimanale montenegrino "Monitor", il quale ha dedicato molto spazio a questa questione, l’interesse del Governo lo si trova in strani legami con la società britannica EFT, il principale fornitore di energia elettrica nei Balcani ed il principale importatore per il Montenegro, partecipante anche alla gara d’appalto per la centrale di Buk Bijela.
La giornalista di "Monitor", Milka Tadic Mijović, nell’edizione del 22 ottobre, scrive che l’Accordo tra il Montenegro e la Republika Srpska prevede la possibilità che il concessionario venda l’elettricità alle tariffe stabilite. Così si garantisce al concessionario di ripagarsi l’investimento e di ottenere il profitto.
Ma, tutto questo è contro la legge in vigore. Recentemente, il Montenegro ha sottoscritto, insieme agli altri stati dei Balcani, l’Accordo di Atene, il quale prevede la riforma nell’ambito del settore energetico. Secondo questo accordo i paesi balcanici dovrebbero armonizzare i loro sistemi con il sistema dell’UE, dove l’elettricità viene comprata ai prezzi di mercato, come tutte le altre merci. Entro il 2009 i paesi firmatari dovrebbero abolire il monopolio sull’elettricità e cominciare a comprarla sul mercato. Di conseguenza, il Montenegro ha appena costituito l’Agenzia regolatoria con lo scopo di rilevare dallo Stato tutte le attività sulla programmazione delle tariffe entro l’anno prossimo.
Ma, sembra che il Governo faccia di tutto per mantenere il monopolio e le tariffe controllate.
A parte l’intento di garantire il livello delle tariffe all’eventuale concessionario della centrale idroelettrica, il Governo lo ha già garantito al nuovo proprietario del kombinat "Željezara" di Niksic. Da poco è stato privatizzato questo stabilimento di ferro, grande consumatore dell’elettricità, e il Governo ha preso l’obbligo di rifornirlo di elettricità ai prezzi concordati. Inoltre, il Governo sta promettendo la stessa cosa al futuro proprietario dello stabilimento di alluminio (KAP), il maggior consumatore di elettricità nel Paese, anch’esso in via di privatizzazione.
Certo, qualcuno dovrà pagare questi privilegi. Saranno le aziende non privilegiate e i cittadini. Su di loro ciò graverà o con alti prezzi per l’elettricità o con tasse elevate.
Le relazioni tra il Montenegro e i fornitori di energia elettrica stanno per trasformarsi in relazioni di schiavitù, perché il Montenegro sarà obbligato a comprare l’elettricità dal concessionario di Buk Bijela a prezzi già prestabiliti.
Il Governo si difende con l’argomento che il deficit derivante dall’energia elettrica è stato valutato in oltre 50 milioni di euro su base annua. Ma, invece di rispettare l’Accordo di Atene e i principi della liberalizzazione del mercato, il Montenegro sceglie un regime di monopolio e di controllo tariffario per i prossimi 50 anni. Così il deficit potrebbe soltanto aumentare, visto che le tariffe devono assicurare l’extra profitto al futuro concessionario.
L’altro argomento avanzato dal Governo montenegrino riguardo la centrale Buk Bijela è che la Republika Srpska ha speso già 27 milioni di euro per i progetti, cioè per le analisi finanziarie e ambientali, fatte sempre, però, senza consultare gli esperti montenegrini.
Le prime sono state fatte sul modello "BOT" a cura della "Energoprojekt"- Belgrado, dove ha lavorato per tanti anni, il comproprietario della EFT, Vuk Hamović. Il sistema BOT è utilizzato per i paesi poveri in via di sviluppo, in Africa e in Estremo Oriente. Questi paesi, non avendo alcuna altra possibilità, sacrificano le proprie risorse naturali agli investitori stranieri. L’investimento entra in possesso dello Stato dopo alcuni decenni. La Banca Mondiale, tuttavia, rifiuta di partecipare a questi progetti, perché i Paesi coinvolti alla fine perdono le proprie risorse, che vengono nel frattempo devastate
Dall’altra parte l’analisi ambientale, fatta sempre dalla Energoprojekt, ha sollevato molti dibattiti. Il più importante è stato svolto nella tavola rotonda internazionale, del 13 ottobre scorso, «3 E za Taru» (3 E per il Tara: Energia, Ecologia, Economia) organizzata dalla ONG «Zeleni Crne Gore» (Verdi del Montenegro) e dall’ufficio di Podgorica del Programma dell’ONU per lo sviluppo (UNDP).
La conclusione della tavola rotonda ha ribadito che l’analisi ambientale verrà sottoposta a revisione e, di conseguenza, il Governo ha creato un team di esperti montenegrini per partecipare insieme ai colleghi della Republika Srpska alla revisione.
Va ricordato che l’UNESCO, da tempo, ha previsto la protezione del fiume Tara e dell’ambiente che lo circonda: prima con il programma "L’uomo e la biosfera" del 1977 e poi dichiarandolo "Patrimonio mondiale da difendere" nel 1980. La diga, che dovrebbe rifornire di elettricità sia il Montenegro che la Republika Srpska, trasformerebbe parte del fiume in un lago e cambierebbe il clima togliendo la possibilità di sviluppare l’eco-turismo in Montenegro. Ma, sopratutto, va contro i principi dello Stato ecologico (quale si è dichiarato il Montenegro) e contro la Legge montenegrina sull’ambiente.
Infatti, il Montenegro rischia di trovarsi sulla lista dell’ONU dei siti minacciati. Il fondo dell’ONU per la cultura ha aperto un dossier sul massiccio di Durmitor, il parco nazionale dove si trova il fiume Tara. Un team di esperti andrà presto a costatare lo stato del sito naturale, il suo potenziale ecologico, turistico e la potenziale minaccia recata dalla diga.
Sembra che il Governo del Montenegro, abbia moderato la sua iniziale posizione, ma le ultime notizie ci convincono del contrario. Il quotidiano montenegrino "Vijesti" del 29 ottobre scrive che la parte tecnica della gara d’appalto è stata chiusa e che la londinese EFT e la slovena «Vijadukt» si sono qualificate per la parte finanziaria della gara.
Secondo l’assistente del Ministro per l’economia, l’energetica e lo sviluppo della Republika Srpska, Zdravko Milovanović, questa settimana si incontreranno i rappresentanti della Republika Srpska e del Montenegro per decidere sulla valutazione della parte tecnica della gara.
Un’altra considerazione: le ONG montenegrine stanno criticando il Governo per la scelta degli esperti montenegrini previsti per la revisione dell’analisi ambientale. Secondo loro sono stati scelti "quasi ecologi", vicini al Governo, i quali daranno il loro consenso alla centrale idroelettrica. Le ONG dicono che soltanto le organizzazioni internazionali, come l’UNESCO, possono fermare la costruzione della centrale.
Che il Montenegro abbia bisogno di energia è un fatto, ma la centrale idroelettrica Buk Bijela non è né l’unica alternativa possibile, né la migliore. Le ONG, insieme ai cittadini, sono consapevoli di ciò e, al momento, trovano il supporto dell’opposizione montenegrina e del SDP, partito minore della coalizione governativa.
Questo significa, che la dichiarazione sulla difesa del Tara potrebbe essere adottata dal Parlamento. Ma, per non trarre delle conclusioni affrettate bisogna aspettare la decisione del Parlamento.
Vedi anche:
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