Crimini di Guerra in Kossovo: coperti dai servizi segreti

L’attivista per i diritti umani Natasa Kandic ha causato una vera e propria tempesta in Serbia. L’associazione che guida, l’ Humanitarian Law Centre, ha infatti accusato i servizi segreti di aver coperto i crimini di guerra commessi dalle unità serbe in Kossovo. Con tanto di nomi e cognomi. Riportiamo il testo da lei pubblicato su B92.

31/12/2004, Redazione -

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Natasa Kandic

Tratto da B92
Traduzione a cura dell’Osservatorio sui Balcani

La copertura di crimini di guerra commessi in Kossovo nel 1998 e durante i bombardamenti NATO è stata, soprattutto, un’attività della polizia portata avanti dagli uomini di fiducia di Vlajko Stojiljkovic, allora Ministro degli interni della Serbia, Nikola Sainovic, allora a capo del governo della Serbia, Vlastimir Djordjevic, a capo della pubblica sicurezza e dell’ex capo della Sicurezza di Stato della Serbia Rade Markovic. Nel sud della Serbia la persona di fiducia era Dragomir Tomic, alto funzionario del Governo e del Parlamento della Serbia sotto Slobodan Milosevic, attualmente proprietario della ditta Simpo Company, il cui apporto è stato fondamentale per organizzare il trasporto dei corpi dal Kossovo all’area di Vranje e Surdulica.
Nell’applicazione di questo "dovere patriottico" hanno preso parte, dal Kossovo via Bujanovac, membri dell’Unità Operazioni Speciali (Berretti Rossi), funzionari locali e nazionali della Sicurezza di Stato, il direttore – ed ora proprietario – della fabbrica Mackatica.

A Surdulica tutti sanno che, nella fabbrica sopramenzionata, durante i bombardamenti NATO vennero inceneriti corpi provenienti dal Kossovo. Ciononostante nessuno osa parlarne in pubblico perché chi è coinvolto nella vicenda è ancora al potere. Per impedire ai testimoni di parlare i capi locali della Sicurezza di Stato li hanno obbligati a sottoscrivere dichiarazioni dove avrebbero dichiarato di non "subire alcuna pressione psicologica per parlare di quanto è avvenuto presso la Mackatica nel maggio del 1999".

Mentre i testimoni visivi temono per le vite dei loro bambini e per le proprie, l’insieme di chi ha dato gli ordini e di chi ha partecipato alla copertura dei crimini sono ancora, senza alcun problema, al loro posto e coinvolti nella loro attività principale: il saccheggio della Serbia e dei suoi cittadini, attività nella quale erano coinvolti anche prima dell’incenerimento dei corpi. In qualsiasi altro Paese sarebbero stati sotto il controllo degli organismi investigativi e delle corti di giustizia. Ma la Serbia fa eccezione e le attività criminali di singoli e di gruppi vengono descritte come atti patriottici e come atti a difesa del popolo serbo.

Nonostante la Serbia non si sia distanziata dalle politiche e pratiche criminali dell’ex regime, non ha altre opzioni se non quella di sottomettersi ai principi fondamentali di responsabilità che uno Stato ha: con l’apertura di un dibattito parlamentare sulle fosse comuni in Serbia, di inchieste sul presunto incenerimento di corpi di albanesi del Kossovo e la punizione dei membri della polizia o di altri organismi che vi avessero preso parte.

Secondo i dati ricevuti dal Humanitarian Law Centre da una serie di fonti indipendenti, l’incenerimento di corpi presso l’azienda Mackatica avvenne due volte: il 16 ed il 24 maggio del 1999. In entrambi i casi dopo mezzanotte con la sicurezza affidata alle mani dei Berretti Rossi che, a quel tempo, avevano una propria base nel villaggio di Bele Vode, nei pressi di Vranje. Secondo queste informazioni Milorad Lukovic Legija, allora a capo dei Berretti Rossi, avrebbe personalmente scortato un carico di corpi ed era presente all’incenerimento. I corpi sono stati inceneriti nelle fornaci numero 4 e 5. E, a giudicare dai commenti fatti presso la Sicurezza di Stato di Surdulica, immediatamente dopo l’incenerimento, c’erano anche bambini tra le vittime.

L’organizzazione dell’incenerimento sarebbe stata gestita da Zoran Stosic, a capo allora della Sicurezza di Stato nel distretto di Pcinja ed ora ispettore generale presso il Ministero degli interni per le zone di Vranje, Leskovac, Nis e Prokuplje; da Bratislav Milenkovic, a capo dell’Agenzia per la sicurezza e l’informazione (SIA) di Vladicin Han, Surdulica e Bosiljgrad; da Dragan Stankovic, a capo, fin dal 1993, dell’Ufficio per gli affari interni a Surdulica; da Miroslav Antic, a capo del SIA a Vranje; da Dragan Lakicevic, in passato direttore della Mackatica ed ora suo proprietario e dal suo vice Aca Djordjevic. Mentre i veicoli militari TAM 110 si avvicinavano carichi di corpi Bratislav Milenkovic e Dragan Stankovic avrebbero allontanato dalla fabbrica chi si occupava normalmente di sicurezza sostituendoli con uomini della polizia, sotto il controllo di Dragan N. Stankovic, Dragoslav Djikic, un impiegato della Sicurezza di Stato a Surdulica, e Tomislav Velickovic, ufficiale in comando dell’Ufficio degli interni a Surdulica.

In connessione con gli eventi avvenuti presso la Mackatica un certo numero di testimoni visivi, obbligati a firmare la dichiarazione sopramenzionata, od altre persone venute a conoscenza dei fatti hanno contattato membri della polizia di cui si fidavano sperando che ne sarebbero nate delle delucidazioni. Al contrario gli venne consigliato di non contattare più la polizia.

Secondo le informazioni ricevuto dall’Humanitarian Law Centre la decisione di utilizzare la fabbrica Mackatica per incenerire i corpi fu causata dalla scoperta, nei pressi di Kladovo, nell’aprile del 1999, di un camion frigorifero carico di corpi. Le persone in carico allora di "ripulire il terreno" revocarono l’ordine di sotterrare i corpi trasportati dal Kossovo passando per Bujanovac in zone remote ed introdussero la nuova tecnica di nascondere le prove dei crimini incenerendo i corpi.

In riferimento alle attività criminali commesse dai capi della polizia e della Sicurezza di Stato a Surdulica e Vranje, nel settembre del 2004, un gruppo di cittadini anonimi ha inviato una petizione all’ispettore generale del Ministro degli interni della Serbia, Vladimir Bozovic, al direttore della SIA della Serbia, Dragan Jocic ed al primo ministro della Serbia, Vojislav Kostunica nella quale venivano riportate le prove degli abusi delle autorità. Sino ad oggi nessuno ha commentato le evidenze raccolte da questi cittadini: racket, minacce, pagamenti fittizi, proprietà acquisita illegalmente ed altri tipi di attività criminali tra le quali anche l’eliminazione illegale di documenti della Sicurezza di Stato. Tutte attività che chiariscono il ruolo dei "patrioti" e dei combattenti per il popolo serbo ai tempi dei bombardamenti NATO ma anche dopo la caduta del regime di Milosevic.

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