Il 2004 criminale della Bosnia Erzegovina
Bombe, sparatorie, sequestri, racket, droga, compravendita di armi sul mercato nero. Sono queste, secondo il settimanale sarajevese Dani, le cose che i Bosniaci ricorderanno dell’anno appena trascorso. Insieme alla sfida calcistica contro la Serbia Montenegro, terminata "alla Dayton", senza vincitori. La criminalità organizzata sarebbe l’unica attività in crescita nel Paese
Di Vildana Selimbegović e Dženana Karup-Druško, DANI, 31 dicembre 2004
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak
GENNAIO: E’ iniziato in modo esplosivo: davanti al panettiere "San" (sogno, ndt.) a Dobrinja esplode una bomba, e poco dopo un’altra anche nel parcheggio di Muhamed Ali Gasi. Racket diventa un termine ufficiale. L’underground sarajevese lotta per il nuovo boss: Ismet Bajramovic Celo è ufficialmente in prigione; l’unità carceraria – il letto ospedaliero a Kosevo, davanti al quale c’è una fila di (semi) pubblici visitatori. Ramiz Delalic Celo è in fuga, e Muhamed Ali Gasi diventa sempre più famoso nel jet set criminale.
L’opinione pubblica, però, è ancora impressionata della sparatoria accaduta nel novembre 2003 dentro l’albergo sarajevese Holiday Inn e che, per tutto l’anno, sarà ricordata come l’inizio della guerra della mafia locale. Sui pistoleri – Zijad Turkovic, da una parte, e i fratelli Gasi, Muhamed e Aziz, e Naser Keljmendi, dall’altra parte, tutti ne sapevano più della polizia. E perciò la polizia ha dovuto occuparsi di Turkovic prima dell’inizio dell’anno nuovo – il 30 dicembre. Nell’appartamento in Trg heroja (Piazza degli eroi) del quale Turkovic è comproprietario, rimbomba un’esplosione in cui rimangono gravemente feriti gli stessi artefici – Bakir Ibrahimovic e Antun Grladinovic. Fino ad oggi non è stato determinato a chi fosse destinata la macchina infernale, ma ci sono stati dei forti sospetti il 18 gennaio – quando è esplosa la jeep BMW con Taib Torlakovic a bordo.
FEBBRAIO: Si susseguono le sparatorie per le strade di Sarajevo, la polizia consola i cittadini dicendo che non c’è motivo di preoccuparsi, perché il regolamento di conti in atto riguarda tutti personaggi a loro ben noti, si sono ricomposti i vecchi desideri dell’ambiente criminale, miranti a fare i conti con Nijaz Karkelja Nisko… I pensionati chiedono l’aumento delle pensioni, e per Sarajevo transitano macchine imbizzarrite e autisti ancora più imbizzarriti, impiegati di cosa nostra. Risuonano le armi, infierisce l’auto-mafia, e dietro le sbarre finisce Asim Fazlic, il vice direttore dell’Interpol, sospettato di aver nascosto i mandati di cattura – fra gli altri anche quelli per Zijad Turkovic. E’ ricercato dalla polizia tedesca per "furto, specialmente per furto aggravato, gravi rapine, violazione di varie leggi penali…", gli inquirenti federali trovano Senad Kobilic, amico di Fazlic dal passato criminale.
Nel bel mezzo di Sarajevo, nella propria macchina, viene ucciso Zihad Hasanovic: la sua morte è accompagnata dalla storia sullo spaccio della droga confiscata dalla polizia turca e che sarebbe dovuta arrivare pure fino a Zemun e a Sarajevo.
MARZO: Pardon, la droga doveva arrivare fino all’Unione Europea – tanto le sue strade sono molto più transitabili che, per esempio, quelle dello Stato bosniaco. Il visto Schengen per i narcotrafficanti viene rivelato da un’altra morte: nel quartiere sarajevese di Alipasino Polje viene ucciso Faik Kalender.
APRILE: A Bihac viene arrestato Hamdija Abdic Tigar, comandante di guerra e arricchito del dopoguerra, molto spesso collegato con la criminalità organizzata. Motivo: comportamento violento in un bar di Bihac – più precisamente, dopo l’incontro con Tigar, al cameriere locale non restava che diagnosticare le ferite.
MAGGIO: Lo Stato della BiH ha deciso di confrontarsi con i suoi studenti: la Legge sull’Istruzione Superiore, invece che nella Gazzetta Ufficiale e nei gabinetti competenti per le riforme necessarie, viene presentata al Tribunale Costituzionale. I diplomi valgono ancora in tutti i comuni sul territorio coperto dall’università cantonale.
GIUGNO: La giudice del Tribunale cantonale di Sarajevo Aleksandra Martinovic ha liberato Ismet Bajramovic, Mahir Radza, Mersud Licina, e gli altri accusati per l’omicidio di Rahman Hajdarpasic. Tutto ciò che nell’aula del tribunale di Salem Misa valeva 67 anni di reclusione, per la Martinovic rappresenta la prova che Hajdarpasic è colpevole della propria morte. Ufficialmente l’Alta Corte della Federazione BiH non si è ancora fatta coraggio per analizzare questo caso.
LUGLIO: La polizia parte con un’offensiva di inchieste: oltre a rendere noto all’opinione pubblica che in cinque mesi sono stati confiscati 21 fucili, 36 pistole, quattro bombe a mano e un mortaio, in modo incontestabile ha accertato che la maggior parte degli omicidi commessi nel cantone di Sarajevo è stato portato a termine con armi da fuoco comprate sul mercato nero! I cittadini vengono avvertiti che durante i due mesi estivi i loro appartamenti sono stati la meta di ladri, per ben 300 volte. Viene ingaggiata pure la magistratura statale: viene accordato il piano d’accusa contro Asim Fazlic.
E per avere un’estate veramente calda ci pensa Amir Pasic Faco – invece di confidarsi con la polizia e la magistratura, lo fa con Dani: "Naser Keljmendi ha ucciso Taib Torlakovic, e il suo complice è Muhamed Ali Gasi." Fa seguito una espressa reazione: la BMW di Pasic è esplosa a Ciglane, e la stessa notte la polizia ha accertato che Muhamed Ali Gasi aveva parcheggiato la Ferrari ed è poi sparito in direzione ignota. Proprio quando si erano decisi a chiedergli di tutto. Ma Gasi non poteva permettere che Facin avesse l’ultima parola così anche lui, scappando, si è confidato con Dani: "Non c’entro niente con l’omicidio di Taib Torlakovic, né con l’esplosione che ha distrutto la macchina di Faci. Dietro tutto c’è quello scemo della Turchia – Ramiz Delalic Celo, che è tornato a Sarajevo."
AGOSTO: Non a Sarajevo, ma sul bell’Adriatico blu, Dani ha trovato Celo: Ramiz Delalic, in tale occasione, ha nominato Muhamed Alija Gasi come il problema principale e ha annunciato le sue trattative con la magistratura, promettendo il chiarimento finale su una delle più oscure macchie dei locali servizi di sicurezza – l’omicidio dell’ex informatore Nedzad Ugljen, ma anche i canali della droga e delle armi. Alla fine dello stesso mese Ramiz Delalic Celo viene arrestato nel comune sarajevese di Ilidza.
SETTEMBRE: Che CIPS sia la madre di tutti i progetti, come si vantavano i locali proprietari di diverse identità, se ne è resa conto la polizia di Bijeljina e Doboj: con l’arresto di un certo Milos Nikolic di Banja Luka viene riscontrato che nel carcere c’è un membro attivo del Clan di Zemun, il 37enne Dejan Karalic noto come Kareli?! Il suo amico di Belgrado, possessore persino di due carte d’identità di CIPS, intestate a due nomi diversi, nell’aula del tribunale di Bijeljina ha ammesso che a Banja Luka, nell’ufficio dell’anagrafe del MUP (Ministero dell’Interno, ndt), la cittadinanza bosniaca è venduta per 5000?! Col nome che si vuole.
OTTOBRE: I Bosniaci e gli Erzegovesi sono andati alle elezioni locali, per la prima volta votando direttamente il sindaco. Che la democrazia stia crescendo lo ha dimostrato il Governo della Republika Srpska (RS, una delle due entità in cui è divisa la Bosnia Erzegovina ndt) accettando il rapporto su Srebrenica e riconoscendo finalmente che migliaia di Bosniaci nel luglio del 1995 non si sono tolti la vita, ma sono stati uccisi nell’offensiva dell’esercito di Mladic. A Sarajevo, però, il calcio ha dimostrato di nuovo di essere più di un gioco: allo stadio di Kosevo si sono ritrovate 32000 persone per vedere il duello delle rappresentanze di Bosnia Erzegovina e Serbia Montenegro (SM). Non ci sono stati grossi incidenti grazie anche al fatto che i 500 tifosi della SM, arrivati in prevalenza dalla entità minore, sono stati sorvegliati da 1300 poliziotti e da una lunga rete di circa 900 metri. E si tifava – certo: il calciatore più nominato nelle canzoni era il poeta e criminale di guerra Radovan Karadzic. Risultato: alla Dayton, cioè senza vincitore, con un leggero vantaggio sul campo della BiH.
Presso il Tribunale principale di Sarajevo si apre il caso contro Borko Tepavcevic, pedagogista nel Centro per bambini e giovani non vedenti e semi vedenti, con l’accusa di pedofilia. Dani pubblicando la storia ha impedito che il caso venisse messo a tacere , e sulle nostre pagine Muhamed Ali Gasi di nuovo ha rilasciato una dichiarazione. Fra l’altro in fuga. Soltanto un giorno dopo, è stato arrestato dalla polizia – a casa sua.
NOVEMBRE: Presso il Tribunale statale si è continuato con il processo a Raja Krsmanovic, accusato di importazione dell’anidride dell’acido acetico, la sostanza impiegata per la fabbricazione dell’eroina. Un altro sospettato ha testimoniato per lo stesso lavoro – Bogdan Vasic. Che la droga sia diventata un business locale altamente sviluppato si è visto nel "caso Keljmendi". Naser Keljmendi è stato riconosciuto come il capo della narco-mafia, solo che la polizia non riesce a mettersi d’accordo su quale sia quello vero, perché a Sarajevo ce ne sarebbero tre?!
Alla fermata del tram Skenderija, nella capitale della BiH, viene brutalmente ucciso Isa Karpuzi, e la polizia a tempi record – letteralmente nella via successiva – riesce a raggiungere l’assassino Admir Bekta. I due operai della IT Computers, Adem Catic e Senad Lepirica, vengono assassinati mentre svolgevano il loro lavoro; anche Aleksa Mican, l’assassino, è stato arrestato.
DICEMBRE: La Republika Srpska è rimasta senza Governo, e il Consiglio dei Ministri senza Mladen Ivanic, Branko Dokic e senza legittimità. A Sarajevo, all’inizio del mese, viene rapito Mak Varesanovic, sei anni, figlio di Mirza e Mirna. Dopo soltanto 48 ore la polizia riesce a liberare il bambino, viene scoperto il gruppo dei rapitori, e Dnevni Avaz diventa "famoso" pubblicando la storia nel momento in cui la vita del bambino era ancora in pericolo.