Soeren Jessen-Petersen, avanti tutta

E’ il quinto Rappresentante di Kofi Annan chiamato ad amministrare il Kossovo. Biserka Ivanovic, nostra collaboratrice da Pristina, ci fornisce un quadro dei suoi primi 5 mesi in Kosovo. Nonostante i fallimenti nel convincere i serbi a votare alle ultime elezioni un primo risultato lo ha già raggiunto: ha ritrovato la fiducia dei kossovari.

25/01/2005, Biserka Ivanović -

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Soeren Jessen-Petersen - B92

Arrivando in Kossovo ed accettando l’incarico di Rappresentante Speciale del Segretario Generale (SRSG) Soren Jessen-Petersen sapeva di affrontare giorni molto difficili. E’ il quinto rappresentante speciale nominato dal Segretario Generale Kofi Annan ad amministrare il Kossovo in poco più di cinque anni.

Soeren Jessen-Pettersen è arrivato in Kossovo nell’agosto del 2004, dopo aver ricoperto il ruolo di Rappresentante Speciale dell’Unione Europea a Skopje, su nomina del Consiglio ministeriale UE. Contemporaneamente anche responsabile dell’Iniziativa sulle migrazioni, sull’asilo e sui rifugiati del Patto di Stabilità. Prima ancora era stato assistente dell’Alto Commissario UNHCR a Ginevra.

E proprio Ginevra, sede dell’UNHCR, è stata scelta come luogo dove Jessen-Petersen ha voluto incontrare i responsabili dell’amministrazione provvisoria del Kosovo, a capo dei cosiddetti Pillar, prima di assumere ufficialmente l’incarico di Rappresentante Speciale.

Ciò che ha trovato arrivando in Kosovo era tutt’altro che una situazione politica stabile. All’inizio del suo mandato era inoltre ancora recente l’esclation di violenza del marzo 2004 che aveva messo una nuova luce sul Kossovo. Era quanto mai necessario che il nuovo SRSG se ne occupasse al più presto.
Ma questa non era l’unica sfida che Soeren Jessen-Petersen si è trovato e si troverà ad affrontare.

Il rapporto ONU redatto da Kai Aide sugli scontri di marzo è stato reso pubblico prima dell’arrivo di Jessen-Petersen e quest’ultimo ha dimostrato di averne fatti propri i contenuti e le indicazioni per il futuro. Una delle più sottolineate era quella in merito al trasferimento delle competenze agli organismi eletti dai cittadini kosovari ed una migliore collaborazione tra le Istituzioni provvisorie del Kosovo e l’UNMIK.

Nelle settimane successive al suo arrivo l’SRSG ha fatto del suo meglio per confrontarsi con tutti i politici del Kosovo e per preparare la strada ad elezioni politiche che fossero eque. Ma i suoi sforzi per garantire la partecipazione anche della comunità serba al momento elettorale non hanno portato i loro frutti anche se, ad una settimana dal voto, il Rappresentante Speciale arrivò a permettere la partecipazione al voto ad un nuovo soggetto politico dei serbi del Kosovo: la "Srpska lisa za Kosovo i Metohiju", guidata da Oliver Ivanovic.

Sfortunatamente i serbi del Kosovo e gli sfollati serbi in Serbia e Montenegro con diritto di voto hanno deciso di non recarsi alle urne accogliendo in questo modo il richiamo al boicottaggio fatto dal Primo ministro della Serbia Vojislav Kostunica.

Il messaggio ai serbi del Kosovo dato da Jessen-Petersen era chiaro: è arrivato il tempo affinché anche voi partecipiate appieno alle Istituzioni provvisorie. Messaggio che è stato però meno ascoltato di quello di Kostunica e non preso con sufficiente considerazione.

Il Kosovo è poi ritornato all’attenzione dei media internazionali quando, in seguito ai risultati elettorali, è stato indicato dal Presiedente Rugova alla carica di Primo ministro Ramush Haradinaj, in passato comandante dell’UCK.

Sotto l’attenzione dei media e le pressioni della Comunità internazionale Jessen-Petersen ha dimostrato ancora una volta di non essere l’uomo dei compromessi ed ha riconosciuto il Primo ministro del Kosovo nonostante le accuse che gli venivano mosse di crimini di guerra e di una sua possibile estradizione all’Aja. Era stato eletto dai cittadini del Kosovo, e questo era quello che Jessen-Petersen ha ritenuto
fondamentale.

All’inizio del suo mandato secondo i sondaggi l’SRSG aveva il sostegno di circa il 30% della popolazione kosovara, percentuale salita in queste settimane, secondo un’inchiesta condotta da USAIN, UNDP e Reinvest, al 70%.

Questo è probabilmente dovuto al suo approccio molto franco su tutte le questioni principali che riguardano il Kosovo e che sono ritenute importanti dai kosovari.

La prossima sfida che dovrà affrontare Jessen Petersen sarà la possibile estradizione all’Aja del Primo ministro Ramush Haradinaj. Anche se quest’ultimo in più di un’intervista ha ribadito che nel caso gli venisse richiesto è pronto ad andare all’Aja in pratica le cose potrebbero andare in ben altro modo.
Spetterà al Rappresentante Speciale fare in modo che se il Primo ministro dovrà andare all’Aja, ci vada effettivamente.

Intanto l’SRSG si è recato a Belgrado per incontrarsi con i rappresentanti serbi ed è rientrato del tutto deluso poiché questi ultimi si sono rifiutati di parlare di qualsiasi questione se non del tema d’attualità relativo al taglio di elettricità alle enclaves serbe. "Non è certo stato positivo concentrarsi su di un’unica questione perché si sono fatti molti passi avanti che vanno a vantaggio della comunità serba in altri campi, soprattutto in quello della decentralizzazione. Riteniamo che Belgrado possa giocare un ruolo molto importante se però accetta di coinvolgersi in modo costruttivo in un lavoro su questo tema e su altre questioni cruciali. Dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione".

Soeren Jessen-Petersen ha inoltre invitato la Belgrado ufficiale a mandare un segnale positivo che favorisca la partecipazione dei serbi del Kosovo al gruppo di lavoro sulla decentralizzazione.

L’SRSG ha sottolineato che i serbi del Kosovo avranno un proprio spazio nel dialogo sullo status finale e che non devono aspettare che arrivi la benedizione di Belgrado. Al tempo stesso ha garantito che anche Belgrado avrà un proprio posto ai negoziati.

Questa è stata una notizia percepita con favore dai serbi del Kosovo che temevano che la Belgrado ufficiale nei negoziati avrebbe avuto solo un ruolo di "osservatore". "Quando affermato era stato definito già nella Risoluzione ONU 1244 e non vi è dubbio che la Belgrado ufficiale sarà coinvolta nei negoziati sullo status finale", ha ricordato il SRSG alla TV nazionale serba.

Questa settimana Jessen-Petersen si incontrerà a Bruxelles con l’Alto Rappresentante della politica estera europea Javier Solana ed il Segretario Generale della NATO Jaap de Hoop Shefer per parlare della situazione in Kosovo. Si incontrerà inoltre con il responsabile del Centro di coordinamento per il Kosovo e Metohija Neboisa Covic. A Bruxelles si recherà anche Vuk Draskovic, Ministro degli esteri della Serbia, che si incontrerà a sua volta con Solana e Jaap de Hoop Shefer.

Conosciuto per le sue grandi doti di gestione e come uomo poco aperto al compromesso al suo ritorno in Kosovo Jessen-Petersen dovrà trasformare quanto detto durante questi incontri ufficiali nella realtà del Kosovo. Non sarà un compito facile ma Jessen-Petersen ha già dimostrato di non aver paura delle sfide.

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