La “Grande Albania” e l’aspirazione dei nazionalisti

Il nazionalismo albanese si differenzia da quello del resto dei Balcani, se quello croato è stato confezionato a Zagabria e quello serbo a Belgrado, il nazionalismo albanese non viene alimentato da Tirana, ma dalle sue periferie o dalla diaspora, dove si coltiva il sogno di una "Grande Albania"

02/02/2005, Indrit Maraku -

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Mappa della Grande Albania

Nel panorama politico albanese esistono più di 50 partiti, ma trovarne uno di estrema destra è molto difficile. L’unico riconosciuto come tale è il "Partito della rinascita nazionale", ma non trova nessun sostegno nella popolazione. Le minoranze etniche – greca, macedone, bulgara e rom – sono regolarmente riconosciute, non hanno problemi con la maggioranza e generalmente sono ben integrate nella società. Neanche di antisemitismo si è mai sentito parlare. L’Albania, per altro ha buoni rapporti diplomatici con Israele. Nonostante il Paese delle aquile faccia parte dell’Organizzazione della conferenza islamica fin dal 1994, una scelta dell’ex Presidente Berisha fortemente criticata dalla maggioranza dell’opinione pubblica che si sente europea.

Alla classe politica, però, non manca una componente nazionalista: il "Fronte per l’unificazione nazionale" (Fbksh) unisce 4-5 piccoli partiti con l’obiettivo comune di unificare i territori abitati dagli albanesi nei Balcani. Il suo leader è Idajet Beqiri, arrestato nel 2003 per "incitamento all’odio etnico" nella vicina Macedonia. Ma la cosiddetta "Grande Albania" trova più sostegno fuori che dentro la madre Patria.

Protagonista di liste nere

I partiti aderenti al Fbksh insieme riescono ad avere a malapena il 5-7% dell’elettorato albanese, ma questo non ha evitato al suo leader, Idajet Beqiri, di essere protagonista di due liste nere. In quella del Dipartimento di Stato Usa il suo nome compare ormai da anni. La novità invece riguarda la lista stilata ultimamente dall’Unione europea, dove il nome di Beqiri è stato aggiunto a quello di un colonnello albanese in pensione, Spiro Butka. Il motivo: ostacolano la piena attuazione dell’Accordo di Ohrid in Macedonia, che mise fine all’insurrezione armata della minoranza albanese nel 2001.

Ma neanche in Albania Beqiri ha avuto vita facile. Arrestato per conto di Interpol-Tirana il 15 dicembre del 2003 in Germania, mentre cercava di passare il confine con la Svizzera, il leader del Fbksh è stato estradato pochi giorni dopo nella capitale albanese. Con l’accusa di "incitamento all’odio etnico" in Macedonia anche tramite Internet, le autorità giudiziarie lo hanno condannato ad 1 anno e mezzo di reclusione. Dopo aver scontato la pena, il leader del Fbksh è stato liberato il 16 agosto del 2004.

Beqiri è conosciuto come leader politico dell’Aksh (Armata nazionale albanese, in Italia meglio nota come Ana), un gruppo armato attivo in Macedonia, nato dalle ceneri dell’Uck, in seguito all’Accordo di Ohrid che non accontentò tutti gli ex guerriglieri. Attivo tra quest’ultimi è stato Spiro Butka. Il colonnello in pensione "vanta" contatti con gli ex esponenti dell’Uck che combatterono in Kosovo nel 1999, con quelli della Tmk (le Truppe protettive di Kosovo) e con i guerriglieri dell’ormai disciolta Uck della Macedonia (le due formazioni hanno la sigla in comune per via di una coincidenza linguistica dell’albanese: Esercito per la liberazione del Kosovo – Esercito per la liberazione nazionale). Anche se le conferme mancano, si pensa che sia stato proprio Butka ad avvicinare Beqiri all’Aksh.

In seguito alla notizia del suo neo ingresso nella lista nera dell’Ue, Beqiri ha voluto specificare di non essere contro l’Accordo di Ohrid. "Noi siamo convinti che, in caso quell’Accordo possa attuarsi, riesca a realizzare solo il 10% delle richieste degli albanesi. Con quello (l’Accordo, ndr) non riusciamo a integrarci né in Europa né alla Nato. Ma questo non vuol dire che noi siamo contrari all’Accordo", ha detto all’emittente di Tirana "News24".

L’appartenenza alla lista stilata da Bruxelles gli vieta l’ingresso e la circolazione nel territorio dell’Unione per 12 mesi, a cominciare dal 31 dicembre 2005. Un’"assurdità", secondo lui, visto che è in possesso di un passaporto belga. L’Albania permette da anni la doppia cittadinanza e Beqiri ne è uno dei tanti fruitori.

Ma il carcere e le liste nere pare che non lo spaventino più di tanto. Il 20 gennaio scorso Beqiri dichiarò pubblicamente di voler portare gli Albanesi ad un referendum sull’unificazione "delle terre albanesi". Presto inizierà la raccolta delle 50 mila firme che la Costituzione chiede per presentare la richiesta al Parlamento. Per raggiungere questo, assicura, l’Fbksh "non userà mai i mezzi della violenza, ma esclusivamente quelli politici e diplomatici riconosciuti dagli accordi internazionali".

La Grande Albania

Della cosiddetta "Grande Albania" e dei pericoli che ne potrebbero derivare si è parlato molto negli ultimi anni. Ma in realtà essa non è mai esistita. L’unica eccezione risale alla Seconda guerra mondiale quando Benito Mussolini mise il Kosovo sotto l’amministrazione del Governo filo-Duce di Tirana.

Attualmente, i primi a non voler creare una Grande Albania sono gli stessi Albanesi, maggiormente quelli in Patria ma anche quelli del Kosovo. Paskal Milo, storico ed ex ministro degli Esteri, offre una spiegazione: "I contatti umani degli ultimi 10 anni tra gli Albanesi divisi tra le due parti del confine hanno testimoniato una differenza non solo di mentalità e di formazione culturale, ma anche di sviluppo economico. Questo vuoto non può essere riempito in un breve periodo".

Di questa realtà sembra aver tenuto conto anche il pretendente al trono, Leka Zogu I. Prima di tornare in Patria, l’unificazione dei territori albanesi era uno dei suoi argomenti preferiti. Ma negli ultimi mesi, con l’ingresso ufficiale in politica col Movimento per lo sviluppo nazionale, Leka Zogu sembra aver dimenticato il "sogno" della Grande Albania.

Remzi Lani, una delle firme più prestigiose del giornalismo albanese, spiega dove differisca il nazionalismo albanese da quello balcanico. "Mentre i nostri vicini temono il fantasma della Grande Albania, a Tirana questo capitolo viene ritenuto chiuso. Se il nazionalismo serbo è stato "cucinato" a Belgrado e quello croato a Zagabria, il nazionalismo albanese non viene alimentato da Tirana, ma dalle sue periferie o dalla diaspora".

Infatti, i maggiori sostenitori del Fbksh non vivono in Albania, ma in Kosovo, Macedonia, Montenegro e in altri Paesi del mondo dove sono emigrati da generazioni. Per il resto si tratta di vecchi nostalgici che non sono riusciti a capire che i confini oramai sono stati segnati da decenni. E che non hanno capito che nei Balcani – usando le parole dell’ex ministro Milo – "non ci può essere una nazione etnicamente pulita. Ogni altra pretesa sarebbe una speculazione".

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