I Greci del Mar Nero nel nuovo cinema turco

In "Viaggio verso il sole" (1999) aveva raccontato la condizione delle minoranze nel proprio Paese attraverso la storia dell’amicizia tra un giovane turco e un giovane kurdo. Ora, con "Aspettando le nuvole", nelle sale turche dal 7 gennaio, la giovane regista Yesim Ustaoglu parla dei Greci del Mar Nero. La intervista del quotidiano "Radikal"

02/02/2005, Redazione -

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Yesim Ustaoglu

Di Olkan Ozyurt, Radikal, 8 gennaio 2005 (titolo originale: "E’ tempo di svelare i segreti")

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Fabio Salomoni

Yesim Ustaoglu torna nelle sale con il suo nuovo film "Aspettando le nuvole", dopo sei anni dal successo di "Viaggio verso il sole". La regista mette al centro della sua nuova opera la questione delle differenze culturali e dell’identità. In "Viaggio verso il sole" la regista aveva raccontato l’identità curda, il ruolo che l’Altro ha nella società turca e le sue ricadute nella vita quotidiana. Nello stesso modo, "Aspettando le nuvole" si occupa dei Greci del Mar Nero.

Traendo ispirazione dal romanzo di Yorgo Andreadis "Tamama", il film mette al centro la figura di Ayse, la protagonista, che, sebbene costretta ad abbandonare la regione del Mar Nero nel 1916, è riuscita a rimanere nel Paese. Il fratello Niko non è stato altrettanto fortunato. Lui è stato uno di quelli costretti ad emigrare in Grecia. La morte del fratello costringe Ayse, che ha sempre nascosto la sua vera identità, a far i conti con il proprio passato.

Il film sarà presentato in anteprima europea al prossimo Festival del Cinema di Berlino, nella sezione Panorama.

Girando "Aspettando le nuvole" le è stato di qualche utilità l’aver vissuto per una parte della sua vita sul Mar Nero?

Certo. Credo sia difficile per un cineasta poter girare un film sul Mar Nero, senza conoscere la regione. E’ necessario conoscere la geografia e la cultura delle persone che vi abitano. Per questo, ho potuto constatare durante le riprese quanto utile sia stato l’aver vissuto per alcuni anni a Trabzon.

Quando ha incominciato ad interessarsi alle diverse culture del Mar Nero?

Da molto tempo mi affascina la questione delle identità e delle diverse culture in quella parte della Turchia. Probabilmente un interesse nato già all’epoca in cui ero studentessa.

Così come in "Viaggio verso il sole", anche nel suo nuovo film si sofferma soprattutto sul problema dell’identità. Qual è il suo punto di vista generale sulla questione delle identità e delle culture minoritarie?

Le terre che fanno parte della Turchia contemporanea sono un autentico mosaico dal punto di vista delle culture e delle identità. Mi ha sempre fatto molto pensare il fatto che questo mosaico sia stato a lungo schiacciato da una forte pressione. Ciascuno di noi si sente legato ad un posto e possiamo esprimere questo legame, chi siamo, in molteplici modi. Quando diamo uno sguardo al passato possiamo individuare quali sono questi modi, la lingua, la musica, l’architettura. Ma quanto abbiamo potuto fare nostri e proteggere questi elementi? A partire dalla fondazione della Repubblica noi non abbiamo potuto realmente vivere la pluralità delle culture e delle identità di questa società.

La Turchia ha compiuto importanti passi in avanti, nel quadro del processo di adesione all’Unione Europea, rispetto alle possibilità di espressione delle identità minoritarie. Qual e’ la sua opinione in proposito?

Credo sia importante per quanto riguarda la possibilità di porre rimedio alle deformazioni che si sono vissute nel passato. La Turchia, con la Repubblica, ha voluto occidentalizzarsi ed ha cercato di indossare i panni dell’identità europea chiudendo gli occhi sul pluralismo culturale della sua società. Adesso viviamo un periodo molto curioso. Nel quadro del percorso verso l’UE, alcune delle riforme che la Turchia deve realizzare sono proprio rivolte a quelle identità sulle quali a lungo aveva chiuso gli occhi.

Ayse, o meglio Elena, il suo vero nome che è stata costretta a nascondere per anni, vive qui ma soffre. Le donne che lei ha incontrato in Grecia, sono state costrette ad emigrare lì ma nutrono una profonda nostalgia per le terre che hanno abbandonato. Chi è felice, chi è rimasto o chi è partito?

In realtà nessuno. Ayse vive un’attesa cinquantennale. E’ costretta a lottare con un grande segreto e nello stesso tempo si trova impegnata nel fare un bilancio personale. Lei vive comunque in una terra e cultura che le appartengono. Nonostante tutto decide di partire. Il viaggio rappresenta una fonte di speranza per lei ma in realtà, una volta arrivata in Grecia, non riesce a provare un senso di appartenenza. Anzi vive una sensazione di alienazione. Non può nemmeno comprendere il greco del Ponto che parlano le persone con cui entra in contatto. D’altro canto constatiamo anche come le persone che vivono in Grecia, che sono state costrette ad emigrare, sono tormentate dalla nostalgia.

In questo senso il film acquista un significato universale…

E’ così, del resto. Le persone che in varie parti del mondo hanno conosciuto traumi simili, che sono state costrette all’emigrazione forzata, possono comprendere molto bene il film.

Tuttavia "Aspettando le nuvole", nonostante tocchi tematiche simili a quelle affrontate in "Viaggio verso il sole", non sembra aver suscitato la stessa attenzione in Turchia, qual e’ la sua valutazione?

"Viaggio verso il sole" è uscito nelle sale in un periodo molto delicato e particolare. Nonostante abbia avuto un grande successo di pubblico, credo però che non abbia suscitato il dibattito necessario nei media. Adesso affrontare questo tipo di tematiche è più semplice per tutti noi. Inoltre "Aspettando le nuvole" è un film più raffinato… In ogni caso credo sarà in grado di suscitare un grande interesse negli spettatori

Abbiamo sentito che il film sarà quest’anno al Festival del Cinema di Berlino, è vero?

In realtà Berlino non l’ha ancora annunciato ufficialmente ma credo che noi ormai lo possiamo fare. Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Montreal Film Festival. L’anteprima europea la faremo a Berlino, nella sezione Panorama.

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