Migranti: gastarbeiter serbi in Asia e Africa

Nessuno in Serbia conosce con precisione le dimensioni dell’emigrazione alla ricerca di posti di lavoro iniziata negli anni sessanta. Una certezza invece sono i trend di tale fenomeno, un tempo orientato prevalentemente verso l’Europa occidentale, oggi verso i Paesi africani e asiatici

16/02/2005, Redazione -

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Operai specializzati al lavoro

Di Radenka Markovic, Blic, 31 gennaio 2005

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

Fra due e quattro milioni di nostri cittadini vivono e lavorano in tutto il mondo. L’emigrazione economica è iniziata negli anni sessanta del secolo scorso, e la meta era l’Europa occidentale. Negli anni novanta la nostra gente si recava per lavoro temporaneo generalmente in Libia, Botswana, e a vita si trasferivano negli USA, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda. All’inizio di questo secolo i nostri gastarbeiter sono ben accetti nel Qatar, Kuwait e di nuovo in Europa occidentale.

Nessuno in Serbia sa con certezza quanti sono i cittadini serbi residenti all’estero. Al Ministero per la diaspora non nascondono di non disporre di questo dato. E siccome le valutazioni vanno da due a quattro milioni di emigrati dalla Serbia, al Ministero hanno annunciato presto un censimento. All’Ufficio per il collocamento e per la migrazione presso il Ministero della repubblica per il lavoro, occupazione e politiche sociali dicono che il numero dei gastarbeiter rispetto ad una quindicina di anni fa sia diminuito. Come dice a "Blic" Ivana Cimburovic, a capo di questo settore, negli anni novanta con l’aiuto dello Stato si andava di più nei Paesi africani e asiatici, come Libia e Botswana. Secondo le parole di Vukman Krivokapic, i nostri economi emigrati negli anni sessanta e settanta per lo più si dirigevano in Europa occidentale, e la maggior parte di loro erano non qualificati e i lavoratori di scarsa competenza professionale. Dall’inizio degli anni novanta, afferma Krivokapic, il trend è cambiato e anche a causa della situazione economica e politica, il Paese è abbandonano più spesso dall’élite intellettuale che va negli USA, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda.

Nel settore statale per l’occupazione e la migrazione dicono che dopo il 2000 è stata instaurata una migliore collaborazione con i vecchi partner dei Paesi stranieri.

– Sulla base dell’accordo con la Germania, le nostre aziende edili di nuovo svolgono lavori in Germania. Ogni anno un contingente di edili parte per la Germania – dice la Cimburovic.

Il vice ministro per la diaspora Vukman Krivokapic per "Blic" sostiene che la maggior parte degli emigrati vivono nell’Europa occidentale, prima di tutto in Germania, in Austria e in Svizzera, mentre seconda per numero è la regione dell’America del nord, dunque gli USA e il Canada, e al terzo posto c’è l’Australia.

– Nonostante la politica migratoria dei Paesi occidentali, specialmente degli USA e del Canada, sia molto severa e selettiva, ciò non ha impedito agli apparati preposti alle migrazioni di dare ad un gran numero della nostra gente il permesso di soggiorno e di lavoro. I soli USA negli ultimi due anni hanno consentito il permesso di soggiorno e di lavoro a 16000 dei nostri cittadini. Un quarto di loro possiede un’istruzione universitaria – dice Krivokapic.

Che la richiesta per i nostri lavoratori sia in aumento lo affermano anche i dati secondo i quali già alla fine di febbraio in una compagnia inglese per la produzione dei tappeti, dovrebbero ricevere occupazione 12 tessitori che lavorerebbero su particolari telai. A tutti quelli che, tramite lo Stato, vanno all’estero, hanno l’anzianità ferma in patria, finché non ritornano nelle aziende che li hanno mandati all’estero. Il loro posto di lavoro viene preso dai disoccupati del Mercato del lavoro.

In quest’anno si dovrebbe realizzare anche la collaborazione con il Qatar, dove cercano i lavoratori nell’industria petrolchimica. Da un centro per la fisioterapia in Kuwait cercano dei fisioterapisti, e là già nel mese di dicembre sono andate tre persone con un’alta qualifica di fisioterapisti, e anche un dottore, molto soddisfatti dalle condizioni di lavoro in Kuwait E’ attuale anche l’offerta per le cliniche semi private "11 giugno" di Tripoli in Libia dove cercano 18 medici di diverse specialità e 14 tra infermiere e tecnici – dice Cimburovic.

L’offerta libanese è attraente prima di tutto perché ai medici si offre uno stipendio fra i 1200 e 3000 dollari più 350 dinari libanesi, e al resto del personale medico da 700 fino a 790 dollari e 100 dinari libanesi. Con ciò, come per gli altri lavori, in cui il tramite lo fa Stato, ai lavoratori è garantita l’assicurazione medica e l’assicurazione in caso di infortuni sul lavoro, l’alloggio, e pure il biglietto aereo di andata e ritorno.

Alcuni paesi, come la Libia, assicurano anche l’alloggio per i coniugi dei lavoratori e per tre bambini. Ai concorsi rispondono persino i pensionati oltre i 60 anni – dice Cimburovic.

Krivokapic dice che la nostra gente si adegua bene nel nuovo ambito di lavoro e di vita, e spesso arrivano ad occupare alte posizioni nelle compagnie dove lavorano, com’è il caso di chi è emigrato nei Paesi sviluppati.

– Tuttavia, sebbene gli stipendi siano incomparabilmente migliori dei nostri, la maggior parte ritornerebbe in Serbia. Ho parlato con molti di loro e mi hanno detto che per uno stipendio di 1000 euro, con un posto di lavoro adeguato alle loro possibilità e con la possibilità di comprare un appartamento con il pagamento a lunga scadenza, senza pensarci tornerebbero nel nostro Paese – afferma Krivokapic.

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