Fumi e gas sulla via della Bulgaria verso l’UE

Ai tempi del Protocollo di Kyoto restano molte le emergenze ambientali in Bulgaria. Centrali termoelettriche inquinanti, acciaierie che scaricano le loro polveri sui cittadini, scarse misure per la protezione ambientale. E c’è chi, per tutelare l’ambiente, propone il nucleare

03/03/2005, Tanya Mangalakova -

Fumi-e-gas-sulla-via-della-Bulgaria-verso-l-UE

Ciminiere - Greenpeace

La Bulgaria è tra i 123 Paesi che hanno sottoscritto il protocollo di Kyoto, il principale documento UN volto a combattere i cambiamenti climatici. A partire dal 2005 i Paesi dell’Unione europea che non ne rispetteranno le previsioni inizieranno a subire sanzioni. Tra il 2008 e 2012, poi un ulteriore passo. Entrerà in vigore la quota di riduzione dell’8% – rispetto ai valori di emissione misurati nel 1990 – di gas che causano l’effetto serra. Anche la Bulgaria sta iniziando a confrontarsi con le questioni ambientali. Nel Paese, ormai prossimo all’entrata nell’UE, rimangono molte emergenze irrisolte.

Il fiume Timok

Per l’intero 2004 nella città serba di Bor, al confine con la Bulgaria e nei pressi del fiume Timok, sono stati riscontrati alti tassi si concentrazione di anidride solforosa (SO2) ed arsenico. I tecnici serbi hanno anche rilevato altre sostanze tossiche nel suolo e nelle falde. Nonostante l’allarme le autorità bulgare preposte alla tutela dell’ambiente non sono ancora intervenute per sondare il livello di inquinamento sul versante bulgaro e non hanno avviato alcun contatto con gli esperti dirimpettai. A Bor è situata una rilevante industria estrattiva e – secondo la denuncia dell’emittente belgradese B92 – gli agenti inquinanti derivanti dall’estrazione verrebbero riversati direttamente nel fiume Timok, affluente del Danubio. Il laboratorio d’analisi della qualità dell’aria più vicino al territorio a rischio – in Bulgaria – si trova a Vidin, a soli 40 km dalla frontiera. Sarebbe quindi relativamente semplice per gli esperti bulgari valutare il livello di inquinamento dell’area di confine. Ma nulla viene fatto. Secondo dati riportati da B92 nell’area di Bor la diossina solforosa avrebbe raggiunto i 914 microgrammi per metro cubo, quando il livello ammesso è di 150. Presso il villaggio di Brezovik, nella regione di Bor, nel 2004 è stato rilevata una densità di diossina solforosa ancora superiore: 4444 microgrammi per metro cubo. Oltre a questo, nell’aria di Bor, è stata rilevata la presenza di molti metalli pesanti, ben oltre i livelli ammessi: arsenico, nichel, piombo. I cittadini dei villaggi bulgari sul confine si lamentano del fatto che i terreni fertili dell’area non garantiscono più buoni raccolti. Nel 2004 molti raccolti di granaglia, girasoli e uva seccarono improvvisamente. Le autorità del posto hanno comunicato più volte la situazione al Ministero dell’Ambiente bulgaro senza mai ottenere risposte. In molti sono convinti inoltre che anche l’alto tasso di malattie cancerogene riscontrate nell’area siano legate agli inquinanti immessi nell’ambiente dalla miniere di Bor.

L’aria di Sofia, polveri e diossina

L’aria della capitale Sofia è "arricchita" di componenti nocive alla salute. Secondo i dati dell’Agenzia bulgara per l’ambiente e le acque sarebbe la città più inquinata di tutta la Bulgaria. Solforo, biossido di azoto e fenolo alcune delle principali componenti inquinanti. Una delle maggiori fonti d’inquinamento è senza dubbio l’impianto metallurgico Kremikovtzi. Il gigante industriale è in perenne crisi. Anche dopo la privatizzazione, per il prezzo simbolico di 1 dollaro, deve ingenti somme ad imprese statali, fornitori privati ed anche al Ministero dell’ambiente. La Kremikovtzi ha infatti sborsato solo il 20% dei fondi per gli investimenti in campo ambientale stabiliti nel contratto di privatizzazione. Il Ministero ha accettato un rinvio degli investimenti al 2006. Ed a pagare per le mancate promesse degli attuali proprietari dell’impianto metallurgico restano i cittadini di Sofia, che ne respirano quotidianamente le polveri.

Il complesso termoelettrico Maritza Iztok

I primi giorni d’agosto 2004 la città di Stara Zagora – Bulgaria centrale – è stata "gassata". Secondo gli esperti si sarebbe trattato di diossina mescolata ad altri agenti inquinanti, che però non sono mai stati resi noti. Responsabile il complesso termoelettrico di Maritza Iztok. Non è mai stato reso pubblico se la dispersione di agenti tossici nell’ambiente sia stata causata dall’impianto più grande, quello alimentato a carbone, denominato "Maritza 2", se da quello denominato "Maritza 3" dove opera l’azienda italiana Enel e la statunitense Entergy, o se la colpa sia dell’impianto "Maritza 1", recentemente assorbito dall’industria bulgara Brikel. Secondo i tecnici della municipalità in quei primi giorni di agosto la presenza di acido solfidrico nell’aria superava di 1,33 volte il limite. Limite tra l’altro superato, sempre secondo la municipalità, ben 42 volte nel solo 2004.

Tempesta di diossina solforosa a Galabovo

Lo scorso agosto la città di Galabovo, nei pressi di Stara Zagora, è stata colpita da una nube di carbone proveniente dalla "Brikel", azienda produttrice di mattonelle che ha assorbito anche uno degli impianti termoelettrici Maritza Itsok. Una nube scura con la presenza di diossina solforosa 37 volte più del limite consentito. La proprietà ha garantito che progetti per l’ammodernamento della struttura sono già stati sottoposti al Ministero per l’ambiente. Ma al sindaco di Galabovo non bastano queste promesse. Ha intimato all’azienda di procedere alacremente con i lavori altrimenti ha minacciato di citare in giudizio i proprietari. "Sono già 6000 i cittadini di Galabovo che hanno lasciato la città a causa dell’inquinamento", ha dichiarato al quotidiano Bunker. Galabovo è in testa in campo nazionale alle statistiche in merito ad aborti, malformazioni tra i neonati, malattie respiratorie e cardiache. Secondo il sindaco la maggior fonte di inquinamento sarebbe un bacino nel quale la Brikel riversa i residui del carbone bruciato nella centrale termoelettrica.

Multe irrisorie

A fronte di queste situazioni drammatiche le multe comminate dagli organi preposti alla tutela ambientale sono irrisorie. L’impianto termoelettrico di Martiza 2 paga, a causa delle emissioni di sostanze inquinanti 13750 euro al mese. Maritza 3, per l’inquinamento delle falde acquifere circostanti 1730. Il governo ha infatti adottato un approccio tollerante in vista dell’ammodernamento degli impianti in questione previsto entro il 2006. Ancora inferiore, e quasi simbolica, la cifra corrisposta mensilmente dalla Brikel: 500 euro mensili

Eco-progetti

Dal complesso Maritza Iztok arriva il 40% del totale dell’energia prodotta in Bulgaria. Sono stati già molti i progetti avviati per diminuire il suo impatto ambientale. Nell’impianto Maritza 2 è già stato completato un progetto per la diminuzione di emissioni di zolfo nel quale sono stati investiti 56 milioni di euro. Altri 226 milioni di euro sono a disposizione per continuare su questa strada. L’80% dei fondi sono stati messi a disposizione dalla Banca giapponese per la cooperazione internazionale, il 20% è invece a carico delle aziende in questione. Nel complesso Maritza 3 un programma su larga scala per un totale di spesa di 560 euro è in fase di realizzazione. Si calcola si potrebbe in questo modo arrivare ad una riduzione del 90% delle emissioni di zolfo. "I tre impianti potrebbero continuare a funzionare anche dopo il 2007 e quindi quando la Bulgaria farà parte dell’Unione Europea. In quel caso devono però adeguarsi alla normativa UE. Per far questo occorrono 2 miliardi di euro" afferma Anguel Minev, vice-Ministro per l’Ambiente e le Foreste "parte dei fondi già sono a disposizione ma altri vanno ancora reperiti". La cifra necessaria per rispondere in modo adeguato agli obblighi assunti con l’UE è – per la parlamentare Evdokia Maneva, attualmente all’opposizione ma ex Ministro per l’Ambiente – ancora maggiore: tre miliardi di euro. E riemerge prepotentemente il nucleare e la polemica sulla prossima chiusura di alcuni reattori di Kozloduy. "La diminuzione nella produzione di energia nucleare aumenterà l’emissione di gas serra del 50-70%" hanno dichiarato alcuni esperti citati dai media bulgari "e questo ci porterà a non rispettare i parametri di Kyoto ed a pagarne le conseguenze".

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta