Pavkovic all’Aja, via libera per i negoziati con l’UE
Il Consiglio dei ministri dell’UE approva lo studio di fattibilità per la Serbia e Montenegro, primo passo verso l’Unione europea, mentre l’ex capo di stato maggiore, Nebojsa Pavkovic, raggiunge il carcere di Scheveningen
In Serbia tutto procede come previsto: il 25 aprile il consiglio dei ministri dell’UE ha approvato definitivamente lo studio di fattibilità per la Serbia e Montenegro, già annunciato il 12 aprile dal commissario per l’integrazione Olli Rehn, mentre il generale Nebojsa Pavkovic volava all’Aja.
Pavkovic, già capo di stato maggiore dell’esercito, rappresentava per l’UE, l’ultimo impedimento per poter accogliere positivamente lo studio di fattibilità, primo passo della Serbia e Montenegro verso l’Accordo di associazione e stabilità e il futuro ingresso nell’Unione europea.
"L’intento comune del Consiglio dei ministri dell’UE e della Commissione europea è che nell’anniversario dei cambiamenti avvenuti in Serbia il 5 ottobre (2000), i colloqui sull’Accordo di Associazione e stabilità siano già avviati" ha detto Olli Rehn.
Secondo il commissario europeo per l’integrazione sono stati tre i fattori determinanti la positività dello studio di fattibilità: l’accordo tra Belgrado e Podgorica sulla Carta costituzionale, le riforme messe in atto dalla Serbia e Montenegro e il dimostrato impegno nella collaborazione con il Tribunale dell’Aja.
Rehn ha ricordato che con la consegna di Pavkovic il Paese ha fatto passi avanti nella collaborazione col TPI, consegnando in totale 13 accusati dei quali 12 dal novembre scorso. Passi avanti che vanno a rinforzare il traballante governo del premier Kostunica, che ora può vantare la riuscita della sua strategia delle cosiddette consegne volontarie, nella speranza che alcuni processi possano essere svolti in patria.
Ricordiamo che poco più di un mese fa in Serbia era stato emesso un mandato di cattura per l’ex generale, perché non si era presentato al processo che lo vede coinvolto per l’omicidio di Ivan Stambolic, (ex presidente della Serbia, morto in circostanze misteriose nell’estate del 2000), e per il tentato omicidio dell’attuale ministro degli esteri Vuk Draskovic, a Budva nel 1999.
Pavkovic nelle ultime settimane era scomparso dalla scena pubblica, facendo sapere di tanto in tanto, sia per voce del suo avvocato che per indiscrezioni circolate attraverso il suo partito "Blocco popolare", che non si sarebbe consegnato volontariamente al Tribunale internazionale dell’Aja.
Non è molto chiaro il motivo che ha spinto Pavkovic a consegnarsi al Tribunale internazionale. La versione dell’ex generale sarebbe di voler aiutare la Serbia, ma forti indiscrezioni fanno riferimento ad ingenti somme di denaro che verrebbero pagate per le cosiddette consegne volontarie.
Secondo il ministro della giustizia, Zoran Stojkovic, gli accusati hanno maturato la convinzione di consegnarsi per il bene del Paese, avendo dietro di sé le garanzie del governo. Il ministro serbo esclude qualsiasi forma di pagamento per le consegne degli accusati. Lo stesso è all’incirca ripetuto dal vice premier Miroljub Labus, secondo il quale si tratterebbe del buon lavoro svolto dagli organi del governo, e per quanto riguarda le supposte somme di denaro pagate per le consegne, Labus afferma laconicamente "chiedete al generale Pavkovic".
L’ex capo di stato maggiore dal canto suo ha tenuto a precisare che "come soldato professionale, coi i propri soldati e superiori ho rispettato fino alla fine tutti i compiti posti, in modo onorevole e professionale, ed oggi non voglio essere l’unico impedimento all’aspirazione del nostro paese di avere un futuro migliore. Vado all’Aja affinché possa adempiere fino in fondo al giuramento militare".
Nebojsa Pavkovic è nato il 10 aprile 1946 nel villaggio di Senjski Rudnik in Serbia. Terminata l’accademia militare a Belgrado è diventato un ufficiale nelle guarnigioni di Bilec, Mostar, Banja Luka, dove comandava la 16 brigata motorizzata. In Kosovo è stato vice comandante nel 1994, mentre il grado di general maggiore lo ricevette dopo 1996, quando si unì al Corpo di Pristina, di cui divenne comandante il 24 dicembre 1997. Per volere di Slobodan Milosevic fu fatto avanzare di grado il 21 luglio 1998. Il 25 dicembre 1998 viene assegnato alla Terza armata di stanza a Nis, di cui assumerà il controllo ufficiale il 13 gennaio 1999. Dal 15 febbraio 2000 assume la funzione di Capo di stato maggiore dell’Esercito jugoslavo, incarico ricoperto fino al 24 giugno 2002, quando fu destituito e pensionato dall’allora presidente federale Vojislav Kostunica.
Il Tribunale dell’Aja aveva comunicato il 28 novembre 2001 che Pavkovic si trovava sotto indagine, mentre il 20 ottobre 2003 gli era stata notificata l’accusa, per crimini commessi in Kosovo, insieme ad altri tre generali, Vladimir Lazarevic, Sreten Lukic e Vlastimir Djordjevic, quest’ultimo ancora latitante.
Sulla lista generale degli accusati dall’Aja compaiono ancora 10 nomi di latitanti: Zdravko Tolimir, Stojan Zupljanin, Milan Lukic, Sredoje Lukic, Dragan Zelenovic, Vlastimir Djordjevic, Goran Hadzic, Ratko Mladic, Radovan Karadzic e Ante Gotovina.
Vedi anche: Sreten Lukic, un altro generale all’Aia