Mackatica, i forni crematori

Nuovi testimoni oculari stanno aiutando a ricostruire il mosaico di un crimine rimasto ancora impunito. Nello stabilimento di Mackatica, sud della Serbia, sarebbero stati cremati, nel maggio 1999, centinaia di corpi di albanesi del Kosovo. Un reportage investigativo di IWPR

28/04/2005, Redazione -

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Acciaieria - Cecilia Ravera Oneto

IWPR – Racconti di testimoni oculari, raccolti da IWPR, hanno portato drammatiche conferme su come la polizia al soldo di Slobodan Milosevic, durante il conflitto con la NATO nel 1999, ha bruciato carichi interi di corpi di albanesi del Kosovo in una fabbrica del sud della Serbia.

Le fonti di IWPR hanno riportato nuove testimonianze in merito alla cronologia del fatto criminoso, le modalità nelle quali è stato realizzato e sul ruolo chiave che ha avuto la polizia sia negli incenerimenti che nei successivi tentativi di depistaggio.

I racconti delle fonti aumenteranno le pressioni sulla magistratura in modo che risolva il mistero sull’identità di coloro i quali vennero inceneriti e su chi ha comandato l’operazione.

Natasa Kandic, direttrice dell’Humanitarian Law Centre, HLC, è stata la prima a rivelare i sinistri segreti del complesso d’alluminio di Mackatica, nei pressi di Surdulica, nel distretto di Pcinj nel sud della Serbia. Lo ha fatto lo scorso dicembre.

In un articolo pubblicato sul quotidiano Danas, del 24 dicembre 2004, l’attivista aveva denunciato che negli altiforni dell’azienda erano stati bruciati corpi di albanesi uccisi in Kosovo il 16 ed il 24 maggio 1999, durante i bombardamenti della NATO.

Un fonte dell’IWPR – un lavoratore turnista dell’azienda – afferma che l’intero affare è iniziato con l’arrivo inaspettato nella fabbrica di alcuni camion sconosciuti.

"Camion con carichi misteriosi continuavano ad entrare, con i fari spenti. I lavoratori del terzo turno, tra i quali anch’io, vennero bloccati sul cancello e mandati a casa", ha affermato la fonte.

La fonte IWPR ha confermato di aver visto i corpi arrivare in due differenti occasioni, "all’inizio ed alla fine di maggio", nel 1999.

"Nessuno ci diceva cosa veniva trasportato e nessuno tra i lavoratori aveva accesso ai luoghi dove avvenivano le cremazioni, ha dichiarato ad IWPR. "Ma conosco molte persone che vi hanno preso parte e ho visto qualche corpo anch’io".

"Chi vi ha preso parte direttamente mi ha confermato ciò che avevo visto. Furono portati corpi nella fabbrica e bruciati. Non sono tra gli unici ad avere visto il tutto".

"Non ero presente all’incenerimento dei cadaveri ma ho visto i camion che venivano scaricati".

Un’altra fonte di IWPR, la cui occupazione non possiamo rivelare, ha confermato la descrizione dei lavoratori su quanto avvenuto, affermando di essere testimone oculare del momento nel quale i corpi sono stati scaricati. La fonte ha aggiunto che i corpi venivano dal Kosovo occidentale, in particolare da Prizren, Djakovica e Pec, e dai villaggi circostanti.

"Quando i camion sono partiti in seguito all’incenerimento entravano in azione delle persone che venivano chiamate "pulitori": controllavano se parti di corpo oppure effetti personali fossero caduti sull’asfalto dell’entrata all’impianto" ha aggiunto.

"Per i giorni successivi, si poteva sentire puzza di carne bruciata a Surdulica. So com’è quest’odore, perché sono stato al fronte nell’ ex Jugoslavia".

Questa seconda fonte ha chiarito che Mackatica era stata scelta perché vicina al Kosovo, solo 170 chilometri da Prizren ed era anonima – poche persone all’infuori della fabbrica sapevano dell’esistenza in quest’ultima di altiforni.

Natasa Kandic, nel suo articolo pubblicato su Danas, ha affermato che gli incenerimenti si tennero verso mezzanotte, sotto uno stretto controllo dell’Unità speciale di sicurezza, JSO, allora con sede a Bele Vode, nei pressi di Vranje, sud della Serbia.

Nell’articolo di affermava inoltre che Milorad "Legija" Ulemek, attualmente il principale sospetto per l’uccisione nel 2003 del primo ministro Zoran Djindjic, ha scortato personalmente uno dei convogli e che era presente quando vennero bruciati i cadaveri nelle "fornaci 4 e 5".

Secondo l’HLC, i vertici della polizia – alcuni dei quali ancora al loro posto – organizzarono le cremazioni mentre altri fidati funzionari di Milosevic organizzarono la successiva "ripulitura del terreno".

Nuove informazioni in merito al ruolo della polizia di Milosevic nel crimine

Una terza fonte dell’IWPR, un’ex ispettore della polizia segreta di Milosevic, coinvolto nei fatti di Mackatica, ed ha assicurato ad IWPR che la polizia è in possesso "di informazioni precise e sistematiche "su come vennero inceneriti i corpi a Makratica".

"Vi sono dati chiari a questo proposito negli archivi della polizia, catalogati come strettamente confidenziali", ha affermato la fonte, riferendosi alle due cremazioni.

"Le persone che erano coinvolte nell’operazione alloggiavano al Theranda Hotel di Prizren. Il lavoro era stato organizzato da tempo e non poteva essere concluso in un giorno o due".

"La gente del posto e la polizia segreta sanno, ma tutto è stato nascosto anche perché sono coinvolti sia ex poliziotti che persone ancora in servizio".

"Tutto è archiviato dalla polizia: dal nome in codice dell’operazione, alla lista delle persone che alloggiavano presso il Theranda Hotel e che hanno lavorato nella ripulitura del terreno, da chi ha caricato i camion a chi li ha guidati sino alla fabbrica di Mackatica, dove Legija e la sua squadra hanno preso il comando delle operazioni".

"Si sa anche esattamente chi ha guidato i camion, chi li ha scortati, chi doveva coprire l’azione e chi direttamente ha gestito le fornaci durante le cremazioni".

"Sono anche noti i nomi di coloro i quali successivamente erano incaricati di eliminare le tracce sia presso la fabbrica che di impedire che notizie in merito a quanto accaduto arrivassero all’opinione pubblica. Infine c’è una lista di politici che erano a conoscenza di quanto avveniva, anche prima che l’azione venisse intrapresa".

L’ex ufficiale di polizia afferma che conosce un gran numero di questi nomi ma ha paura a divulgarli pubblicamente.

Assieme a tutti gli altri che sono a conoscenza di quanto avvenuto ha subito forti pressioni affinché stesse tranquillo.

"Tutti coloro i quali hanno legami con quanto accaduto a Mackatica nel maggio del 1999 sono sottoposti a costanti minacce e pressioni", ha aggiunto.

"Ho paura per la mia incolumità e per quella della mia famiglia" ha aggiunto. "Chi è coinvolto nel crimine di Mackatica saprebbe che sono stato io a rivelare quei segreti che stanno facendo di tutto per nascondere".

La prima fonte di IWPR, il lavoratore turnista di Mackatica, afferma che vi sono ancora molti testimoni oculari dell’arrivo dei camion pieni di corpi.

"Altre persone sanno cosa è stato fatto, anche se tutte le accortezze erano state prese affinché l’operazione avvenisse in piena segretezza", ha affermato.

Sono stati tutti minacciati, ha aggiunto, per impedire che la storia diventi di dominio pubblico. Nonostante questo la fonte ha dichiarato di essere pronto a testimoniare in pubblico.

IWPR ha anche parlato con un quarto testimone diretto dei fatti di Mackatica. Fonte che non ha voluto si divulgasse né dove vive né il lavoro che svolge ma ha insistito di essere stato presente in entrambe le cremazioni del 1999.

"Tutto è avvenuto dopo mezzanotte, ma ricordo un cielo sereno e la luce della luna" ha affermato "ho visto, per qualche minuto ed una distanza di una decina di metri corpi che venivano scaricati da un camion e trasportati in un grosso carrello nella parte di fabbrica dove sono collocate le fornaci".

Questa fonte ha affermato che "sapeva con sicurezza" che alcuni dei corpi erano o di donna o di bambini. Ha poi insistito sul fatto che non ha preso parte alle cremazioni.

Nessuna delle fonti di IWPR è stata in grado di stimare il numero di corpi scaricati dai camion e bruciati a Mackatica, anche se una ha affermato che sono stati trasportati in "più di dieci camion" e quindi si suppone un numero ingente.

La lista dei responsabili delle cremazioni

Nel suo articolo apparso su Danas la Kandic ha citato molti personaggi tra i più fedeli a Milosevic come responsabili dell’operazione.

Ha nominato l’ex ministro degli interni Vlajko Stojiljkovic; un ex vice-premier Nikola Sainovic; l’allora capo delle sicurezza pubblica e statale Vlastimir "Rodja" Djordjevic e Radovan Markovic, ex capo della polizia segreta.

Sainovic, accusato dall’Aja di crimini di guerra commessi in Kosovo nel 1999 si è volontariamente consegnato nella primavera del 2003. E’ stato rilasciato a metà aprile 2005 mentre il processo è in corso.

Markovic è attualmente rinchiuso nella prigione centrale di Belgrado, nei suoi confronti vari capi d’accusa. Stojiljkovic, anche lui sulla lista di criminali di guerra dell’Aja, si è suicidato l’11 aprile del 2002.

Tra i nomi fatti dalla Kandic, il più interessante era quello di Djordjevic. Uno dei quattro generali ricercati dall’Aja per crimini di guerra in Kosovo, è nato a Koznica, a qualche chilometro da Mackatica.

Djordjevic è conosciuto come una figura chiave in quell’area dove la sua parola era letteralmente legge. Aveva tutte le strutture locali, in particolare la polizia, sotto il suo controllo.

Dopo la caduta del regime di Milosevic, il 5 ottobre del 2000, Djordjevic è fuggito dal paese e si rifugia ora probabilmente in Russia.

Un pubblico ministero inizia ad indagare

Per molti mesi, dopo la pubblicazione di questo sconvolgente articolo su Danas, né le autorità né alcuna corte in Serbia ha reagito pubblicamente alle accuse che venivano sollevate.

Ciononostante, a metà aprile 2005, Vladimir Vukcevic, un pubblico ministero speciale che si occupa di crimini di guerra, ha visitato Surdulica.

In reazione alle richieste di Vukcevic anche il pubblico ministero investigativo della corte distrettuale di Vranje, il vice del pubblico ministero speciale ed un team di esperti hanno visitato Mackatica.

Vukcevic ha dichiarato a B92 che ha parlato con testimoni, ma ha anche aggiunto che "la maggior parte delle informazioni rimangono sotto segretezza, data la complessità dell’intera vicenda". Gli uffici del procuratore stanno attendendo i risultati delle perizie forensi, ha aggiunto.

Dando inoltre dettagli sul livello sino ad ora delle indagini ha aggiunto "gli altiforni del complesso di Mackatica sono stati ispezionati, come sono stati ispezionati anche i depositi dove vengono raccolti i materiali di scarto degli altiforni".

Vukcevic non ha nascosto il fatto che la sua decisione di monitorare personalmente l’intero processo sia legato alla sfiducia nelle capacità e volontà della polizia locale di indagare sulla questione.

Ha inoltre aggiunto di essere dispiaciuto del fatto che non sia ancora stata costituita un’unità speciale della polizia per indagare direttamente su questi crimini e per affiancare l’operato della magistratura.

Una fonte IWPR vicina alla polizia del distretto di Pocinj ha confermato che il lavoro iniziato dal pubblico ministero che si occupa di crimini di guerra ha causato malumori tra alcuni membri della polizia locale.

"La polizia del distretto di Pocinj ancora opera secondo gli stessi principi – e spesso con la stessa gente – del 1999" ha affermato la fonte.

IWPR è anche venuta a conoscenza che il fatto non sarebbe mai venuto alla luce se un ex membro e un membro ancora operativo dei sevizi segreti serbi non avessero inviato prove in merito alla Kandic.

Zoran Stosic, a capo della struttura regionale dei servizi segreti ai tempi del caso Mackatica, è stato rimosso dall’incarico di ispettore generale di polizia del distretto di Pocinj un mese fa. La suo posto è andato Vujica Velickovic, un’altra figura chiave della polizia locale negli ultimi dieci anni.

La terza fonte di IWPR, l’ex ispettore della polizia segreta, ha ribadito che nei dossier della polizia locale vi sarebbero documenti che descrivono l’intera questione. "Tutto ciò che è necessario è la volontà politica per aprire questi dossier", ha affermato.

A Surdulica un muro di silenzio

Surdulica è una cittadina di circa 10.000 abitanti, a circa una decina di chilometri dall’autostrada che collega Belgrado a Skopje. Si impiega meno di un’ora per andare o in Bulgaria, o in Maceodnai, o in Kosovo.

Abitanti di Surdulica contattati da IWPR o non volevano parlare in merito alla cremazione di corpi provenienti dal Kosovo o giustificavano l’atto criminale. Nessuno nega che qualcosa sia avvenuto, ma in città, dove sono al potere i nazionalisti del partito Radicale Serbo, ci si scontra con un muro di silenzio.

Sul muro di un caffè in centro città, un grande graffito proclama "La Serbia per i serbi".

"Cosa c’è di male se avessero bruciato degli albanesi?" afferma un uomo "Non si meritano niente di meglio. Perché non scrivete dei crimini commessi contro i serbi nel Kosmet espressione per definire il Kosovo utilizzata dai nazionalisti ai giorni nostri?".

Una commessa in un negozio è stata più conciliante. "Quasi nessuno si fida a parlarne pubblicamente", è stato tutto quello che si è sentita di dire sui fatti orribili accaduti nello stabilimento della Mackatica.

Ma l’arrivo a Surdulica di un pubblico ministero che si occupa di crimini di guerra suggerisce che anche se la popolazione locale tenta di nascondere quanto avvenuto le autorità giudiziarie sono risolute nell’affrontare questa questione dolorosa.

Non è detto che la verità su quanto successo a Mackatica verrà svelata.

Bruno Vekaric, portavoce del pubblico ministero che si occupa di crimini di guerra, ha dichiarato che non sarà certo facile. "I crimini sono stati commessi molto tempo fa e la polizia ed il Ministero della giustizia sono stati nei nostri confronti tutt’altro che collaborativi. E questi sono stati solo alcuni degli ostacoli che ci siamo trovati davanti", ha affermato ad IWPR.

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