Bulgaria: una firma verso l’Europa
Il 25 aprile scorso la Bulgaria ha festeggiato la firma del trattato di adesione all’UE. L’appuntamento è per il primo maggio 2007. Ma non tutti gli ostacoli sono già stati superati. Le 4 paure europee dei bulgari e le 4 speranze
Il 25 aprile scorso la Bulgaria, in una cerimonia ufficiale tenutasi in Lussemburgo, ha sottoscritto il trattato di adesione all’Unione europea. Ad una settimana dalla pasqua ortodossa si è festeggiato la firma del trattato per le strade: ce n’era per tutti i gusti, dalla musica dance e techno a quella tradizionale.
Il giorno della firma tutte le scuole erano chiuse, gli scolari in vacanza ed in centro di Sofia, la capitale, ha sfilato una parata organizzata per l’occasione. 4.000 persone sono partite dalla Cattedrale St. Aleksander Nevski, condottiero russo, costruita per celebrare l’indipendenza bulgara dal giogo ottomano, per arrivare sino al Palazzo nazionale della cultura. Ragazzini bulgari e rumeni si sono incontrati poi su un ponte del Danubio, lungo il confine dei due Paesi, ed hanno reciso una corona di fiori, simbolicamente rimuovendo così il confine.
"La Bulgaria sta ritornando anche dal punto di vista politico della famiglia dei popoli europei", ha affermato il primo ministro Simeone di Sassonia Coburgo-Ghota durante il suo discorso in Lussemburgo. L’ingresso dell’UE è atteso dalla gran maggioranza dei cittadini bulgari. Secondo il quotidiano Pari più del 70% dei cittadini è a favore del cammino europeo bulgaro. Troud invece, uno dei quotidiani più letti nel Paese, evidenzia con un certo pessimismo il destino da gastarbeiter dei bulgari: "Ciao, europei!" il titolo, per poi sottolineare che 500.000 bulgari sono pronti, immediatamente dopo il 2007, a partire per trovare lavoro in qualche Paese europeo.
Il quotidiano ha pubblicato per l’occasione un dossier centrato sui bulgari ed il mercato del lavoro europeo. Dopo il 2007 e l’ingresso nell’UE ai lavoratori bulgari verrà applicato il cosiddetto schema 2+3+2. Nonostante l’ingresso nell’Unione infatti i mercati del lavoro di alcuni dei Paesi membri saranno chiusi ai bulgari per due anni, altri per cinque, altri ancora per sette. I bulgari potranno lavorare immediatamente in seguito dell’ingresso nell’UE, secondo però fonti ufficiose, solo in Gran Bretagna ed in Irlanda. Attualmente circa 500.000 bulgari lavorano già nell’UE con regolare permesso di soggiorno o irregolarmente.
Un cammino non scontato
Ma per Sofia sono ancora molte le sfide da superare. Quella più rilevante è rappresentata dalla riforma del sistema giudiziario. E’ uno degli elemti cardini per rafforzare lo stato di diritto: a vantaggio dei cittadini bulgari ma anche degli investitori stranieri, che hanno bisogno di solidi punti di riferimento.
Altra questione importante, e che ha caratterizzato anche tutti gli anni dei negoziati con l’UE, è il futuro di alcuni dei reattori della centrale nucleare di Kozloduy. La posizione UE in merito è chiara: i reattori ritenuti insicuri vanno chiusi. Ma la maggior parte dei bulgari è contraria alla chiusura e teme che quest’ultima potrebbe pesare sulle bollette elettriche.
Il 18 aprile, a pochi giorno quindi dalla firma del trattato, il Partito socialista bulgaro aveva anticipato che, in caso di vittoria delle elezioni politiche il prossimo 25 giugno, avrebbe immediatamente chiesto a Bruxelles la riapertura del capitolo energia delle negoziazioni in modo da spostare la data prevista per la chiusura dei reattori 3 e 4, attualmente fissata per la fine del 2006. Il governo ha accusato i socialisti di populismo.
Paure e speranze
Il 12 maggio il parlamento bulgaro sarà chiamato a ratificare il trattato d’adesione. Il risultato del voto appare scontato. Dal 2007 Sofia avrà diritto a 18 rappresentanti in Parlamento europeo e 10 voti all’interno del Consiglio d’Europa. Dal punto di vista finanziario la Bulgaria riceverà nel biennio 2007-2009 ulteriori fondi di pre-annessione.
Il trattato sottoscritto nei giorni scorsi contiene anche una clausola che prevede, nel caso la Bulgaria non riesca ad adempiere in tempo alle obbligazioni che si è assunta, di posticipare il giorno dell’ingresso nell’Unione al 2008. Sofia deve quindi temere rapporti negativi in merito ai suoi progressi o un eventuale voto all’unanimità dei 25 paesi membri sullo slittamento dell’adesione.
"4 paure europee e 4 speranze europee" ha titolato il quotidiano 24 Chassa un articolo in merito ad un sondaggio condotto dall’Istituto per il marketing e la ricerca sociale MBMD. Innanzitutto le 4 speranze: il 46% degli intervistati si aspetta che l’ingresso nell’Unione alzi il loro standard di vita; il 68% che verranno garantiti da parte dell’UE fondi per lo sviluppo delle aree più povere del Paese; la terza speranza, sottolineata dalla maggior parte degli intervistati, è che il disordine legato alla transizione ed il predominio della criminalità e della mafia economica venga rimpiazzato dalle leggi e dall’ordine dell’Unione; infine la quarta speranza. Che l’ingresso nell’Unione aumenti la possibilità di trovare lavoro. Se lo augura il 61% degli intervistati.
Poi le paure. Il 44% degli imprenditori bulgari teme che le piccole e medie imprese non reggeranno alla concorrenza di altri Paesi europei; il secondo timore è che i bulgari rimangano sempre cittadini europei di serie B. Lo crede il 43% degli intervistati, che teme una Bulgaria "giardino sul retro" d’Europa; la terza paura è legata ad un aumento dei prezzi ma non dei salari; infine la quarta paura. In molti temono che l’ingresso in Europa non faccia altro che accentuare i divari sociali: ne beneficeranno le classi più benestanti, mentre rimarranno ancora più indietro quelle più povere.
La Bulgaria, nonostante abbia camminato sino ad ora con innegabile successo verso l’UE, rimane uno dei Paesi più poveri d’Europa. La produttività si attesta circa sul 30% delle medie europee. Il salario medio in Bulgaria è di soli 150 euro e quello minimo di 75. Secondo un altro sondaggio, ripreso dal quotidiano Troud e realizzato dal Centro nazionale per le ricerche sulla pubblica opinione in seguito all’ingresso nell’Unione la maggioranza dei bulgari si aspetta che il salario minimo si attesti sui 250 euro. Il 28% è più cauto: si aspetta che quest’ultimo si attesti all’interno di una forbice tra i 120 euro ed i 200. Solo il 3-4% ritiene che non ci si sposterà dai 90 euro.
Vi è un ulteriore timore, in questo caso espresso soprattutto dalle autorità che guidano il Paese. Che l’Europa chiuda i suoi rubinetti. Secondo il quotidiano Sega in particolare la Germania si sarebbe lamentata dei costi dell’allargamento europeo ed i rappresentanti dei 25 avrebbero discusso in Lussemburgo della possibilità che vengano poste restrizioni ai fondi a favore di Romania e Bulgaria. Ma, secondo il quotidiano, oramai Bulgaria e Romania hanno perlomeno il ruolo di osservatori all’interno delle istituzioni UE e "sarà difficile complottare alle loro spalle".