Giornalisti rumeni rapiti in Iraq: un mese di passione
I rapitori chiedono il ritiro dei militari rumeni dall’Iraq, il nuovo governo centrista non sembra disposto a concessioni, ed i rumeni scendono in piazza chiedendo il loro rilascio. Un mese di passione e di forti dibattiti: su pochi fatti certi e molte indiscrezioni
Il 28 marzo sono stati rapiti a Bagdad tre giornalisti romeni insieme al loro interprete, un cittadino iracheno-americano. Da allora l’opinione pubblica romena, i parenti dei giornalisti, i media e le autorità di Bucarest sono in massima allerta . Settimane, giorni, ore e minuti da incubo tengono col fiato sospeso il popolo romeno, impotente di fronte al dramma dei tre giovani andati in Iraq per fare il loro mestiere ed ora divenuti moneta di scambio per i t[]isti che chiedono il ritiro dei militari romeni dall’Iraq. Bucarest non vuole però cedere al ricatto, continua i negoziati ma esclude ogni concessione di tipo politico.
La giornalista Marie Jeanne Ion (32 anni), caporedattore della televisione privata Prima Tv, Sorin Dumitru Miscoci, 30 anni, cameraman della stessa testata e Eduard Ovidiu Ohanesian, 37 anni del quotidiano Romania Libera, sono nelle mani di un gruppo t[]istico che mai si era fatto sentire prima in Iraq, le brigate di M’adh bin Jabal. Insieme a loro è stato rapito anche il loro sponsor ed interprete, Mohamad Munaf, dalla cittadinanza americana e irachena., con affari in Romania, moglie romena e tre figli a Bucarest.
I rapitori si considerano "patrioti iracheni", chiedono il ritiro dei 800 militari romeni dall’Iraq e minacciano di uccidere i giornalisti se le autorità di Bucarest non rispetteranno le condizioni poste. Le poche informazioni circa il gruppo M’adh bin Jabal indicano la pista di Ansar Al-Islam, formazione vicina ad Al-Zarkawi, ideologicamente sulla stessa linea di Al-Qaida.
In passato il gruppo di Al-Zarkawi ha tenuto tre ostaggi anglosassoni. Le minacce sono state messe in pratica. I rapitori che tengono ostaggi i tre giornalisti romeni ed il loro sponsor e interprete hanno già dato due ultimatum alle autorità romene. L’ultimo ultimatum è scaduto mercoledì sera e da allora solo fonti ufficiali romene hanno confermato che i giornalisti sono ancora in vita.
Anche questa volta, come in altri casi di rapimenti, è la tv araba Al Jazeera il canale preferito dai rapitori per rendere note le loro richieste. In tutto questo periodo Al Jazeera ha trasmesso messaggi inquietanti in cui i giornalisti romeni, con le catene ai polsi e le armi puntate alla testa, chiedono piangendo l’aiuto del presidente della Romania, Traian Basescu, delle autorità di Bucarest, delle famiglie e del popolo romeno affinché i militari romeni vengano ritirati dall’Iraq. In caso contrario saranno uccisi ed il primo sarà il cameraman di Prima Tv, Sorin Miscoci.
Ad affermarlo è stato proprio lui, vestito con un’uniforme arancione, il colore dei condannati a morte secondo il rituale dei t[]isti. In arancione veste anche l’interprete Mohamad Munaf, iracheno-americano che appare ripreso separatamente dai giornalisti. Anche lui chiede al presidente americano Bush di salvargli la vita e ritirare le truppe dall’Iraq. La madre e le due sorelle di Munaf hanno fatto rivolto un appello tramite alla la Tv araba Al Arabya. Le donne spiegano che Munaf era in Iraq per visitare il padre malato e chiedono clemenza, ma le loro speranze diminuiscono con il passar delle ore.
Intanto mercoledì sera le autorità di Bucarest, riunite nel Consiglio Supremo di Difesa della Romania (CSAT), hanno chiesto ai rapitori una proroga e si sono rivolte al Consiglio degli Ulema iracheni per un aiuto nei negoziati con i sequestratori. Nello stesso comunicato i cittadini romeni sono pregati di non recarsi più in Iraq. Il messaggio delle autorità romene è stato diffuso ieri sera su Al Jazeera allo scopo, evidentemente, di arrivare ai sequestratori.
D’altronde il dialogo tra la parte romena e i rapitori avviene spesso tramite i mass-media. I rapitori, che sembrano molto informati di quanto avviene in Romania, seguono le tv romene via satellite e mandano messaggi ai giornalisti di Bucarest, intimando che le loro condizioni siano presentate integralmente. E’ una lotta dura, impossibile da sopportare da parte dell’opinione pubblica e soprattutto dai familiari degli ostaggi. Il senatore Vasile Ion, padre dell’ostaggio Marie- Jeanne, ha parlato con lacrime agli occhi davanti ai collegi parlamentari chiedendo il ritiro delle truppe romene dall’Iraq.
I parlamentari hanno diffuso un messaggio di solidarietà nei confronti dei tre giornalisti, ma le responsabilità politiche spettano al presidente della repubblica, Traian Basescu. Le informazioni che arrivano da Palazzo Cotroceni, sede della presidenza romena, sono poche e riservate. Un appello alla riservatezza è venuto dal presidente che in un incontro con i direttori delle testate radio e tv ha chiesto la massima prudenza. I familiari dei giornalisti romeni vengono ricevuti tutti i giorni a Cotroceni dal consigliere Claudiu Saftoiu. Saftoiu non può fare altro ora che cercare di tranquillizzare i genitori e chiedere loro pazienza e fiducia. I negoziati, quindi, continuano.
L’ultima richiesta da parte di Bucarest è coraggiosa: rilasciare la giornalista Marie Jeanne Ion per poter continuare le trattative. Le autorità romene spiegano che si tratta di una donna e il popolo romeno non accetta un tale trattamento. Inoltre sono stati invocati argomenti di ordine religioso, con riferimento alla Vergine Maria. Questa settimana in Romania è la settimana della passione di Cristo e domenica 1 maggio sarà la Pasqua ortodossa. Una settimana di passione per l’intera opinione pubblica romena. Centinaia di persone si sono strette vicino alle famiglie, sono scese nelle piazze delle principali città della Romania, hanno recitato in ginocchio il Padre Nostro, hanno acceso candele.
Giornalisti, con i poster dei loro colleghi, studenti, uomini politici, artisti, semplici cittadini chiedono il rilascio degli ostaggi. "Liberateli", "Li vogliamo vivi a casa" chiede la folla in marcia da piazza dell’Università a Bucarest – piazza simbolo della rivoluzione romena dell’89 – fino verso piazza Vittoria, la sede del governo. Il primo ministro, Calin Popescu Tariceanu, ha chiesto alla stampa di non infiammare ulteriormente gli spiriti ed ha ribadito che il popolo romeno dev’essere forte e non cedere ai ricatti dei t[]isti.
Ma il senatore Vasile Ion, padre della giornalista rapita, Marie Jeanne, ha chiesto invece alla gente di scendere in strada e manifestare, fare pressione affinché le autorità ritirino le truppe dall’Iraq e così salvare la vita degli giornalisti innocenti. Disperato, ha affermato anche che "chi guarda impassibile ad un crimine è lui stesso un criminale". Secondo un sondaggio dell’istituto per l’opinione pubblica Curs, il 70% dei cittadini romeni desidera il disimpegno militare della Romania dall’Iraq, come hanno chiesto i rapitori, mentre soltanto il 18% è convinto che la Romania debba proseguire la missione militare.