Sport bulgaro: tra centralismo e corruzione
I politici mettono in bella mostra campioni sportivi durante le loro campagne elettorali mentre lo sport bulgaro annaspa tra malagestione e corruzione. Un articolo tratto da IWPR
Di Viktor Karabalukov – IWPR
Traduzione a cura di Osservatorio sui Balcani
Tutti i principali partiti politici bulgari stanno utilizzando le stelle dello sport per provare ad avvantaggiarsi alle prossime elezioni politiche previste a giugno.
Il Movimento Nazionale Simeone II, attualmente al potere, ha scelto un campione di calcio, Iordan Lechkov, per il seggio della città di Sliven.
Un partito dell’opposizione di destra, le Forze democratiche unite, UDF, ha scelto quale testimonial principale della propria campagna Hristo Markov, campione olimpico dell’atletica.
Ma se tutti sembrano pronti ad avere gli sportivi al proprio fianco durante le campagne elettorali sono in pochi coloro i quali si dimostrano pronti ad affrontare i problemi di malagestione e la corruzione che caratterizza lo sport bulgaro.
Lo scorso anno la BBC ha filmato Ivan Slavkov, membro bulgaro del Comitato olimpico, IOC, che sembrava dare la propria disponibilità a "vendere" il proprio voto in seno al Comitato.
Il programma BBC titolato "Comprare i giochi", trasmesso poco prima dei Giochi di Atene, denunciava la tendenza a scambiare voti in cambio di denaro, in vista della scelta su dove organizzare le Olimpiadi del 2012. La decisione finale del Comitato olimpico internazionale su Slavkov – che ha strenuamente rimandato al mittente ogni accusa – sarà resa pubblica in luglio.
In Bulgaria alcuni media lo hanno descritto come vittima di una cospirazione ma in ogni caso l’immagine internazionale dello sport bulgaro è stata fortemente compromessa.
Non è sorprendente che qualcuno dubiti anche sul buon uso che verrà fatto dei fondi UE pre-annessione che spera di poter gestire il Ministero allo sport ed ai giovani.
Sotto il comunismo lo sport in Bulgaria si era sviluppando seguendo le dinamiche sovietiche. Centralizzato e controllato dal governo, tutte le decisioni principali venivano prese dai funzionari del Partito comunista bulgaro.
La distribuzione delle risorse era poco limpida ed il principale obiettivo sembrava quello di provare all’Occidente che nello sport il socialismo era di qualità superiore.
Da quando il comunismo è collassato lo sport ha continuato a seguire la tradizione centralista russa, mentre, allo stesso tempo, si occidentalizzava. Ora vi sono meno fondi a disposizione per gli allenamenti e più club di fitness stile occidentale.
Quest’appuntamento elettorale, l’ultimo che dovrebbe tenersi prima dell’ingresso della Bulgaria nell’UE, potrebbero essere il momento nel quale i partiti politici bulgari decidono in che direzione andrà lo sport bulgaro.
Se, come suggeriscono i sondaggi, il Partito socialista bulgaro, erede del vecchio Partito comunista, vincerà, lo sport continuerà a seguire un modello centralizzato, finanziato dallo Stato, seguendo il modello russo.
I due partiti d’opposizione di destra, l’UDF ed i Democratici per una Bulgaria forte, DSB, in generale sembra abbiano credenziali migliori.
A loro avviso occorre tagliare sul settore dell’amministrazione, ridurre l’interferenza politica e portare nuova professionalità nella gestione dello sport.
Mentre il precedente governo di centro-destra, guidato tra il 1997 ed il 2002 da Ivan Kostov, ha iniziato a riformare lo sport bulgaro, abolendo l’istituzione "Unione per la cultura fisica e lo sport" dell’era comunista, il governo attuale, guidato dall’ex re Simeone di Sassonia Coburgo Ghota, l’ha fatta rinascere tra l’altro nominando nuovamente alcuni funzionari di alto livello della vecchia guardia.
Ahmed Dogan, leader del Movimento per i diritti e le libertà, DPS, il partito che rappresenta la comunità turca di Bulgaria e parte del governo, afferma che l’ottenimento da parte dello sport bulgaro di fondi pre-accessione UE sarà uno dei temi importanti delle prossime elezioni.
Il DPS nel caso di successo ne guadagnerebbe dato che è ben rappresentato in seno al Ministero per lo sport ed i giovani nel quale, Feim Chaushev, membro del DPS, è vice-Ministro.
Chaushev di sport ne sa poco ma è molto attivo sul piano internazionale e responsabile dell’implementazione in Bulgaria del programma per i giovani della Commissione europea.
Secondo le stime ufficiali tra il 2001 ed il 2003 la Bulgaria ha ricevuto 1,5 milioni di euro da questo programma della Commissione UE, mentre 9.000 giovani hanno preso parte ai 405 progetti che erano almeno in parte finanziati da quest’ultima.
Ma non è affatto chiaro se i fondi europei sono stati in grado di invigorire una cultura sportiva alla sbando.
Un problema ovvio è la continua interferenza politica. Il Ministero dello sport dovrebbe mirare ad un’imparzialità politica mentre nella realtà i politici interferiscono in continuazione.
Dopo ogni elezione il partito vincente occupa i posti di potere e si attivano per politicizzare il Ministero.
Un altro forte handicap è la mancanza di appropriata legislazione. L’ex governo guidato dal Partito socialista tra il 1994 ed il 1996 ha adottato leggi carenti sullo sport e sulle strutture sportive.
Da allora i governi che si sono succeduti hanno approvato emendamenti o proposto cambiamenti, soprattutto nell’area delle privatizzazioni. Ma non vi è stato alcun vero impegno dall’establishment politico e sportivo, si è solo ed esclusivamente parlato.
La privatizzazione di strutture sportive pubbliche rimane una questione profondamente controversa. Il governo spinge affinché il processo continui, mentre il Partito socialista e l’UDF sono a favore i più partnership pubblico-privato.
Al contempo i nuovi ricchi utilizzano le carenze della legge per acquistare strutture a bassi costi, si solito per trasformarli poi in bar e ristoranti che garantiscono profitti immediati.
E’ quanto mai necessaria una radicale riforma – piuttosto che campagne politiche incentrate sulle celebrità sportive – per cambiare la percezione che lo sport bulgaro sia non-professionale e corrotto. Ma vi è poco interesse tra gli attuali manager sportivi affinché qualcosa cambi.
I boss del calcio bulgaro, ad esempio, sembrano temere l’ingresso del proprio Paese nell’Unione e nuove regole di chiarezza in merito ai bilanci, alle assicurazioni per i giocatori che potrebbero causare la fine dei "bei giorni andati".
Non vogliono nemmeno investire per l’ammodernamento degli stadi, anche se non sono all’altezza degli standard europei.
Il loro desiderio di evitare maggiori controlli è comprensibile. Anche se il calcio in Bulgaria è lo sport più popolare, i proprietari di club hanno fallito nel promuovere professionalità e vi è un’assoluta mancanza di trasparenza su temi quali ad esempio il trasferimento di giocatori.
I tifosi bulgari hanno espresso in più occasioni il loro disappunto sullo stato dello sport bulgaro – e su stadi che stanno marcendo e partite combinate. Stanno progressivamente abbandonando le proprie squadre del cuore per stare a casa e guardare in TV le partite di squadre inglesi, italiane, spagnole e tedesche.
Anche i giocatori della nazionale hanno minacciato l’ammutinamento lamentando con l’Associazione calcistica bulgara i compensi troppo bassi nonostante i buoni risultati realizzati ad Euro 2004.
Senza pressioni provenienti dall’esterno una vera riforma dello sport bulgaro sembra poco probabile. Allo stesso tempo Bruxelles dovrebbe fare più attenzione su chi sta guadagnando dai fondi inviati in Bulgaria.