Zagabria-Belgrado: il revisionismo storico danneggia le buone relazioni

Da tempo i rapporti, soprattutto commerciali, tra i due Paesi un tempo in guerra si sono normalizzati. Ma la Zagabria ufficiale non tollera l’atteggiamento revisionista di Belgrado, volto a riabilitare i cetnici

24/05/2005, Drago Hedl - Osijek

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Draza Mihailovic

Il presidente croato Stjepan Mesic ha rimandato la visita annunciata in Serbia e Montenegro (SM), e il premier Ivo Sanader, parlando davanti al parlamento, ha annunciato la possibilità di introduzione dei visti per i cittadini della Serbia e Montenegro. Il raffreddamento delle relazioni tra Zagabria e Belgrado è scattato la scorsa settimana, dopo che a Ravna Gora in Serbia, la scorsa settimana, il 15 maggio, a conclusione della manifestazione per la ricorrenza del 60mo anniversario della vittoria sul fascismo, si è tenuto un raduno dei seguaci di Draza Mihailovic, leader del movimento cetnico serbo. Zagabria è stata irritata soprattutto dal fatto che l’organizzazione del raduno è stata sostenuta dallo stato, e poi perché al raduno ha parlato il ministro serbo degli affari esteri, Vuk Draskovic.

Le posizioni di Zagabria e di Belgrado riguardo il capo dei cetnici Draza Mihailovic, che dopo la II Guerra mondiale fu condannato nell’allora Jugoslavia come criminale di guerra, sono diametralmente opposte. I Croati percepiscono l’intero movimento cetnico come criminale, e Mihailovic come un criminale di guerra, mentre in Serbia negli ultimi anni questo movimento è stato riabilitato. Perché, il Governo serbo lo scorso anno ha adottato una legge che ha equiparato i cetnici ai partigiani, combattenti antifascisti guidati da Josip Broz Tito, dopo la Seconda Guerra mondiale e per anni presidente della Jugoslavia. Una legge voluta proprio su iniziativa dell’attuale ministro serbo degli esteri, Vuk Draskovic, il quale non ha solo chiesto la piena riabilitazione dei cetnici, ma anche l’annullamento delle sentenze che sono state emesse dopo la Seconda guerra mondiale.

Il giorno dopo il raduno a Ravna Gora dall’ufficio del presidente croato Stjepan Mesic è giunta una comunicazione indicante che "nelle circostanze attuali e nel futuro imminente non ci sono le condizioni per proseguire coi preparativi per la sua visita pianificata in Serbia e Montenegro".

"Chi è stato dalla parte dei fascisti e dei collaborazionisti, sicuramente non era dalla parte degli antifascisti", ha detto Mesic ai giornalisti lo scorso martedì, spiegando il rinvio della sua visita a Belgrado. Con questo Mesic ha reagito alla dichiarazione del Ministero degli esteri della Serbia e Montenegro, il quale, essendo al corrente del rinvio della visita di Mesic, ha detto che "i fatti storici non possono essere un impedimento alle relazioni tra la SM con la Croazia o con qualsiasi altro Stato".

"Sono d’accordo che i fatti storici non debbano essere un ostacolo alle relazioni tra la Croazia e l’unione statale di Serbia e Montenegro, ma allora ci si deve tenere a tali fatti, e non alle falsificazioni storiche" ha dichiarato Mesic.

"Il movimento cetnico in Croazia ha commesso crimini enormi e uccisioni di massa e ha collaborato col fascismo e nazismo, e come tale deve essere giudicato", ha detto il premier croato Ivo Sanader.

In Croazia sono sensibili al riferimento ai cetnici non solo quando si tratta della Seconda guerra mondiale, dove i soldati di Draza Mihailovic hanno commesso numerosi crimini, ma anche a causa della storia più recente. Nella guerra patriottica, condotta dalla Croazia dal 1991 al 1995, sul versante dei Serbi sconfitti, esistevano formazioni paramilitari che si richiamavano ai cetnici e che nei loro segni distintivi – lunghe barbe, copricapo e coccarde (distintivi di metallo coi simboli dei cetnici) – hanno cercato di assomigliare il più possibile ai cetnici di Draza Mihailovic. Proprio quelle unità commisero i maggiori crimini in Croazia in quel periodo, e vengono considerati responsabili del massacro di oltre 200 feriti dell’ospedale di Vukovar, la città croata dove ci sono state più uccisioni nella guerra del 1991.

La metà della scorsa settimana, parlando al Parlamento croato, dove è stata avviata una discussione sulla possibilità di introdurre i visti per i cittadini della SM, come contromisura croata e risposta alla riabilitazione del movimento cetnico nello stato confinante, il premier Sanader ha detto che tale possibilità sarà vagliata. Ma, ha aggiunto, nonostante che la Croazia condanni severamente e rifiuti il tentativo di riaffermazione del movimento cetnico, essa continuerà a mantenere rapporti bilaterali con la Serbia e Montenegro.

Una tale posizione di Sanader, secondo gli analisti, annuncia, quindi, che la Croazia non desidera acutizzare ulteriormente le relazioni coi suoi vicini orientali, perché questo non gioverebbe né alle sempre migliori relazioni economiche bilaterali, né all’avanzamento della normalizzazione delle relazioni dei due stati, in cui negli ultimi anni è stata investita molta fatica.

"Benché la Croazia sia particolarmente sensibile alla riaffermazione dei cetnici in Serbia, il nostro obiettivo non è il peggioramento delle relazioni con Belgrado", ha detto uno dei funzionari di governo, che preferisce rimanere anonimo. "La Serbia è un partner molto importante e uno dei pochi Paesi con cui la Croazia ha un bilancio commerciale estero positivo. Inoltre lo zelo di entrare nell’Unione europea comprende pure le buone relazioni con gli stati confinanti. Ecco perché a noi dispiace che in Serbia non si tenga conto di queste cose, ma si perde tempo con la revisione dei fatti storici".

Le relazioni economiche tra i due Paesi si sono intensificate nel 2000, quando fu registrato il più alto aumento dell’esportazione croata in Serbia e Montenegro addirittura del 656 percento! Lo scambio commerciale tra i due Paesi da allora non ha cessato di crescere: nel 2001 era 186 milioni di dollari americani (USD) e nel 2002 di 225 milioni di USD. Le esportazioni della Croazia verso la Serbia e Montenegro nel 2003 avevano un valore di 190 milioni di dollari, mentre lo scorso anno 294,1 milioni di USD. Lo scambio commerciale complessivo tra i due Paesi lo scorso anno era 434,8 milioni di dollari ed è stato persino del 62,5 percento superiore all’anno precedente. La Serbia e Montenegro è, per dimensioni, il sesto partner commerciale di Zagabria.

Pertanto se la Croazia introducesse di nuovo i visti le avviate relazioni economiche e i quotidiani viaggi degli uomini d’affari da un Paese all’altro sarebbe impensabili. Da quando, nella metà del 2003, Zagabria ha tolto i visti per i cittadini della Serbia e Montenegro (la SM lo aveva fatto due anni prima in modo unilaterale, in segno di buona volontà), è aumentato molto il passaggio alle frontiere, le autostrade hanno ripreso a vivere, e le compagnie di trasporto dei due Paesi hanno aperto numerose e convenienti linee verso molte destinazioni di entrambi i Paesi. Quest’anno sul litorale croato è atteso anche un alto numero di turisti dalla Serbia e Montenegro.

Ma tutto questo, secondo gli analisti, non sarebbe possibile se si introducessero di nuovo i visti, e la dichiarazione del premier Sanader riguardo una tale possibilità era più orientata, sempre secondo gli analisti, a calmare i circoli radicali della Croazia, i quali hanno chiesto subito una dura replica di Zagabria al raduno cetnico in Serbia, patrocinato dalla Belgrado ufficiale.

vedi anche: Da Tito a Draza, con gli USA

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