Finalmente a casa!
Sono atterrati ieri all’aeroporto militare di Otopeni, Bucarest. Un breve incontro con le autorità e con le famiglie. E poi in isolamento. Poco si sa sul rapimento dei tre giornalisti, ancor meno sulla loro liberazione. Un mistero che rimarrà intricato. In attesa di risposte l’intera Romania gioisce
Finalmente a casa! I tre giornalisti romeni rapiti il 28 marzo a Bagdad sono rientrati ieri in Romania. La giornalista di Prima TV Marie Jeanne Ion (32 anni), il cameraman Sorin Miscoci (30 anni) e il corrispondente del giornale Romania Libera,Ovidiu Ohanesian (37 anni) sono atterrati lunedì a bordo di un aereo militare Hercules C-130 all’aeroporto militare Otopeni di Bucarest. E’ rimasto però a Bagdad, in custodia delle autorità americane, il cittadino americano di origine irachena, Mohammad Munaf(42 anni), la guida dei tre giornalisti nonché il loro sponsor del viaggio in Iraq.
Bucarest, lunedì, 23 maggio, ore 15.50. Sulla pista della base 90 dell’aeroporto militare Otopeni una grande folla composta da autorità, giornalisti e famigliari dei giornalisti rapiti quasi due mesi fa a Bagdad guardano impazienti verso l’aereo Herculesc C-130 appena atterrato. Ancora qualche minuto e potranno abbracciare finalmente Marie Jeanne Ion, Sorin Miscoci e Ovidiu Ohanesian.
Il presidente della Romania,Traian Basescu, il principale coordinatore della cellula di crisi che ha avuto il compito di liberare e portare in patria i giornalisti, si stringe attorno ai genitori. Centinaia di giornalisti con le telecamere e le macchine fotografiche puntate verso i portelloni dell’aereo aspettano con ansia di riprendere il momento in cui i loro colleghi scenderanno a terra.
L’aereo militare Hercules fa ancora qualche manovra, aumentando il pathos, a causa di un piccolo incidente: l’esplosione di una gomma sulla parte destra del veivolo al momento dell’atterraggio. "Sarebbe assurdo che succeda qualcosa proprio ora, mormora una voce nella folla". Ma tutto va bene e l’aereo infine si ferma. A bordo salgono di tutta fretta gli agenti segreti. Ancora dieci minuti nei quali gli agenti verificano l’aereo. E poi…i gridi di immensa gioia. E’ Marie Jeanne Ion la prima ad affacciarsi. Indossa jeans, una maglietta e i capelli sono coperti con una sciarpa gialla, la stessa con la quale appariva nei filmati diffusi su Al Jazeera, quando il gruppo che la teneva in ostaggio poneva ultimatum alle autorità romene.
Ora Marie Jeanne Ion, seguita dal suo cameraman Sorin Miscoci di Prima TV scendono dall’aereo che li ha portati da Bagdad e corrono verso le famiglie, che ignorando qualsiasi raccomandazione dei servizi scappano per abbracciarli . L’ultimo che scende è il giornalista del quotidiano Romania Libera, Ovidiu Ohanesian, visibilmente dimagrito e segnato. In diretta le tv romene trasmettono il momento atteso dal Paese intero per quasi due mesi. Abbracci e baci, lacrime di gioia sciolgono in un attimo tutte le paure e le ansie dell’incubo che ha scosso le famiglie e l’opinione pubblica.
Il presidente Traian Basescu e il premier Calin Popescu Tariceanu abbracciano anche loro i giornalisti. Basescu li tranquillizza ancora: "Siete a casa". Poi, Marie Jeanne lo prende per mano e insieme a Sorin Miscoci e Ovidiu Ohanesian, alzano insieme le mani, come gli attori alla fine di uno spettacolo. Uno spettacolo-incubo, che ha avuto però un lieto fine.
I colleghi di Prima TV hanno portato un grande striscione: "Ben venuti. Vi amiamo". Poi, Marie Jeanne prova ad avvicinarli, ma gli agenti di sicurezza glielo vietano. I tre giornalisti romeni sanno ora troppe cose. Sono stati subito portati con macchine del Servizio Romeno di Informazioni (SRI) in un luogo segreto. Per qualche giorno, forse settimane, resteranno in isolamento. Saranno interrogati dagli agenti del Servizio Romeno di Informazioni(SRI), del Servizio di Informazioni Estere (SIE) e di quello dell’esercito(DIA). Il loro caso è molto complesso è così lo è anche il dossier al quale la Procura dovrà lavorare. Anche dal punto di vista psicologico gli ex ostaggi avranno bisogno di tempo per il recupero. Gli psicologi avvertono sulle implicazioni dello shock postraumatico.
I tre giornalisti dovranno mantenere molti segreti, informazioni che non arriveranno mai alla conoscenza dell’opinione pubblica che già s’interroga su diversi aspetti del rapimento e del rilascio. C’è molto mistero e il presidente del paese, Traian Basescu, ammette che tale rimarrà almeno in un certa misura. Il capo dello stato ha chiesto alla stampa di aspettare ancora due settimane prima di sapere i dettagli che riguardano il caso dei tre giornalisti. La stampa romena, che Basescu ha voluto tra l’altro ringraziare per aver rispettato il silenzio durante i negoziati, non può però non porsi delle domande.
Chi li ha rapiti? Chi li ha liberati? E’ stato pagato un riscatto? Le autorità romene tengono a sottolineare che per la liberazione dei tre giornalisti non è stato pagato nulla. E che il successo dell’operazione è dovuto al 100% ai servizi segreti romeni. Inoltre gli 800 militari romeni continueranno a restare in Iraq. Cosa è stato però negoziato dato che si è sempre parlato di trattative?
Vi sono inoltre indizi che potrebbero collegare il rapimento dei giornalisti a uomini d’affari arabi presenti in Romania. Più precisamente l’opinione pubblica vuole sapere se Mohammad Munaf, uomo d’affari, cittadino americano-iracheno che da 25 anni vive in Romania dove è sposato con una donna romena ed ha 3 figli, ha avuto un ruolo nel rapimento. Munaf è stato lui stesso rapito insieme ai giornalisti e liberato sempre con loro, ma ora si trova a Bagdad sotto controllo delle autorità americane. E’ stato lo sponsor del viaggio dei tre giornalisti in Iraq, la loro guida e inoltre è un buon amico di Omar Hayssam, altro uomo d’affari siriano-romeno, arrestato a Bucarest in seguito al rapimento, ufficialmente solo per motivi legati ai suoi affari.
Hayssam è colui il quale all’inizio della crisi si era presentato come possibile mediatore tra i rapitori e le autorità romene. Si proponeva di veicolare il riscatto di 4 milioni di euro chiesto in cambio del rilascio. Omar Hayssam è tra l’altro membro del partito social-democratico (PSD) nel quale milita il senatore Vasile Ion, padre della giornalista rapita. La stampa ha più volte riportato di un’amicizia tra Vasile Ion e lo stesso Hayssam.
Per quanto riguarda l’ultimo gruppo che teneva in ostaggio i tre giornalisti, secondo i video presentati su Al Jazeera, si sarebbe trattato di una Brigata di M’adh bin Jabal che indicava la pista di Ansar Al-Islam, formazione vicina ad Al-Zarkawi, ideologicamente sulla stessa linea di Al-Qaida. Il presidente dell’associazione per l’amicizia iracheno-romena, Shamil Mohammad , sostiene però che la Brigata di M’adh bin Jabal non esiste, essendo solo un nome preso in prestito da una banda di Bagdad e non da un gruppo t[]istico. Nell’ultimo video presentato su Al Jazeera, il portavoce del gruppo annunciava la liberazione degli ostaggi come effetto diretto dell’intervento dello sceicco saudita Salman ben Fahd Al-Odeh, presentato su diverse pubblicazioni come finanziatore dell’attentato di Madrid, nonché amico di Bin Laden.
Al di là delle supposizioni, quello che resta nella memoria della gente sono senza dubbio le immagini shock presentate sulla tv araba Al Jazeera, immagini nelle quali i giornalisti t[]izzati chiedevano aiuto alle autorità di Bucarest e al popolo romeno affinché ritirassero le truppe dall’Iraq e salvassero loro la vita. Restano poi le dimostrazioni di solidarietà organizzate nelle principali città romene, la mobilizzazione della comunità araba in Romania, le ansie e le preghiere, nonché la gioia finale nel rivederli illesi a casa. Liberi.
Vedi anche:
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