Mitrovica, il ponte che ancora divide
All’inizio del mese il ponte di Mitrovica è passato dal controllo KFOR al controllo della polizia locale. Una scelta che alcuni hanno definito prematura, altri logica e necessaria conseguenza di mesi senza incidenti gravi. Resta l’amara constatazione che non è ancora un ponte che unisce
Il 6 giugno scorso la polizia kosovara è subentrata alle forze di interposizione internazionali, KFOR, nel garantire la sicurezza sul principale ponte di Mitrovica, che collega, attraversando il fiume Ibar, la parte settentrionale alla parte meridionale di questa città divisa.
All’inizio sarà possibile per i veicoli di privati attraversare il ponte un’ora la mattina ed una il pomeriggio mentre per i pedoni l’accesso è aperto tutto il giorno ed in entrambe le direzioni.
L’apertura ha però provocato la protesta di un centinaio di kosovaro-albanesi nella parte sud di Mitrovica, scesi a dimostrare in seguito alla notizia che due auto provenienti dalla parte nord, prevalentemente abitata dalla comunità serba, avevano attraversato il ponte.
E la reazione dall’altra parte è stata speculare. Nei giorni successivi al passaggio di consegne dalla KFOR alla polizia kosovara un centinaio di cittadini serbo-kosovari si sono riuniti attorno al ponte dimostrando la loro contrarietà alla nuova regolamentazione del ponte.
"In realtà il ponte si è sempre potuto attraversare" ricorda Tatjana Lazarevic, cittadina di Mitrovica nord "da mesi inoltre sempre più civili attraversano il ponte a piedi. Molti albanesi che lavorano in organizzazioni internazionali e ONG la cui sede è a nord lo fanno quotidianamente … e poi ultimamente sempre più spesso vedo donne albanesi che vengono a nord per vendere loro prodotti. Purtroppo sono ancora pochi i serbi che vanno nella parte sud".
L’intenzione delle autorità locali e di quelle internazionali è che il ponte sia a breve aperto alla circolazione di persone e veicoli 24 ore su 24. Come questa decisione influirà sulla sicurezza di entrambe le parti della città è da vedersi.
"La decisione presa dai Paesi del Gruppo di contatto è chiara: il Kosovo non verrà diviso. Partendo da questo vi sono più prospettive per una Mitrovica unita. La situazione in quest’ultima verrà sicuramente discussa nei negoziati che porteranno allo status finale del Kosovo" ha dichiarato Soeren Jessen-Petersen – a guida dell’UNMIK – ad un dibattito sull’implementazione degli standard fissati dalla comunità internazionale per il Kosovo.
Dichiarazioni simili sono state rilasciate dal comandante della KFOR che ha affermato che vi sono speranze che con il nuovo status del Kosovo anche Mitrovica ritroverà la propria unità.
D’altro canto il Consiglio Nazionale Serbo, che raccoglie gran parte della rappresentanza politica di Mitrovica nord, ha dichiarato che la protesta dei serbi continuerà anche nei prossimi giorni.
Nonostante la situazione in merito alla sicurezza sia attualmente migliore che in passato – e dal terribile marzo 2004 non si sono verificati incidenti rilevanti – è lo stesso Rappresentante Speciale Jessen-Petersen ad ammettere che "occorre comunque riconoscere che la situazione in merito alla sicurezza rimane fragile".
Questo emerge anche da un recente sondaggio.
Secondo quest’ultimo, realizzato nel marzo scorso dall’agenzia RIINVEST supportata da UNDP ed USAID, la disponibilità dei cittadini kosovari a scendere in piazza a causa della situazione politica resta molto alta: sono pronti a farlo il 47% degli appartenenti alla comunità albanese, il 67,7% dei serbi ed il 46,7% degli appartenenti alla altre comunità del Kosovo.
Il 94,4% degli albanesi ritengono inoltre – sempre secondo il sondaggio – che l’opzione dell’indipendenza, con i confini attuali, sarebbe la soluzione migliore per il Kosovo mentre il 92,5% degli intervistati serbi opterebbe per la soluzione dell’autonomia.
L’insoddisfazione nella comunità albanese sempre a riguardo della situazione politica sarebbe aumentata dall’anno scorso. Dato drammatico anche tra gli appartenenti alla comunità serba: il 97,1% è scoraggiato dalla situazione politica attraversata attualmente dal Kosovo.
La maggior parte degli analisti kosovari ha sottolineato in questi giorni che le proteste serbe sarebbero promosse da chi non vuole venir coinvolto nelle istituzioni kosovare e da chi osteggia il processo democratico in Kosovo.
D’altro canto da parte serba si afferma che l’apertura del ponte sia solo una questione di immagine: per dimostrare che la situazione in merito alla sicurezza è migliorata e per dimostrare a Kai Aide, inviato ONU che in queste settimane sta lavorando ad una relazione sul rispetto degli standard internazionali posti al Kosovo, che anche a Mitrovica, ed in uno dei suoi luoghi simbolo, la situazione si starebbe normalizzando.
Ma se poi si va a chiedere ai cittadini di Mitrovica nord se si sentono liberi e sicuri di recarsi a Mitrovica sud la risposta nella maggior parte dei casi sarà no. E se si chiede loro se gli albanesi kosovari sono sicuri a girare per Mitrovica nord la risposta rimane negativa. "Le nostre uniche libertà le abbiamo a Mitrovica nord, e questi diritti li vogliamo difendere". Nella comunità serba si teme che i passi verso una Mitrovica unita possano influire negativamente sulla loro possibilità di movimento nella "propria" parte della città.
La divisione della città non è naturalmente un’opzione nemmeno da considerare. Ma resta un interrogativo pesante: come possono le autorità kosoavre ed il governo kosovaro pensare di amministrare Mitrovica nord se non si è lavorato sino ad ora nel ricostruire quella fiducia che è andata persa?
Soeren Jessen-Petersen ha consigliato ai leader albanesi di cercare di rivolgersi e confrontarsi con le minoranze, per creare una fiducia reciproca. Ma si è ancora in tempo o occasioni preziose sono state irrimediabilmente perse? A Mitrovica recentemente non vi è stato alcun incontro tra i rappresentanti della municipalità ed i rappresentanti serbi. Come quindi riuscire a normalizzare e stabilizzare la situazione in una città che rimane divisa?
Intanto il ponte continua a dividere, piuttosto che unire. E rimane un drammatico simbolo delle difficoltà del Kosovo, fertile a strumentalizzazioni.
Domenica un gruppo di ragazzi serbi nei pressi del ponte ha preso a sassate la macchina di un albanese che lo aveva attraversato. Immediata la reazione di un gruppo di albanesi nei confronti di macchine guidate da serbi.
"Incidenti che dimostrano che la scelta di liberalizzare l’accesso al ponte è stata prematura … la situazione è ancora molto tesa e tutti sono preoccupati di quanto avverrà in autunno" ha dichiarato Oliver Ivanovic, uno dei politici serbi più influenti di Mitrovica nord. Non è d’accordo George Kakuk, dell’UNMIK di Mitrovica: "Negli ultimi quindici mesi non ci sono stati incidenti. Il ponte non è stato riaperto troppo presto. La polizia ha reagito agli incidenti di domenica arrestando un serbo e due albanesi".