Albania: intervista a Sali Berisha

I militanti del Partito Democratico hanno festeggiato per tutta la notte di lunedì una vittoria che sembra certa. L’ex presidente Sali Berisha, cacciato dopo le sollevazioni del 1997, torna dunque al centro della scena politica. L’intervista, nella serata di lunedì, di Le Courrier des Balkans

13/07/2005, Jean-Arnault Dérens -

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Tirana

Pubblicato da Le Courrier des Balkans, martedì 5 luglio 2005. Titolo originale: "Albanie: le grand retour de Sali Berisha".
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta

Le Courrier des Balkans: Come giudica la situazione attuale dell’Albania?

Sali Berisha: È molto difficile. Dappertutto nel mondo esiste la corruzione, ma l’Albania è il solo paese d’Europa in cui la corruzione è stata eretta a sistema. Secondo l’ultimo rapporto della Banca Mondiale, la corruzione è aumentata del 300% dal 1997. È una terribile caduta di livello per lo Stato di diritto. I cittadini e le imprese versano ogni anno 1,4 miliardi di dollari di bakshish (mance, bustarelle, ndt) all’amministrazione. L’Albania è diventata un protettorato del crimine organizzato, diretto dal governo. Io ho presentato stasera alla stampa quattro candidati del nostro partito che hanno battuto dei ministri alle legislative, tra cui il ministro dell’Interno, che è un pilastro del crimine organizzato, non solo in Albania ma in tutti i Balcani. Sono persone ancora più pericolose del clan di Zemun in Serbia.

Cosa intende fare per lottare contro questi flagelli?

Ho promesso di diminuire del 50% la percentuale delle tasse fin dalla prima settimana del mio nuovo governo. La gente si attende misure concrete. Io taglierò molto sulle spese dell’amministrazione, mi batterò contro la corruzione, a cominciare da quella che si verificherà nel mio stesso governo. Noi dovremmo seguire il modello tedesco: il primo giorno di seduta del Bundestag, tutti i deputati hanno deciso collettivamente di rinunciare alla loro immunità parlamentare. Noi intendiamo emendare la legge sui conflitti d’interesse, la inaspriremo. Durante la campagna elettorale, ci sono state due linee: quella di Fatos Nano, che parlava del 1997, e la mia, quella delle mani pulite.

Ci sono da aspettarsi delle purghe, azioni penali contro i rappresentanti della vecchia maggioranza?

L’essenziale è bloccare lo sviluppo della corruzione all’interno della amministrazione. Io m’impegno per l’avvenire, non per ciò che è stato. L’obiettivo è sconfiggere la corruzione nel mio governo. Comunque, non ci saranno leggi di amnistia.

Ci si deve attendere che il signor Nano torni in prigione?

Io non sono il Procuratore Generale. Il potere giudiziario e quello esecutivo sono indipendenti, ma io non bloccherei la legge. In ogni caso, il mio scopo non è metterlo in prigione. Non sarebbe una buona cosa che il capo dell’opposizione fosse in prigione…

Lottare contro il crimine organizzato non rischia di essere pericoloso?

Certo, ma nei Balcani, se non ci si assume dei rischi, non si fa nulla. Ci servirà molto sostegno da parte della comunità internazionale, perché il crimine è internazionale. La cooperazione regionale è indispensabile.

Lei ha imparato dagli []i del passato?

Prima di entrare in politica, ero un ricercatore. Nella ricerca, si impara sempre dai propri []i. L’uomo deve superare sé stesso.

Quando lei era al potere, qual è stato il suo []e più grande?

La mia tolleranza nei confronti delle piramidi finanziarie.

Quale sarà la sua politica verso il Kossovo?

In questo momento, il Kossovo è un Paese libero. Io ho sostenuto una giusta causa. Anche se talvolta mi è stato rimproverato il mio impegno, ho avuto ragione. Comunque, il Kossovo e l’Albania sono due Paesi differenti. Ora il Kossovo ha i suoi dirigenti eletti. Quando devo esprimermi in merito al Kossovo, io insisto soprattutto sul necessario rispetto delle minoranze. In ogni caso, è necessario che il Kossovo si consolidi, è indispensabile per la stabilità dell’intera regione, ma questa evoluzione dipende da un negoziato tra la società del Kossovo e la comunità internazionale.

Qual è la priorità politica per la regione nel suo insieme, per i Balcani occidentali?

L’integrazione europea!

Si dice spesso che l’Unione Europea e gli USA abbiano politiche differenti in Albania

L’Albania e gli Albanesi hanno un destino: unirsi all’Unione europea e alla Nato. Allo stesso tempo, a causa della loro storia, essi si sentono profondamente riconoscenti verso gli USA, allo stesso modo in cui siamo riconoscenti verso il Presidente Chirac, che ha cambiato la politica della Francia nei Balcani, fondandola su basi etiche. Gli USA hanno condotto la campagna militare che ha portato alla liberazione di metà della nostra nazione.

Lei pensa che l’integrazione europea dell’Albania sarà possibile già nel 2014?

Ma anche prima! Prima, se l’Albania riuscirà a dimostrare un impegno serio nelle riforme e a diventare attraente per gli investimenti stranieri, se noi riusciremo a schiacciare la corruzione, a rimettere in funzione lo Stato di diritto.

Non teme che il rifiuto della Costituzione europea da parte di Francia e Olanda ritarderà il processo di allargamento?

Personalmente, io pensavo che il testo della Costituzione fosse troppo burocratico, troppo élitista. L’unico vero modello costituzionale è quello degli USA: un testo corto, che parla in nome del popolo. Ciò nonostante il processo di allargamento è irreversibile.

Lei torna al potere dopo lughe traversìe. Che effetto le fa questa serata di vittoria?

Io avevo principalmente due sogni. Che l’Albania fosse liberata dalla dittatura, e che la mia nazione fosse libera, qui e in Kossovo. Siamo riusciti anche a vanificare i giochi del governo sulle elezioni. Io farò di tutto perché l’Albania diventi una nazione democratica come le altre. Comunque evitiamo ogni trionfalismo, non ho tirato fuori lo champagne, perché Tirana non ha bisogno di feste mentre l’Albania è un Paese devastato.

Lei è stato spesso descritto come un uomo impulsivo…

Può darsi, ma non prendo decisioni d’impulso. Ho sempre riflettuto prima di decidere. Sono un uomo che sa prendere decisioni. Ero un cardiologo, e la vita di un essere umano dipendeva dalle mie decisioni.

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