La città gassata

Una nebbia azzurrognola cala sulla città. La respirazione diviene difficoltosa, gli occhi irritati, forti emicranie. E’ accaduto a Stara Zagora, in Bulgaria. I cittadini sono scesi in piazza. Alcuni denunciano l’impianto termoelettrico, altri i test segreti eseguiti nel vicino poligono militare

22/07/2005, Tanya Mangalakova -

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Stara Zagora

Per più giorni i 160.000 cittadini di Stara Zagora, Bulgaria meridionale, sono stati ostaggio di un pesante inquinamento da anidride solforosa. Dall’8 all’11 luglio scorsi infatti in città il livello di inquinamento ha raggiunto i 492 microgrammi per metro cubo, data una soglia limite di 350 microgrammi. Una nebbia azzurrognola ha coperto al città e gli automobilisti sono stati obbligati ad accendere i fari. La popolazione locale ha immediatamente percepito difficoltà respiratorie, emicrania, lacrimazione agli occhi.

Stara Zagora non è "gassata" per la prima volta. Anche nel corso del 2004, per ben due volte – il 2 giugno ed il 6 agosto – si è verificato il medesimo fenomeno. Secondo quanto allora dichiarato dall’Istituto nazionale per la meteorologia la fonte di quell’inquinamento erano state allora l’impianto numero 3 della centrale termoelettrica Maritza Istok.

Il Ministero per l’ecologia ha dato annuncio dell’avvenuto inquinamento con ben 4 giorni di ritardo. Il governo sembra aver preso sotto gamba l’accaduto, tutto preso dalle trattative per la creazione del nuovo esecutivo dopo le elezioni parlamentari dello scorso 25 giugno. Due Ministeri, quello dell’ambiente e quello dell’energia, hanno espresso opinioni discordanti in merito alle cause della nube tossica.

Alla fine l’Ispettorato regionale per l’ambiente e le acque ha effettuato dei controlli negli stabilimenti del complesso termoelettrico Maritza Istok dai quali sarebbe risultato che è stato quest’ultimo – assieme alla non lontana industria che produce mattoni "Brikel", situata nella città di Galabovo – a causare l’alto concentrato di anidride solforosa. Sia l’elettricità che i mattoni vengono creati bruciando alte quantità di lignite. Quest’ultima contiene grandi quantità di zolfo. Gli ispettori hanno invitato le aziende in questione a diminuire il loro livello produttivo. "Ma in questo caso il costo dell’energia nella regione subirà un drastico aumento" ha subito ribattuto Anguel Minev, vice-Ministro per l’energia e le risorse energetiche che ha poi aggiunto che spettava al Ministero per l’ambiente ed alla municipalità il compito di istituire un sistema di monitoraggio alla qual cosa non hanno mai provveduto.

L’aria di Stara Zagora, una questione europea

Il complesso termoelettrico di Maritza Istok è stato costruito 40 anni fa. Ogni mesi i tre impianti che lo costituiscono, la cui proprietà è in mano a tre soggetti privati differenti, pagano multe a causa dell’inquinamento atmosferico che producono. Il Ministero dell’ambiente ha già invitato i proprietari a monitorare costantemente le emissioni di polveri, anidride solforosa, ossido di carbonio e ossido nitrico. L’unica possibilità per limitare l’impatto ambientale sarebbe quella di insatllare un sistema di filtri.

"Vi sono fondi a disposizione, ma il governo ha tergiversato per sette anni" ha dichiarato ai media bulgari Evgueny Zhelev, sindaco di Stara Zagora. Secondo un progetto reso noto dai proprietari degli impianti lo scorso ottobre entro due anni verranno installati due impianti di purificazione, con un costo di 300 milioni di euro.

Il quotidiano Sega, lo scorso 19 luglio, ha reso noto che due parlamentari europei tedeschi, appartenenti al gruppo dei Verdi, hanno inviato una lettera a Dolores Sevlievski, Ministro per l’energia. I deputati europei hanno richiesto informazioni dettagliate in merito alle iniziative messe in atto dalle autorità bulgare sulla questione. Hiltrud Bayer, una dei due parlamentari, ha anche contattato ufficialmente Oli Rehn, Commissario europeo per il processo di integrazione, chiedendo cosa ha intenzione di fare la Commissione europea in merito alla "più crossa causa di inquinamento da anidride solforosa d’Europa". Nella sua risposta Oli Rhen ha definito i tempi di installazione degli impianti di purificazione. Gli obblighi di rispetto ambientale dovranno comunque essere rispettati entro il 2007, ha aggiunto, data nella quale la Bulgaria dovrebbe entrare a far parte dell’UE.

La verità in merito a quella che rischia di essere una catastrofe ambientale è semplice: gli impianti sono obsoleti, lo Stato non può permettersi di chiuderli perché molti abitanti della regione vi lavorano e non sembrano esservi fondi a sufficienza per un rapido ammodernamento degli impianti. Ma sorge una domanda: dove sono quei fondi che lo Stato ha guadagnato dalla privatizzazione degli impianti ed i fondi derivanti dalle multe per l’inquinamento che gli impianti a tutt’oggi producono? Se lo sono chiesto gli analisti del quotidiano Sega senza però ad ora aver trovato risposta.

L’installazione di sistemi atti a diminuire l’impatto ambientale spetta in ogni caso agli attuali proprietari degli impianti (tra i quali vi è anche l’italiana ENEL). Per quanto riguarda il corrispettivo delle multe pagate per il 20% va al Ministero dell’ambiente e l’80% alla municipalità dove sono situati gli impianti, che non è quella di Stara Zagora. La situazione è complessa e lo ammette anche il Ministro per l’ambiente Dolores Arsenova. "La questione non verrà risolta prima del 2006. Perlomeno. Nel frattempo almeno parte degli impianti dovrebbero essere dotati di adeguati filtri".

La protesta dei cittadini

"Vi è un vero e proprio genocidio nei confronti dei cittadini di Stara Zagora" afferma senza mezzi termini la Commissione sulla salute, l’ambiente e lo sport della municipalità di Stara Zagora in un appello adottato lo scorso 12 luglio.

Centinaia di cittadini, indossando maschere antigas, si sono riversati nelle strade della città lo scorso 19 luglio. La manifestazione è stata organizzata da alcune ONG locali. In un caffè del centro, il "La Banka" i camerieri servivano ai tavoli indossando anch’essi maschere antigas.

Molti cittadini hanno sottoscritto un petizione che è stata inviata al Presidente bulgaro Georgi Purvanov richiedendo che vengano individuati al più presto i responsabili dell’inquinamento e che si avviino nei loro confronti dei procedimenti giudiziari. Altrimenti hanno minacciato disobbedienza civile e di bloccare le strade della regione.

L’ufficio locale della procura ha aperto un caso per inquinamento contro ignoti. La sezione bulgara del Comitato di Helsinki ha affermato che coadiuverà i cittadini di Stara Zagora nel caso volessero avviare un processo contro lo Stato bulgaro presso la Corte europea di Strasburgo. Secondo gli esperti legali dell’ONG lo Stato bulgaro non avrebbe agito infatti in modo adeguato per evitare l’inquinamento, non avendo trovato le cause della nube tossica e non avendo individuato i responsabili.

"La verità è altrove"

Forse anche a causa dell’eclatante ritardo nell’intervenire da parte delle autorità centrali la maggior parte dei cittadini di Stara Zagora non crede alle spiegazioni ufficiali in merito all’incidente. "La verità è altrove" hanno ripetuto in molti citando una celebre frase tratta da X files serie televisiva statunitense nella quel si descrive una cospirazione dei militari contro l’umanità. A Stara Zagora si sospetta che nell’incidente siano coinvolte le autorità militari. Si sospettano test nel poligono di tiro militare di Zmeevo, a soli 30 km da Stara Zagora.

L’ONG locale "Stara Zagora" ha affermato che l’impianto termoelettrico di Maritza Istok esiste da quarant’anni ma che i fenomeni di inquinamento sono iniziati 3 anni fa. "In quel periodo si affermava che nella base di Zmeevo venissero smantellati per conto NATO i missili Skud e Frog, operazione negoziata in segreto con le autorità bulgare che avrebbe portato nelle tasche dello Stato 10 milioni di euro". Il Ministro della difesa Nikolav Svinarov ha immediatamente smentito le voci ed ha aperto alla stampa ed alle ONG il poligono militare.

"Non siamo interessati alla routine quotidiana ma piuttosto a quanto avviene saltuariamente, magari di notte" ha risposto il leader dell’ONG Stara Zagora Nikolay Shopov.

"Zmeevo è vitale per il complesso militare bulgaro" ha dichiarato il colonnello Dechko Kolev "vi si realizzano test delle industrie d’armi Arkus, Dunarit, Elko, Pima, Samel per la certificazione delle armi prodotte in Bulgaria. Vio sono anche clienti stranieri che eseguono i propri test nel poligono. Lo Stato rischia di perdere milioni di euro anche solo ci si fermasse per tre mesi".

I quattro giorni di silenzio della autorità non hanno fatto che alimentare le ipotesi sulla "cospirazione" da parte dei militari. Lo scorso marzo la municipalità aveva chiesto una moratoria di un anno sugli esperimenti nella base di Zmeevo che le autorità militari hanno rifiutato.

La questione principale rimane l’individuazione dei responsabili della nube tossica che per giorni ha riempito i polmoni dei cittadini di Stara Zagora. "Le autorità danno la responsabilità alla centrale termo-elettrica perché sanno che molti di noi vi lavorano e che è impossibile protestare troppo perché in fin dei conti si protesterebbe contro il proprio mezzo di sussistenza. Ma in ogni caso l’inquinamento non è stato causato dagli alieni … o forse si?" ha dichiarato ad Osservatorio sui Balcani Devan, 40 anni, cittadino di Stara Zagora.

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