Kosovo, una settimana frenetica
I rappresentanti di Belgrado a New York, gli ambasciatori accreditati a Belgrado in viaggio in Kosovo per incontrare i politici kosovari. Il Rapporto di Eide non è ancora pronto ma in Kosovo sembra muoversi qualche cosa
La settimana scorsa è stata intensa per il Kosovo. Vi era grande attesa per la pubblicazione del rapporto sull’implementazione degli standard dell’inviato speciale del Segretario Generale ONU Kai Eide. Rapporto però non ancora pronto, si dovrà aspettare due settimane. Ciononostante si ha avuto la sensazione che qualcosa si stia muovendo.
Gli stessi media del Kosovo sembrano aver percepito che si stia arrivando al dunque. E quindi ai negoziati sullo status finale del Kosovo. Sono sensibilmente aumentati i commenti, le analisi e le indiscrezioni sui possibili contenuti del rapporto di Eide.
Iperattività anche per le più alte cariche del governo serbo. Il Presidente della Serbia Boris Tadic a New York ha incontrato il plenipotenziario per la politica estera UE Javier Solana e Nicholas Burns, sottosegretario agli Esteri USA. Il Ministro degli esteri serbo Vuk Draskovic ha incontrato inoltre Jap de Hop Schefer, segretario NATO. A questi incontri i due rappresentanti serbi hanno ribadito come i negoziati sullo status possano partire solo quando saranno implementati gli standard definiti dalla comunità internazionale.
Contemporaneamente Sandra Raskovic-Ivic, recentemente nominata al posto di Nebojsa Covic a capo del Centro di Coordinamento per il Kosovo – istituzione governativa creata appositamente per gestire le attività del governo in merito al Kosovo – ha visitato il Kosovo dove ha incontrato il vice-Rappresentante Speciale UNMIK Larry Rossin al quale ha ribadito che due cose sarebbero fuori discussione: una piena indipendenza del Kosovo ed una divisione di quest’ultimo.
Ma in Kosovo non c’era solo Sandra Raskovic-Ivic. C’erano anche i 21 ambasciatori UE accreditati a Belgrado che hanno incontrato il presidente dell’Assemblea del Kosovo Nexhat Daci, il leader del PDK Hashim Thaci, quello di ORA Veton Surroi ed infine Oliver Ivanovic, rappresentante della Lista serba per il Kosovo. I leader kosovari hanno ribadito che i kosovari sono pronti e capaci di governare il loro Paese come stato indipendente. Non la pensa così Oliver Ivanovic secondo il quale prima che si decida sullo status occorre che il Kosovo adempia a specifici obblighi.
Mentre in Kosovo c’è attesa crescente per conoscere i contenuti del rapporto di Eide Koha Ditore, uno dei più letti quotidiani del Kosovo, ha riportato un’intervista con il diplomatico norvegese Eide. Quest’ultimo ha ribadito che il suo rapporto non è ancora concluso e che sta continuando nelle consultazioni necessarie a terminare il proprio lavoro. "So cosa sto facendo e sono consapevole dell’importanza di questo lavoro. Sono io a definire il mio programma di lavoro. Solo quando il rapporto sarà pronto verrà reso pubblico".
Il giorno successivo alla pubblicazione di quest’intervista i media del Kosovo e della Serbia hanno riportato dell’incontro tra Kai Eide ed i rappresentanti del Gruppo di Contatto.
Tutti i media kosovari hanno riportato che dall’incontro del Gruppo di Contatto sarebbe emerso che vi sarebbero sensibili miglioramenti nella Provincia. Ed in molti hanno interpretato questo come segnale positivo, che potrebbe portare all’avvio dei negoziati sullo status.
Anche Soeren Jessen-Petersen, Rappresentante Speciale UNMIK, ha incontrato i rappresentanti del Gruppo di Contatto chiedendo loro luce verde per l’avvio dei negoziati. Ha inoltre ricordato come occorra considerare anche gli eventuali cambiamenti e miglioramenti della situazione che avverranno dopo che Eide avrà lasciato il Kosovo e non limitarsi alla letura data da quest’ultimo.
Secondo il quotidiano Koha Ditore oramai la diplomazia occidentale starebbe accelerando per entrare in una fase finale che porti a modificare l’attuale status quo.
Secondo il quotidiano Zeri dal Gruppo di Contatto sarebbe arrivata la richiesta rivolta ai politici kosovari di impegnarsi maggiormanete sulla strada della risoluzione dello status. In particolare – si comenta sul quotidiano – occorre uscire dalla crisi che attanaglia l’attuale governo e garantire stabilità. Zeri poi cita un comunicato stampa dello stesso Gruppo di Contatto: "Il gruppo di Contatto chiede ai leader del Kosovo di incrementare i propri sforzi per trasformare le proprie promesse in attività concrete. Se i progressi del Kosovo verranno considerati sufficienti, ci aspettiamo che il Segretario generale Kofi Annan promuoverà le azioni necessarie affinché il dialogo sullo status parta prima della fine dell’anno".
I media serbia hanno invece sottolineato come il Gruppo di Contatto abbia posto l’attenzione sul fatto che siano ancora necessari grossi sforzi affichè gli standard vengano effettivamente raggiunti. I media serbi hanno anche rilevato che sembrerebbe esserci sintonia tra ciò che pensa il Gruppo di Contatto ed i contenuti del rapporto di Eide.
A Belgrado tutto ciò è stato commentato positivamente perché implicherebbe che il giudizio sugli standard non è positivo anche se – si ricorda – questo non esclude che Kofi Annan decida di far partire il processo sullo status entro l’anno anche se gli standard non sono stati raggiunti al 100%.
Gli analisti dei media serbi sembrano invece essere più preoccupati della mancanza di una strategia chiara sul Kosovo d aaprte dei propri politici. Questo è solo in parte vero dato che negli ultimi mesi dalle dichiarazioni di molti politici emerge una posizione più o meno chiara che è stata esplicitata dal Ministro degli esteri Draskovic lo scorso fine settimana davanti all’Assemblea generale dell’ONU: "La Serbia è pronta ad un compromesso. Compromesso che esclude da una parte un’autonomia limitata, dall’altra l’indipendenza per il Kosovo perché non è possibile per una parte prendere tutto e per l’altra invece perdere tutto. La Serbia e Montenegro sta richiedendo un livello europeo di protezione dei diritti delle minoranze in Kosovo, la protezione delle chiese e dei monasteri ed uno status europeo per i confini esistenti con la Macedonia e l’Albania". Pronti quindi a garantire i livelli più alti di autonomia ma all’interno dei confini esistenti dell’Unione Serbia e Montenergo.
Ciò che però temono i serbi del Kosovo è che nel prossimo futuro la stessa Unione Serbia e Montenegro non esista più. In questo caso la Serbia potrebbe arrogare a sé gli stessi diritti che ora vanta l’Unione?
Nonostante tutti gli scontri intestini che si verificano in Serbia quando si affronta la questione del Kosovo Belgrado ha alcune carte pesanti da giocare. La principale è forse la mancanza di libertà di movimento per le minoranze del Kosovo ed in particolare per quella serba. La situazione difficile è davanti agli occhi di tutti e la recente uccisione di due serbi che si recavano in macchina da un’encalve all’altra non ha fatto che confermarlo. Anche il fatto che non è ancora partito alcun processo di decentramento sarà un altro aspetto che i rappresentanti del governo serbo metteranno sul tavolo dei negoziati. Di questi elementi sono consapevoli tanto i rappresentanti albanesi del Kosovo quando la comunità internazionale.
Durante la settimana sono emersi anche possibili nomi di chi potrebbe essere nominato da Kofi Annan per guidare i negoziati. Su tutti il nome di Martti Athisari, ex Presidente della Finlandia, che sarebbe benvisto sia da Washington che da Bruxelles e New York.
E mentre i media kosoavri riportano il cv (imponente) di Athisari lodandone l’esperienza e la disponibilità ad affrontare questo compito impegnativo alcuni analisti politici di Belgrado hanno fatto altri nomi: tra questi Carl Bildt che sarebbe secondo alcuni un miglior negoziatore di Athisari.
I cittadini del Kosovo intanto in questi giorni aspettano e si stanno chiedendo se porterà a qualcosa la settimana di attività frenetiche che è appena trascorsa o se invece, come già accaduto in passato, tutto tornerà ad arenarsi.