Kosovo: il ritorno

Ramush Haradinaj può ritornare, a determinate condizioni, alla vita politica attiva. E’ un decisione importante (e controversa) quella presa la settimana scorsa dal Tribunale dell’Aia. Che certo influirà sul futuro prossimo del Kosovo

17/10/2005, Saša Stefanović -

Kosovo-il-ritorno

Ramus Haradinaj

La scorsa settimana, se non si considerano le pagine e lo spazio dedicato su quotidiani e media elettronici ad analisi e dibattiti riguardanti i negoziati sullo status del Kosovo e le informazioni relative al rapporto di Kai Eide, la notizia più rilevante è arrivata senza dubbio dall’Aia.

Il Consiglio del Tribunale Internazionale ha accolto la richiesta degli avvocati di Ramush Hardinaj – ex primo ministro del Kosovo – di ritornare alla vita pubblica attiva e di occuparsi di questioni politiche, compreso il possibile coinvolgimento nei negoziati sullo status finale del Kosovo.

Haradinaj, nel marzo del 2005, è stato incriminato dal Tribunale Penale dell’Aja per crimini di guerra, commessi quando era tra i comandanti dell’UCK, Esercito di liberazione del Kosovo. Haradinaj, allora primo ministro, si dimise e gli vennero concessi gli arresti domiciliari in attesa del processo. Allo stesso tempo gli venne interdetta ogni attività pubblica.

La decisione del Consiglio del Tribunale ha ora cambiato le cose. In molti sui media kosovari, all’indomani della decisione, hanno commentato ed analizzato i possibili significati di questo cambiamento.

La maggioranza del cittadini del Kosovo ha interpretato questo segnale che arriva dall’Aia come positivo per le proprie aspirazioni politiche. Ma avrà certo anche altre implicazioni sulla politica del Kosovo.

Il coinvolgimento, nei negoziati sullo status, di Ramush Haradinaj con tutta probabilità aiuterà a trovare una posizione comune tra i vari leader kosovari, i quali già vedono i loro nomi stampati sui libri di storia del Kosovo.

Ramush Haradinaj ha già dato prova della sua autorevolezza e capacità di guida politica nel periodo in cui ricoprì la carica di primo ministro. Il suo accordo con l’LDK – che ha mandò all’opposizione il secondo partito del Kosovo, il PDK di Hashim Thaci – garantì una certa stabilità di governo.

Dopo la sua partenza il governo kosovaro non è stato più così efficace ed è stato bloccato da aspirazioni politiche confliggenti. Anche in merito ai negoziati sullo status il tentativo del Rappresentante Speciale Jessen-Petersen, a capo dell’amministrazione ONU, di creare un luogo, chiamato Forum, dove i principali leader kosovari potessero confrontarsi su una strategia comune per i negoziati, è fallito.

Sembra che la Comunità internazionale sia in questo caso di nuovo intervenuta, per evitare il caos, riportando Haradinaj sulla scena. L’ex premier è necessario perché può fare ciò che neppure Rugova è in grado di fare: dare nuovamente stabilità al governo ed alla situazione politica in generale.

Ma è senza dubbio lecito chiedersi perché il Tribunale dell’Aia faccia tali concessioni ad una persona accusata di crimini di guerra. Quale precedente questo implica per gli altri incriminati?

Sembra che il ragionamento alla base di tutto questo sia per ora esclusivamente di breve periodo: Haradinaj può fare molto con la sua partecipazione politica verso la stabilizzazione della scena politica del Kosovo, e ciò è esattamente ciò di cui si ha ora bisogno.

Il suo coinvolgimento nell’attività politica resta comunque limitato a necessarie autorizzazioni da parte dell’UNMIK che avrà anche il compito di aggiornare delle attività di Haradinaj il Tribunale.

Secondo alcuni analisti dei media locali a Haradinaj è stata data la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica kosovara e questa situazione persisterà sino a quando l’UNMIK riterrà necessaria la sua presenza per lo sviluppo positivo della situazione di sicurezza in Kosovo.

I media hanno segnalato che la decisione del Tribunale dell’Aja implica che sia l’amministrazione ONU ad assumersi la responsabilità di autorizzare o negare le attività dell’ex premier, e di includere queste ultime in un rapporto da inviare in Olanda ogni due settimane. Haradinaj dovrà peraltro chiedere permesso ogni volta che desidera dichiarare qualcosa al pubblico del Kosovo.

I media in Serbia, diversamente da quelli kosovari, hanno sottolineato le posizioni in seno al Consiglio del Tribunale dell’Aja contrarie a questa decisione. Tra queste il Presidente del Consiglio stesso, Carmel Angius secondo il quale "il pubblico potrebbe avere l’impressione che Haradinaj, nonostante sia incriminato dal Tribunale, ritorni de facto ad essere una figura politica chiave nel panorama politico kosovaro. Credo fermamente che la decisione che sia l’UNMIK che dovrà valutare il grado di coinvolgimento politico manda un messaggio sbagliato a tutti nell’ex Jugoslavia in particolare perché Haradinaj non è l’unico politico ad essere incriminato dal Tribunale. All’UNMIK non deve essere data giurisdizione su questioni che riguardano esclusivamente la giurisdizione del Tribunale".

In Serbia si è interpretato questa decisione come un’ulteriore vantaggio dato alla controparte albanese in vista dei negoziati. E’ quindi un segnale che aumenta la preoccupazioni in merito ai possibili esiti di questi ultimi.

Ma funzionerà questo precario equilibrio tra Haradinaj, UNMIK e Tribunale dell’Aja? Riuscirà l’ex premier a moderare la sua presenza in pubblico e a utilizzare la sua influenza per condizionare il processo politico senza irritare nessuno?

Alcuni analisti hanno definito questa decisione del Tribunale dell’Aja come il secondo trionfo di Haradinaj dopo aver ottenuto il rilascio provvisorio. Davanti ad Haradinaj ora vi è però un compito senza dubbio arduo. E nessuno che si prodigherà, nel caso fallisse, a coprirgli le spalle.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta