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Proibizionismo bulgaro
Nell’aprile del 2004 un nuovo articolo del codice penale che di fatto equiparò i consumatori di droghe agli spacciatori, prevedendo pene carcerarie durissime. E’ passato più di un anno, i tossicodipendenti non sono diminuiti ed anzi il fenomeno è divenuto ancora più sommerso. Nostro reportage
"Pompa o foglio?". Le mani di B., bianche e sottili, corrono svelte a scoprire l’avambraccio fino al gomito, con una decisione inaspettata, vista la sua figura minuta. "Ti sembro una che si fa a pompa?".
Via Pirotska, a due passi dal centro. Il vecchio furgoncino con la scritta "Caritas", in alfabeto cirillico e latino è parcheggiato in un vicolo cieco e fangoso, aperto tra basse case screpolate e piccoli negozi scuri, a un passo dalla chiesa di Sveti Nikolaj Sofiiski e dall’incrocio, perennemente trafficato, con la Opalchenska.
Dentro il riscaldamento non funziona, e Galja, Silvija e Momchil, gli operatori del progetto "Ambulatorio mobile per i tossicodipendenti" di Caritas Sofia mi offrono un caffè bollente, tutti intabarrati nei loro cappotti invernali.
Il progetto va avanti dal 1999, si offre assistenza medica, analisi del sangue gratuita per HIV, epatite e malattie veneree, un pacchetto con vitamine, aspirine, wafer al cioccolato e una bevanda calda. Ma soprattutto la possibilità di parlare ed essere ascoltati.
A chi viene per cercare aiuto, come B., gli operatori chiedono soltanto l’iniziale del nome, l’età anagrafica e quella da cui è iniziato il rapporto con la droga, e di cosa ci si fa. "Pompa o foglio?", nel gergo dei "tossici" di Sofia significa "ti buchi o sniffi?".
"Queste informazioni ci servono a monitorare la situazione", mi dice Silvija mostrandomi il registro dei "visitatori" di oggi, trentasette in poco più di due ore. "In tutta Sofia si rivolgono a noi più di mille persone, ragazzi e ragazze, età media 22-23 anni. Molti li conosciamo da anni, ma ogni giorno, purtroppo, si vedono facce nuove".
"A tanti curiamo gli ascessi che gli ospedali si rifiutano di trattare, quando si accorgono che il paziente è un tossicodipendente" racconta Galja, infermiera di professione e per passione. "Quasi tutti comunque non hanno assicurazione medica, e al pronto soccorso vengono mandati via".
Continuano ad arrivare. Un ragazzo chiede nervosamente vitamina B, con i crampi alle mani, un altro vuole sapere se c’è ancora posto all’ospedale di Suhodol. Moltissimi sono nel programma del metadone, alcuni da anni, ma pochi tentano il grande passo, smettere, perché si dice che le crisi di astinenza da metadone siano anche peggio di quelle da eroina.
Scende la sera, ultimo arriva un uomo alto, magro, sulla cinquantina. Dà le sue generalità, chiacchiera un po’, gentile, poi prende il suo sacchetto e va via. "Fa parte della prima generazione che ha iniziato a bucarsi in Bulgaria, trent’anni fa", mi spiega ancora Galja" e stanno assai meglio dei giovani, perché la morfina, con cui ci si faceva allora, era pura, mentre oggi la droga è tagliata male, e uccide in fretta".
Prima di andar via, chiedo quali sono stati gli effetti del nuovo articolo del codice penale sugli stupefacenti che, di fatto, da aprile del 2004 equipara i consumatori di droghe agli spacciatori, prevedendo pene carcerarie durissime.
"L’unico risultato visibile" mi dice Silvija " è stato rendere il fenomeno ancora più sommerso. Prima più persone si riunivano in una stanza per bucarsi, oggi invece ognuno fa per sé, per paura di essere "beccato", e i rapporti con gli spacciatori sono tenuti telefonicamente."
"Ma se parliamo del numero dei tossicodipendenti," conclude Silvija "non sta affatto diminuendo. Al contrario, ce ne sono sempre di più".
Il nuovo articolo 354a
Eppure la modifica all’articolo 354a del codice di procedura penale, approvata al grido "per dire basta, ancora una volta, alla droga!", era stato presentato dall’ iniziatore del provvedimento, il deputato di "Novoto Vreme" Miroslav Sevlievski, come uno strumento efficace per contenere, se non risolvere il problema.
Nella primavera del 2004, quasi all’unanimità, con la defezione di solo tre deputati, il parlamento ha cancellato la disposizione che recitava: "non è perseguibile il tossicodipendente che detiene o trasporta quantità di stupefacenti tale da presupporre l’esclusivo uso personale".
Dopo la modifica, la pena prevista per chi "produce, raffina, acquista, diffonde, detiene, trasporta o trasferisce sostanze stupefacenti" va ora da dieci a quindici anni di reclusione, senza alcuna distinzione tra tipo e quantità di droga.
In Bulgaria, oggi, spacciare eroina, produrre droghe sintetiche, ma anche bucarsi, prendere una pastiglia di ecstasy o soltanto fumare uno spinello sono ritenuti delitti ugualmente gravi, punibili con pene superiori a quelle previste per lo stupro o l’omicidio preterintenzionale.
Secondo il rapporto 2004 del "Centro Nazionale per le Tossicodipendenze", in Bulgaria l’abuso più problematico resta quello di eroina, in aumento seppure con ritmi inferiori rispetto agli anni ’90. Oggi gli eroinomani nel paese sarebbero circa 25mila.
Al tempo stesso però l’uso di droghe aumenta soprattutto tra i giovanissimi che cercano prevalentemente cannabis. Secondo il centro, in Bulgaria ci sono circa 100mila consumatori di cannabis, tra stabili e occasionali, di cui la maggior parte intorno ai vent’anni. Il problema è che oggi, di anni rischiano di farsene dai dieci ai quindici, in galera, anche soltanto per aver provato uno spinello.
Pena di morte per uno spinello?
In questi mesi molte voci hanno messo in discussione il "pugno duro", soprattutto tra coloro che lavorano giornalmente con i tossicodipendenti, come gli operatori della Caritas, denunciando la loro trasformazione da soggetti da recuperare a criminali e l’evidente sproporzione tra il reato commesso e la condanna prevista.
Ancor prima che il provvedimento venisse approvato, tre giornalisti del settimanale "Edno" fecero scandalo, distribuendo polemicamente nelle cassette postali dei deputati in parlamento buste con dentro sigarette simili a spinelli.
Nel dicembre 2005, a un anno e mezzo dall’entrata in vigore del "nuovo" 354a, il settimanale "Kapital" ha dedicato un numero a fare il punto della situazione.
In un lungo editoriale intitolato "Pena di morte per uno spinello?", la Bulgaria viene descritta come " l’esempio perfetto di un modo del tutto sconclusionato di combattere la droga, concerti di sensibilizzazione e decenni di galera", raccontando nei dettagli due ulteriori problemi causati dall’articolo di legge.
Il primo riguarda l’aumento della corruzione tra gli agenti di polizia, che, "per chiudere un occhio" chiedono tangenti a chi viene sorpreso con sostanze stupefacenti. Il secondo, l’accumularsi di numerose cause di pochissima rilevanza criminale nei già lenti e oberati tribunali bulgari.
Alla fine anche l’Unione Europea ha chiesto chiarimenti, tanto che nel corso del 2004 il governo bulgaro ha preso l’impegno davanti alla Commissione di "correggere il testo al fine di avvicinarlo alle migliori disposizioni dei paesi Ue".
Ma secondo fonti riservate di "Kapital" nel ministero della Giustizia, la tanto attesa modifica, che il governo si prepara a presentare nei prossimi giorni, non prevede nessun passo indietro, se non nella pena massima applicabile, da quindici a cinque anni. Il consumo di droga rimarrebbe un reato, e chi ne fa uso, un criminale.