Ratko Mladic ad un passo dall’Aia
Ieri una giornata di confusione mediatica all’inseguimento delle conferme sulla cattura del superlatitante Ratko Mladic. Dopo varie smentite del governo serbo, giunge in tarda serata quella ufficiale del Tribunale dell’Aia. Ma le ore per l’ex generale sono ormai contate
Martedì 21 febbraio i media di tutto il mondo sono letteralmente impazziti rincorrendo i repentini lanci delle agenzie di stampa sulla cattura di Ratko Mladic, l’ex capo dell’esercito serbo bosniaco, incriminato dal Tribunale dell’Aia di genocidio e massacri contro la popolazione bosniaco-musulmana durante la guerra nella ex Jugoslavia, superlatitante da oltre dieci anni.
Verso le 18.00 iniziano le prime speculazioni. Agenzie come l’AFP, AP, ANSA, Tanjug, Reuters lanciano la notizia dell’arresto, la fonte sarebbe la televisione BN di Bijeljina in Republika Srpska. Mladic sarebbe già stato arrestato a Belgrado e sarebbe in corso il suo trasferimento nella base militare di Tuzla, per poi procedere al suo trasferimento all’Aia. La notizia dell’arresto del superlatitante appare in prima pagina sui portali web dei maggiori quotidiani italiani.
Il governo serbo è costretto ad intervenire due volte, per voce del direttore dell’Ufficio del governo per la collaborazione coi media, Srdjan Djuric, per smentire le indiscrezioni. "La notizia dell’arresto di Ratko Mladic non è esatta, si tratta di manipolazioni e disinformazioni che danneggiano la nostra posizione e che non contribuiscono agli sforzi del governo serbo affinché la collaborazione con l’Aia sia portata a termine".
Riferendosi a fonti non ufficiali le notizie continuano a fluire per tutta la serata, tra smentite e conferme. Davanti alla base "Orao" di Tuzla si raccolgono decine di giornalisti pronti a dare la notizia del trasferimento di Mladic all’Aia. Ma ancora non arrivano conferme, il governo serbo continua a smentire, il Tribunale dell’Aia non ha informazioni al riguardo e non può né smentire né confermare la notizia, la EUFOR smentisce un trasferimento in corso di Mladic. Secondo l’agenzia Beta, Mladic sarebbe stato localizzato sulla montagna di Cer, ad un centinaio di km ad ovest di Belgrado, sulla frontiera con la Bosnia.
In serata giunge ufficiale la smentita dal Tribunale dell’Aia. "Smentiamo formalmente il fermo di Mladic", ha dichiarato la portavoce, Florence Hartmann, precisando che "da quanto ne sappiamo non c’è neppure alcuna operazione in corso".
Si inizia a parlare di giallo sull’arresto. La notizia bomba si sgonfia e appare come una sorta di montatura mediatica. Il 22 febbraio la maggior parte dei media serbi continuano a riportare notizie e indiscrezioni, nonostante le smentite del governo di Belgrado. "Glas Javnosti" titola "Mladic ancora a Belgrado?". Il quotidiano belgradese sostiene che l’ex generale serbo-bosniaco sia già stato arrestato e che il governo serbo stia trattando per dare all’opinione pubblica la notizia di una resa volontaria. Riferendosi ad una fonte anonima, il quotidiano belgradese afferma che nel caso in cui Mladic non dovesse accettare il governo serbo potrebbe considerare l’eventualità di consegnarlo all’Aia da un paese terzo.
Il quotidiano "Blic" apre con "Mladic accerchiato". Secondo il giornale belgradese Ratko Mladic sarebbe stato localizzato e sarebbero in corso trattative dirette per la sua consegna all’Aia, ma è poi costretto a riportare la sequela di smentite che sono giunte da più parti nel corso della giornata.
In tutta questa confusione mediatica, resta vero che il cerchio attorno a Mladic si è fatto molto stretto. Natasa Kandic, direttrice del Centro per il diritto umanitario, ong belgradese impegnata da oltre un decennio nella soluzione dei crimini di guerra commessi dalle forze serbe durante il conflitto degli anni novanta, ha dichiarato al quotidiano "Danas": "Questa volta ci credo, perché sono stati sul serio messi all’angolo, non credo che ci sia una resa, ma dovranno arrestarlo, anche se cercheranno di addolcire la cosa e di farla sembrare come una consegna".
Da tempo le lamentele del capo procuratore dell’Aia, Carla del Ponte, circa la mancanza di una concreta collaborazione del governo serbo con il Tribunale internazionale, sono state accolte anche dall’Unione europea.
È dall’inizio dell’anno che a più riprese l’Unione europea, per voce del commissario europeo per l’allargamento Olli Rehn, avverte la Serbia e Montenegro di sforzarsi di condurre azioni concrete nella collaborazione con il TPI dell’Aia, pena la sospensione dei negoziati sull’Accordo di associazione e stabilizzazione, primo passo verso l’Unione europea.
"Se Mladic non verrà consegnato all’Aia, allora i negoziati verranno sospesi. Sono del tutto convinta che quando si sentiranno costretti all’angolo, allora consegneranno Mladic. Entro la fine di febbraio devo avere Mladic, così che possa avere il tempo di prepararmi al processo su Srebrenica in luglio", aveva dichiarato pochi giorni fa Carla del Ponte.
"Se la Serbia e Montenegro non raggiungono una piena collaborazione con l’Aia, nell’immediato futuro ciò avrà delle conseguenze negative sui negoziati per l’Accordo di associazione e stabilizzazione e sul futuro europeo della SM", le fa eco Olli Rehn, aggiungendo che "siamo interessati ad azioni, e non solo alle parole, e questo adesso ce lo aspettiamo dal Paese e dai suoi leader".
Il prossimo 27 febbraio si terrà l’incontro dei ministri degli esteri dell’UE e in quell’occasione dovrà essere consegnato ai ministri dell’Unione europea il rapporto sulla Serbia e Montenegro. Se il rapporto dovesse essere negativo, ossia se la collaborazione con il TPI non subirà una concreta svolta, l’esito potrebbe essere quello sottolineato da Olli Rehn.
Secondo l’ex direttore dei Servizi di sicurezza serbi, Goran Petrovic, entro la fine di febbraio Mladic sarà consegnato all’Aia. "Le trattative sulla resa di Mladic sono alla fase finale. Sono rimasti dieci giorni per la sua consegna e adesso si sta solo cercando lo scenario adeguato per farlo. Il governo serbo è in costante contatto con Mladic perché altrimenti non avrebbero chiesto un prolungamento del termine di consegna di altri dieci giorni. Il fatto che Kostunica abbia chiesto altri dieci giorni significa che stanno trattando con lui", ha dichiarato Petrovic per B92.
I rapporti tra Belgrado e l’ex generale serbo-bosniaco sembrano essere ben documentati. I documenti che verranno consegnati al tribunale dell’Aia e che riguardano i dati sulla sua pensione e sulle cure mediche ricevute, indicano che dal 1993 al 1997 Mladic si è curato a Belgrado sotto tre differenti pseudonimi. Nella documentazione che il Consiglio nazionale per la collaborazione col TPI dell’Aia, ha ricevuto dal ministero per la Difesa e che ha reso disponibile a suddetto tribunale, figura anche il fatto che l’ex generale è stato decorato dal presidente dell’allora Jugoslavia Zoran Lilic, benché Mladic fosse al servizio dell’esercito della Republika Srspka. Inoltre Mladic è stato mandato in pensione dalla Republika Srpska nel 1996, ma ha continuato a far parte dell’esercito della Jugoslavia, e l’ex presidente della Federazione di Jugoslavia e attuale premier serbo Vojislav Kostunica ha firmato il suo pensionamento nel 2001.
Il fatto che Mladic sia stato decorato dall’ex presidente della Jugoslavia Zoran Lilic, e poi pensionato dal presidente della Federazione Jugoslavia Kostunica, potrebbe provare la partecipazione della Serbia ai crimini commessi sotto il comando dell’esercito della Republika Srpska. Questa potrebbe rappresentare una prova decisiva contro la Serbia nel processo in cui la Bosnia Erzegovina accusa la Serbia di genocidio. Processo che inizierà il 27 febbraio e con le pause dovrebbe durare fino al 9 maggio.