Bosnia Erzegovina vs Serbia e Montenegro
Iniziato il 27 febbraio scorso il processo presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aja che vede la Bosnia Erzegovina accusare la Serbia e Montenegro di genocidio. Intervista del quotidiano belgradese Politika con uno dei rappresentanti legali della Serbia e Montenegro. Nostra traduzione
Di Jelena Cerovina, Politika, 1 marzo 2006 (tit. orig. Mi smo rekorderi po broju sporova u Hagu)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Luka Zanoni
"Le possibilità che la Crote internazionale di giustizia venga dichiarata non competente su questo caso sono reali. Esse sono significativamente aumentate dopo la decisione del 2004 in cui è stata dichiarata non competente per l’accusa che abbiamo avviato contro i membri della NATO per il bombardamento del nostro Paese. Allora la Corte si attenne alla stessa logica che ora noi chiediamo venga applicata in questo processo". Lo afferma in un colloquio col nostro giornale Tibor Varadi, uno dei rappresentanti legali del nostro Paese al processo per supposto genocidio, avviato dalla Bosnia Erzegovina contro la Serbia e Montenegro (SM).
"È anche vero che allora a favore di tale decisione si sono dichiarati otto dei quindici membri della Corte mentre gli altri sette si sono dichiarati contrari, sostenendo che ciò potrebbe influire sul processo della BiH contro la SM. Pertanto le opinioni sono discordanti, ma è si aperto un significativo spazio di manovra. Vale la pena di aggiungere che dei 15 giudici che nel 2004 avevano votato per questa decisione, oggi ne sono rimasti solo dieci, perché ne sono stati nominati cinque nuovi. La situazione, tuttavia, è aggravata dal fatto che la Corte già una volta è stata dichiarata competente (nel 1996), ma ci si domanda se tale decisione possa essere modificata. Il team di legali che al tempo difese la SRJ non aveva portato quelle argomentazioni contro la competenza della Corte che oggi noi adottiamo. Ad ogni modo esistono reali possibilità che la nostra strategia funzioni, ma ciò è lontano dall’essere scontato. Personalmente penso che non esista fondamento per dichiarare la Corte competente e continuerò, insieme coi miei collaboratori, a provarlo", afferma Varadi.
Come commenta le parole del legale dell’avvocato dell’accusa Sakib Softic che la cosa più importante è provare che la SRJ ha commesso il genocidio, e che la richiesta per danni di guerra è secondaria?
La BiH ha accusato la Serbia di genocidio, e ha annunciato pure la richiesta di risarcimento. Tale richiesta non è ancora stata formalmente adottata, ma il legale della BiH, nelle dichiarazioni per i giornalisti, negli scorsi anni ha a più riprese accennato alla richiesta di risarcimento, e pure alla cifra. È stata persino avanzata la cifra di 300 miliardi di dollari americani.
Che conseguenze avrebbe il processo se venisse confermato il genocidio? In quel caso verrebbe minacciata l’esistenza della Republika Srpska?
Sarebbe una decisione dalle conseguenze eccezionalmente pesanti. Per la prima volta nella storia uno stato verrebbe giudicato per genocidio, e sarebbe un momento molto difficile per tutti i cittadini della SM. Credo che ciò non sarebbe davvero esemplare e spero che ciò non accada. Aggiungo anche che le linee di divisione del vero conflitto erano linee etniche, mentre questo processo è strutturato diversamente. Qui sono messi a confronto gli stati, e non le popolazioni. Questo è un fatto che non è sufficientemente chiaro alla gente. Per come sono suddivisi i ruoli davanti alla Corte internazionale di giustizia, se la BiH venisse dichiarata vittima di genocidio, la Republika Srpska si troverebbe dalla parte delle vittime, perché è una delle entità della BiH. Allo stesso tempo, tutti i cittadini della SM (sia serbi che non serbi) si troverebbero dalla parte degli esecutori. Se si arrivasse al pagamento del risarcimento, tutti i cittadini della Serbia (sia i bosgnacchi del Sangiaccato che gli ungheresi della Vojvodina e gli altri) pagherebbero, e i beneficiari sarebbero tutti i cittadini della BiH, e quindi anche i cittadini della Republika Srpska. Oltre a ciò, a prescindere da come andranno i colloqui sullo status del Kosovo, questa provincia, senza dubbio, è stata parte della SRJ al tempo del conflitto (1991-1995), sicché le conseguenze legali di un’eventuale condanna, dal mio punto di vista, si riferirebbero anche al Kosovo. Lo stesso, ovviamente, accadrebbe con il Montenegro. So che tutto ciò suona insolito, forse persino incredibile, perché sia da noi che in BiH questo processo viene percepito come la continuazione del conflitto tra musulmani (bosgnacchi), serbi e croati. I processi in tribunale perlopiù seguono le linee divisorie del conflitto reale, ma non è il caso in questione in cui vengono giudicate la BiH e la SM in quanto stati.
(…)
Su cosa si baserà la nostra difesa?
A questa domanda non posso rispondere.
I processi presso il Tribunale penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra possono in qualche modo influire sul processo presso la Corte internazionale?
Nella parte processuale le decisioni del Tribunale dell’Aja non hanno influenza. Per quanto riguarda la sostanza del processo, possono influenzare solo le decisioni che si riferiscono ai casi in cui dei cittadini della SM sono condannati per genocidio – ossia se qualche cittadino della SM si libera dall’accusa di genocidio. Tali decisioni del Tribunale dell’Aja non vincolano la Crote internazionale , ma possono avere una loro influenza.
Esiste ancora la possibilità di un compromesso? Ci sono stati contatti tra i due stati su questo tema?
La SRJ, e poi la SM, a più riprese ha annunciato di essere pronta a discutere una soluzione extragiudiziaria della causa. Questa iniziativa non è stata accolta.
E’ vero che abbiamo offerto alla parte bosniaca di ricostruire la moschea di Banja Luka, che è stata distrutta durante la guerra in BiH, se rinunciano all’accusa?
Come ho detto, fra le parti non ci sono stati colloqui per una soluzione extragiudiziaria. Ci sono stati dei contatti informali durante i quali sono solo iniziati i colloqui. Durante uno di questi (pochi) contatti, quando si è iniziato a chiedere in che direzione si sarebbe cercata la soluzione, si è accennato che la fiducia reciproca potrebbe essere raggiunta con dei gesti altamente significativi. Come esempio di tali gesti si è accennato alla edificazione della Ferhadija. Di tutto ciò erano informati i più alti funzionari di entrambi gli stati, ma non si è mai arrivati a veri negoziati, sicché questa proposta formalmente non è mai stata fatta, né è stata rifiutata. Semplicemente non si è mai giunti a colloqui fra i due stati.
Siamo i più grandi litigiosi del mondo? Siamo coinvolti in più della metà dei casi che si conducono presso la Corte internazionale di giustizia …
Se guardiamo ai singoli casi presso la Corte è vero che abbiamo veramente un numero record di processi. Questo può essere spiegato, da un lato, col fatto che la politica condotta alla fine degli anni ottanta e durante gli anni novanta ci ha messi contro il mondo e contro i nostri vicini e non ha portato la pace nemmeno all’interno delle nostra frontiere. Sui numeri di processi influisce il fatto che abbiamo aperto un contenzioso con ben 10 diversi paesi che appartengono alla NATO, ma in realtà si tratta dello stesso processo.