Presidenza UE: la Serbia deve affrancarsi dal passato

La notizia della morte dell’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic è arrivata mentre a Salisburgo i ministri degli Esteri dell’Unione europea e dei Paesi balcanici discutevano dell’allargamento dell’UE. L’Austria, presidente di turno dell’Unione europea, ha affermato che la morte di Milosevic non fa venire meno per Serbia e Montenegro la necessità di fare i conti con il passato

13/03/2006, Roberta Bertoldi -

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Questa morte "non cambia né modifica in alcun modo la necessità di dovere fare i conti con il passato, con quell’eredità di cui Milosevic ha fatto parte", ha affermato il ministro degli Esteri austriaco, signora Ursula Plassnik, nella conferenza stampa seguita alla riunione a Salisburgo dei colleghi dell’Ue e dei Balcani. "Sarà questa una delle grandi sfide per la regione, se vuole raggiungere la meta finale cui stiamo lavorando tutti, vale a dire una pace e una riconciliazione durature", ha aggiunto.
Il lavori del vertice promosso dalla Presidenza di turno austriaca hanno confermato l’importanza dell’allargamento della UE a tutti i paesi balcanici.

Dopo un primo incontro dedicato ad uno scambio di opinione tra i ministri dell’Unione la riunione si è aperta ai paesi inclusi nel processo di associazione e stabilizzazione: Macedonia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia Montenegro e Albania. Il coordinatore del Patto di Stabilita’, Erhard Busek, ha definito "schizofrenica" la politica di alcuni governi che vorrebbero definire nuove opzioni della Unione verso i Balcani e ha richiamato Bruxelles a proseguire sulla strada delineata nella conferenza di Salonicco del 2003 che poneva con determinazione la necessita’ di una piena integrazione di tutti i Paesi dei Balcani nella Unione. Attualmente i 5 paesi dell’ASA hanno differenti livelli di relazioni con l’Unione. Mentre Macedonia e Croazia hanno lo status di Paesi candidati e l’Albania ha firmato da poco l’accordo di Associazione e Stabilizzazione, la Bosnia Erzegovina e la Serbia Montenegro hanno avviato i colloqui. A Belgrado l’Unione ha ripetutamente posto come precondizione la piena collaborazione con il Tribunale dell’Aja sui crimini di guerra. Alla recente decisione del governo del Montenegro di indire un referendum per uscire dall’Unione con la Serbia, Bruxelles ha risposto precisando che in caso di indipendenza le trattative dovranno ricominciare dall’inizio.

I colloqui si sono quindi focalizzati sui temi del commercio, della lotta al crimine organizzato, sul regime dei visti e su come comunicare, in particolare ai giovani, una prospettiva europea credibile. Al termine della riunione i ministri degli affari esteri dei 33 i paesi partecipanti hanno adottato una dichiarazione comune sui rapporti tra Unione Europea e i Paesi dei Balcani occidentali.

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