Essere tzar in Bulgaria? Un affare
Da monarca in esilio a primo ministro. Simeon Sakskoburggotski ha governato la Bulgaria dal 2001 al 2005. In quel periodo è divenuto proprietario di enormi tenute e residenze. "Restituzioni" che oggi vengono contestate
Una commissione ad-hoc per indentificare tutte le proprietà restituite agli eredi della famiglia reale bulgara è stata creata in 15 marzo nel parlamento di Sofia. I quattordici deputati che ne fanno parte dovranno indagare, nell’arco di un mese, sulla regolarità delle restituzioni avvenute a favore di Simeon Sakskoburggotski, ex monarca, leader del Movimento Nazionale Simeone II (NDSV) e premier nel periodo 2001-2005. Il procuratore generale della Cassazione ha ordinato ai procuratori competenti di verificare ogni segnalazione dei deputati e dei cittadini sulla regolarità dei passaggi di proprietà, in conformità con la legge sulle restitizioni, delle "proprietà dello tzar".
Nel periodo 1999-2004, l’ex monarca Simeon, è divenuto il proprietario di enormi tenute e residenze. La cosiddetta "restituzione" è cominciata subito dopo la soppressione della legge sulla nazionalizzazione. Sette proprietà immobiliari, per un valore complessivo di 170 milioni di dollari sono state assegnate a Simeon e a sua sorella Maria Luisa: il palazzo di "Vrana" con terreno annesso, lo chalet di "Saragol", i palazzi di "Banya", "Tzarska Bistritza" e "Sitniakovo", un podere di otto ettari nel quartire "Iztok" a Sofia e ben 16mila ettari di bosco nel massiccio del monte Rila. L’ex tzar è diventato così il cittadino bulgaro più ricco, e adesso figura come una delle figure nobiliari più benestanti in Europa. Oltre ad ottenere le proprietà menzionate, Simeon ha ottenuto anche l’esonero dal pagamento di tasse per circa 30 milioni di leva (15 mln. Euro).
Il dibattito sulla "restituzione" dura ormai da parecchi anni, e molti media hanno parlato di irregolarità in questo processo. L’opposizione e alcuni alti giuristi hanno criticato molto fermamente l’ex monarca, sostenendo che tali restituzioni sono avvenute illegalmente, e che un tema di tale importanza dovrebbe essere affrontato con una legge speciale. Dall’inizio di febbraio il quotidiano Standart ha pubblicato numerosi articoli, in una rubrica dal nome "L’ora della verità", in cui sono state riportate numerose infrazioni commesse durante il processo di restituzione all’ex famiglia reale. Secondo gli atti notarili, agli eredi spetterebbero soltanto il palazzo di "Banya"e circa 3mila ettari di foresta a Borovetz. La maggior parte delle proprietà, restituite illegalmente a Simeon, sostengono politici dell’opposizione e vari giuristi, furono costruite e pagate a suo tempo dall’Ufficio dell’Intendenza, organo statale preposto a prendersi cura dei bisogni della famiglia reale, e sarebbero quindi proprietà dello stato.
Simeon Sakskoburggotski ha dichiarato che l’intera polemica non è altro che una campagna organizzata "assurda e provocata ad arte". "Siamo imbarazzati dal contenuto di queste dichiarazioni" ha detto Galya Dicheva, portavoce dell’ex re, "E’ un problema sollevato in modo artificioso".
"Simeon ha ipotecato proprietà per 250 milioni di euro" ha titolato ancora "Standart" nell’edizione del 30 gennaio, riportando le dichiarazioni di Yane Yanev, deputato eletto per l’Unione delle Forze Democratiche (SDS) e oggi segretario del nuovo partito "Ordine, Legge e Giustizia", membro della commissione parlamentare che si occupa delle restituzioni. Secondo Yanev alcune proprietà di Simeon Sakskoburggotski, tra cui la residenza di "Tsarska Bistritza", sono state ipotecate per circa 250 milioni di euro nella DZI Bank, l’istituto del banchiere Emil Kyulev, ucciso alcuni mesi fa. Questa operazione sarebbe stata ideata dall’ex monarca per impedire che le proprietà possano venirgli sottratte. Al momento, sostiene ancora Yanev, Simeon vuole affittare la residenza di "Tzarska Bistritza" ad una agenzia turistica.
Uno tzar milionario
"Simeon ha diritto solo a trenta ettari di foresta" ha scritto "Standart" il 4 febbraio. Sono i trenta ettari che secondo il giornale farebbero effettivamente parte della proprietà personale della famiglia reale, visto che il nonno di Simeon, lo tzar Ferdinand li acquistò dalla famiglia Kotev del villaggio di Beli Iskar.
La commissione parlamentare dovrà fare luce su diverse questioni, ma soprattutto sulla distinzione tra le proprietà dirette della famiglia Sakskoburggotski e quelle che prima della nazionalizzazione appartenevano all’Ufficio dell’Intendenza, e che apparterrebbero perciò allo stato. "Standart" ha investigato anche sulla restituzione del palazzo di "Vrana" avvenuta, secondo il quotidiano, con un documento notarile non valido, senza firma e timbro del notaio. Simeon entrò trionfalmente nel palazzo il 4 gennaio 1999, e alcuni mesi più tardi divenne primo ministro. L’ex re rifiutò di usare la residenza di stato a "Boyana", e ha sempre vissuto a "Vrana". Il 18 settembre 2006 si compirà il termine legale dell’usucapione, che la legge bulgara pone in cinque anni, e Simeon diventerà ufficalmente il proprietario della residenza.
Nell’ottobre del 2002, il palazzo di "Bistritza" fu assegnato a Simeon, insieme a 198 ettari di terreno, senza alcun documento di proprietà, come regalo di nozze per la figlia Kalina. "Bistritza" è diventata da allora "Tzarska Bistritza" (Bistritza dello tzar). Da allora la "Kardam" una società di Simeon che gestisce si occupa di legname, ha portato avanti senza pietà il taglio dei boschi. Centinaia di acri di bosco centenario, all’interno della tenuta di "Tzarska Bistrica", sono stati abbattuti su ordine di Simeon, ed il legno venduto sui mercati dell’Europa occidentale.
E’ tornato solo per i palazzi e i boschi?
La questione della restituzione è approdata perfino alla Commissione Europea, quando la parlamentare europea Els de Groen ha deciso di portare avanti una verifica sulla legalità delle restituzioni all’ex famiglia reale bulgara, sottoponendo alla stessa Commissione alcune interrogazioni sull’argomento.
Un sondaggio realizzado dall’agenzia "Sova Harris" mostra che un bulgaro su due è convinto che Simeon sia tornato in Bulgaria solo per rientrare in possesso dei suoi palazzi, delle sue ville e dei boschi della famiglia.
"Due terzi dei bulgari sono sicuri che Simeon bari nella restituzione", titolava "Standart" nell’edizione del 17 marzo sulla base dello stesso sondaggio, secondo il quale il 71,1% dei bulgari vorrebbe che l’intero processo di restituzione venga revisionato, mentre il 52% dei cittadini si chiede se Simeon paghi o meno le tasse. Intanto la Commissione creata ad hoc per indagare sulla questione ha raccolto ad ora 52.000 pagine di documentazione e secondo Plamen Ranchev, che la presiede, il termine entro il quale dovrà concludere i propri lavori verrà posticipato di cinque mesi.