Oliver Ivanovic: noi non siamo Belgrado
Mentre a Vienna è in corso il quarto round dei negoziati sullo status del Kosovo la nostra corrispondente Alma Lama ha incontrato Oliver Ivanovic, tra i principali esponenti politici dei serbi. I rapporti con Belgrado, riflessioni sullo status e il destino di Mitrovica
Presto il Kosovo sarà probabilmente uno stato indipendente. Come si prepara la minoranza serba a questa eventualità?
Innanzitutto il Kosovo non è detto divenga indipendente. Sono consapevole che vi sono alcuni stati che sono a favore dell’indipendenza del Kosovo, ma certo non l’intera comunità internazionale. Io penso cha la soluzione che sarà trovata debba essere accettabile per la Serbia, per i serbi del Kosovo e per agli albanesi del Kosovo. Senza una soluzione così non penso che vi sarà indipendenza.
Supponiamo che si arrivi all’indipendenza. Quali le conseguenze per la comunità serba?
Ribadisco che se si offrirà una soluzione non accettabile da parte di Belgrado e per noi serbi del Kosovo la conseguenza, per i prossimi anni, sarà l’instabilità politica.
In che senso instabilità, vi saranno manifestazioni da parte dei serbi?
E’ semplice capirlo. Non si può pretendere di avere stabilità quando allo stato più grande dei Balcani viene tolta una parte del proprio territorio senza che vi sia il suo consenso.
Quale la soluzione visto che gli albanesi del Kosovo sono dell’idea diametralmente opposta?
Si deve trovare una soluzione frutto di un compromesso.
Quale tipo di soluzione troverebbe l’adesione dei serbi?
Noi siamo d’accordo con un forte grado di autonomia, ma non per l’indipendenza. Un’autonomia che garantisca tutte le esigenze degli albanesi. Il fatto che questi ultimi considerino solo l’opzione dell’indipendenza mi sembra un’idea molto romantica, arcaica. Soprattutto in un periodo storico caratterizzato dal processo di unificazione europea non si può dividere. Se il Kosovo verrà separato dalla Serbia anche in altre parti d’Europa si potrà adottare questa ricetta e questo sarà causa di frammentazione e non unificazione.
Parliamo di Mitrovica nord. Il gruppo di negoziazione kosovaro, nel suo progetto, propone la creazione di una municipalità governata dai serbi. E’ una soluzione che coincide con le vostre proposte?
Mitrovica rappresenta dal punto di vista politico un caso molto particolare. Io ritengo che
la soluzione debba arrivare rispettando i criteri già stabiliti dal governo del Kosovo e approvati dalla stessa amministrazione internazionale. Considerando questi aspetti vi è spazio perchè Mitrovica nord abbia una propria istituzione municipale: ha 19.000 abitanti, 16.000 serbi, 2.500 albanesi e 600-800 bosgnacchi e altri. La multietnicità quindi esiste, vi sono adeguate risorse economiche, si può pianificare un piano di sviluppo. Occorre però a mio avviso prevedere che sia un rappresentante internazionale a governare la città per tre o quattro anni.
Come risponde ai timori albanesi che Mitrovica nord si divida dal Kosovo per unirsi alla Serbia?
Per me questo non sarà possibile. Non si potrà fare se viene creato un municipio. Penso che i legami tra il nord ed il sud della città saranno molto forti. I primi passi devono essere fatti nel campo dell’economia. Se riusciamo a creare questi legami spariranno anche i timori che Mitrovica si unisca alla Serbia. Un’ipotesi che non è ragionevole.
E’ questo che chiederete a Vienna?
Mi auguro che il gruppo di negoziatori serbi chieda proprio questo. Noi serbi a Mitrovica nord siamo quasi 20.000 e siamo preoccupati, non sappiamo che destino avrà la città e il Kosovo. Non è facile per noi accettare che possa essere qualcun’altro a governare questa parte della città.
Pensate che la situazione dei serbi migliorerà se a Vienna verranno esaudite le vostre richieste?
Si certo, ne siamo convinti. Penso che le tensioni politiche qui in città diminuiranno rapidamente. Un altro problema è quello relativo alle proprietà immobiliari.
Ho informazioni in base alle quali sembrerebbe che il governo della Serbia stia acquistando proprietà immobiliari a Mitrovica nord …
Non le sta acquistando il governo della Serbia, ma cittadini privati che hanno tutto il diritto di farlo.
Si, ma lo stanno facendo con finanziamenti che arrivano dal governo della Serbia …
Io non ho questo tipo di informazioni. Voglio in ogni caso ricordare come la maggior parte delle proprietà di serbi a Mitrovica sud siano state acquistate da albanesi. Ritengo che in molti temano che a 6 anni dalla fine della guerra, sarà impossibile per loro ritornare nelle proprie case. Non si sono create le condizioni affinché questo avvenga. Sono stanchi della situazione e per questo decidono di vendere le loro proprietà. La stessa cosa sta accadendo anche a Mitrovica sud.
I serbi hanno detto che nel caso di indipendenza lasceranno il Kosovo. E’ qualcosa di più di una minaccia?
I serbi hanno forti ragioni per temere di vivere in un Kosovo indipendente. Nel 1999 con 44mila soldati della KFOR e 6500 poliziotti UNMIK stanziati sul territorio vi è stata ugualmente una dura pulizia etnica nei loro confronti. Ed è possibile che questo succeda ancora. Anche perchè i responsabili di quanto avvenuto in passato non sono in prigione ma liberi.
Chi sono?
Non posso fare i nomi ma la polizia UNMIK li conosce bene.
Secondo lei quali condizioni favorirebbero il ritorno in Kosovo dei serbi sfollati e rifugiati?
La prima è certamente quella della sicurezza. E poi una condizione economica che possa favorire il loro inserimento e la sostenibilità di questi ritorni.
La Serbia ha fatto richiesta di poter finanziare direttamente le municipalità serbe del Kosovo. Questa secondo lei è una condizione che potrebbe favorire i rientri?
Non direi. La Serbia ha il diritto, se è consentito dalla normativa, di aiutare la comunità serba del Kosovo a vivere una vita normale. Sino ad ora questo è stato possibile, speriamo che continuino anche in futuro. Finanziamenti sono necessari sino a quando la situazione economica non migliorerà e noi e le nostre aziende avremo la possibilità di lavorare in libertà. E’ nell’interesse nazionale della Serbia proseguire con i finanziamenti affinchè i serbi posano rimanere in Kosovo.
Quali sono i suoi rapporti con il presidente del Kosovo Fatmir Sejdiu?
Con Fatmir Sejdiu non ci siamo ancora incontrati da quando è divenuto presidente ma come comunità serba abbiamo avuto incontri con il comandante della KFOR e l’amministratore dell’UNMIK. Ho avuto rapporti abbastanza buoni con Sejdiu quando è stato presidente dell’Assemblea. Certo abbiamo opinioni differenti su molte cose, ma c’è rispetto reciproco e rispetto delle regole democratiche.
Il premier serbo Vojslav Kostunica sostiene e condivide le vostre scelte politiche?
Non ne sono sicuro. In ogni caso vi è rispetto reciproco.
Avete recentemente dichiarato che la delegazione serba per i negoziati sullo status non rispetta a pieno gli interessi dei serbi del Kosovo …
Non ho detto così. Ho sottolineato che non siamo pienamente soddisfatti. Innanzitutto perchè non siamo sufficentemente in contatto con il gruppo per i negoziati. Vorremmo sentire più spesso chi ne fa parte. Ci si aspettava che Belgrado ci chiedesse informazioni sul Kosovo. Non è avvenuto, sono solo arrivati da noi con le loro conclusioni.
Come si spiega questo?
E’ possibile che questa sia una loro strategia …
Questo forse significa che per Belgrado i serbi del Kosovo sarebbero solo unpo strumento politico?
Io parlo solo in nome del mio partito, la Lista serba per il Kosovo e Metohija. Noi abbiamo idee chiare su come garantire un’adeguata rappresentanza dei serbi del Kosovo. Abbiamo opinioni diverse da Belgrado.
Concretamente, cosa volete vorreste voi da Belgrado che vi ha invece rifiutato?
Ad esempio abbiamo un’idea di decentramento differente. Non vogliamo creare municipalità troppo piccole, incapaci di sopravvivere finanziariamente e senza alcuna prospettiva di sviluppo. Siamo interessati a municipalità forti.
Secondo lei quale il numero ideale di municipalità a maggioranza serba?
Noi siamo nel mezzo tra la posizione del gruppo negoziale di Belgrado e quello kosovaro. I primi vogliono 20 municipalità, i secondi 4. Per noi il numero ideale è 10, tutti con almeno 5000 abitanti. Penso alla fine che il compromesso porterà tutti su quest’ultima opzione.
In più occasioni avete incontrato i mediatori internazionali Rohan e Ahtissari. Avete presentato loro queste vostre proposte?
Si, ci siamo incontrati con loro ma anche con Veton Surroi e Lutfi Haziri. Loro ci hanno confermato che la nostra è una proposta seria. E’ un’opinione di cui tener conto. In ogni caso ritengo che Belgrado e Pristina operino secondo strategie proprie mentre a noi rimane solo la paura. Siamo noi che abbiamo tutto da perdere in un processo di decentramento mal gestito. Io ho chiesto più volte che la questione sulla decentramento venisse risolta prima di avviare i negoziati sullo status.
E’ stato Belgrado a non volerlo?
No, sono stati gli albanesi a rifiutare la possibilità che si creasse, oltre alle due esistenti, una terza delegazione, formata dai serbi del Kosovo, che si sarebbe occupata di questioni quali il decentramento amministrativo, i diritti religiosi, la protezione del patrimonio culturale, la sicurezza, il rientro di sfollati e rifugiati. Su queste cose a mio avviso i serbi del Kosovo dovevano trovare un accordo da soli con la delegazione albanese. Lontani da Belgrado. Però gli albanesi erano contrari perchè temevano che si sarebbero trovati con due delegazioni contro una sola. Dimenticando però che nei negoziati non si vota.
Ritenete che nel quarto round dei colloqui di Vienna si arriverà ad un accordo sul processo di decentramento e su Mitrovica?
Io non sono ottimista perchè su queste questioni mi sembra si stia giocando. Noi siamo interessati ad un certo numero di municialità perchè i serbi vogliono e sono motivati a partecipare. Non abbiamo secondi fini politici, siamo sinceri.
Ma ritornerete nelle istituzioni kosovare?
Molto presto, entro il mese
Avete l’approvazione di Belgrado?
No e non ci serve. Abbiamo deciso da soli questa volta.
Allora perchè non siete ancora entrati a sedere sui posti vuoti che avete lasciato in Assemblea?
Perchè su questa questione non abbiamo ancora trovato un pieno accordo interno.