Macedonia: il confine col Kosovo

Una nuova ondata di pubblica inquietudine riguardo al tema dei confini tra Macedonia e Kosovo sembra essersi placata con la visita del 5 maggio a Skopje del Primo ministro del Kosovo, Agim Ceku

11/05/2006, Risto Karajkov -

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Il Primo ministro Ceku è stato ricevuto il 5 maggio dalla sua controparte macedone, il Primo ministro Vlado Buckovski – egli è il primo capo di governo kosovaro ad essere accolto nel palazzo governativo (i precedenti incontri avevano avuto luogo in sedi più informali) – e i due leader sono usciti dal meeting con parallele rassicuranti dichiarazioni sulla questione, che ancora una volta dimostra di avere delle potenzialità destabilizzanti per i due vicini.

La questione del confine è di natura tecnica, hanno concluso i due premier, e non può turbare i rapporti di buon vicinato. Le cose non sembravano stare così solo alcuni giorni fa, quando ci si approssimava alla data del meeting e le dichiarazioni provenienti da Skopje e da Pristina si facevano eco con toni sempre più dissenzienti, e per un momento fu messa in discussione la stessa visita di Ceku.

La Macedonia ha sui confini un accordo con l’ex Jugoslavia, che il Kosovo non riconosce. La Macedonia vorrebbe avere il confine definito prima della decisione sullo status finale del Kosovo, mentre i leader kossovari vogliono occuparsene solo dopo che sia stata raggiunta una soluzione finale riguardo allo status. Le cose sono ulteriormente complicate dalla mancata presenza di un mandato al Kosovo per concludere un simile accordo – dato che esso è sotto amministrazione ONU, e a causa della suscettibilità dei serbi al riguardo. Da parte sua, la Macedonia essenzialmente teme una possibile destabilizzazione, nel caso la questione dovesse rimanere aperta, e i suoi sforzi sono stati rivolti a chiedere garanzie che il confine non possa venire modificato.

Vlado Buckovski

"Dopo i colloqui col Primo ministro del Kosovo e le dichiarazioni rese ieri 5 maggio da tutti i partiti politici, è chiaro che la demarcazione del confine non è una questione politica bensì tecnica, e come tale verrà d’ora in poi trattata", ha affermato Buckovski riguardo all’incontro. "Con la volontà politica del Kosovo chiaramente espressa, ci rimane solo da fare una foto, noi politici, insieme davanti a una roccia nel giorno della demarcazione, e l’intera storia sarà conclusa", ha aggiunto rassicurantemente Buckovski. Secondo lui "nessun politico kossovaro ha mai voluto, in nessun momento, mettere in discussione gli ex confini amministrativi o, se preferite, i confini di Stato tra Kosovo e Macedonia".

"La linea di confine amministrativo dell’ex Jugoslavia sarà il confine che noi stabiliremo quando dall’altra parte ci sarà un partner con una legittimazione internazionale a fare questo", ha aggiunto poi Buckovski.

Agim Ceku

Il Primo ministro Ceku ha concordato. "Non ho niente da aggiungere o da togliere rispetto alle dichiarazioni rese ieri dal governo del Kosovo. La posizione è molto chiara. Noi partiamo dal principio che non ci può essere alcun cambiamento nei confini: questa è anche la posizione del Gruppo di contatto, e noi la sosteniamo pienamente. A ciò non ho nulla da aggiungere. La posizione del governo del Kosovo è chiara – la demarcazione è una questione tecnica che risolveremo in modo amichevole, quando sarà giunto il momento opportuno", ha dichiarato Ceku ai giornalisti.

Minimizzando l’intera questione, Buckovski ha detto che i colloqui al riguardo sono durati appena pochi minuti. Ha negato che fossero mai sorte tensioni tra Skopje e Pristina.

Il giorno precedente la visita di Ceku, il governo da lui guidato aveva formulato una dichiarazione ufficiale, che confermava l’immodificabilità del confine. Da parte macedone ciò è stato salutato come la necessaria garanzia contro possibili destabilizzazioni future, e perciò Skopje ha receduto dalla sua posizione – la demarcazione prima dello status finale.

Ciò sembra porre fine a quello che per il momento è l’ultimo episodio di rilievo relativo al confine tra i due vicini. Un episodio analogo ebbe il suo culmine nel maggio dell’anno scorso.

Ciò non vuole necessariamente dire che la questione sia chiusa una volta per tutte.

Nell’approssimarsi del meeting, il ministro degli Esteri serbo Vuk Draskovic ha ricordato attraverso la stampa che "spetta a Belgrado discutere la demarcazione del confine".

"Solo Belgrado può decidere cambiamenti nei confini della Serbia, e l’accordo con la Macedonia è in vigore ed è depositato all’ONU" ha dichiarato inoltre Draskovic. Secondo lui, gli albanesi devono rispettare i confini della Serbia, internazionalmente riconosciuti.

La situazione è inevitabilmente complicata dall’esigenza di coordinare le posizioni dei numerosi attori coinvolti. In precedenza nel corso di quest’anno, il capo del Patto di stabilità Erhard Busek ha dichiarato a "Voice of America" che tenere la questione separata dai negoziati sul futuro status del Kosovo aiuta la situazione nel suo complesso.

Il leader del Partito socialista in Albania, Edi Rama, ha affermato recentemente che solo il Kosovo può essere la controparte con cui discutere la questione.

"È una questione che dovrebbe essere discussa coi kossovari stessi, dopo che essi avranno ottenuto l’indipendenza", ha dichiarato Rama.

Non vi è stato coordinamento neppure all’interno del team macedone. Mentre il Primo ministro Buckovski era impegnato nel dialogo con Pristina, il Presidente Branko Crvenkovski sosteneva la posizione per cui la Macedonia non dovrebbe rediscutere la questione su cui aveva già preso accordi con Belgrado.


"Non vedo alcun motivo né necessità per cui noi dovremmo nuovamente firmare un accordo sulla stessa cosa, con chiunque altro", ha affermato recentemente il Presidente Crvenkovski.

A suo modo di vedere, "da un punto di vista giuridico, stando alla risoluzione 1244 Belgrado potrebbe essere il partner, ma non è presente sul territorio; mentre Pristina è presente ma non ha legittimazione internazionale".

Le visioni contrastanti del Presidente e del Primo ministro sono state anche interpretate dalla stampa come una possibile strategia, dove il primo coopta e rabbonisce Belgrado, mentre il secondo cerca di raggiungere un accordo con Pristina.

L’inviato degli USA in Kosovo, Frank Wisner, che tiene una fitta serie di incontri nella regione, sembra essere favorevole all’idea di una demarcazione prima dello status finale, almeno stando a come i media macedoni interpretano le sue posizioni.

In definitiva sarà la comunità internazionale a prendere la decisione, nondimeno è positivo che Skopje e Pristina abbiano raggiunto un comune terreno d’intesa. Anche se è assolutamente improbabile che ci siano in futuro cambiamenti nei confini – dopo tutte le guerre in Croazia e in Bosnia, i confini non si sono mossi di un centimetro – questi cicli di tensione sui confini tra Macedonia e Kosovo stanno a dimostrare quanto questo tema, per quanto improbabile come opzione reale, rimanga nei Balcani un tema delicato.

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