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Montenegro, da nord a sud
Da Kolasin a Kotor passando per Cetinje. Da nord a sud, un viaggio in Montenegro il giorno dopo il referendum, tra unionisti e indipendentisti
Nord del Montenegro, sperduta tra le montagne e lontana dalla capitale, Kolasin da sempre rappresenta una delle roccaforti degli unionisti, di chi vuole mantenere stretto il legame con la Serbia. Anche i risultati preliminari confermano l’orientamento dei cittadini di questo piccolo paese di montagna: 57.78% a favore dell’unione e 42.22% a favore dell’indipendenza, con un’affluenza del 92.10%, la piu’ alta di tutto il Montenegro.
Anche qui nessun incidente o scontri tra i membri dei due schieramenti. E’ lunedi’ mattina e il piccolo centro di Kolasin e’ gremito di persone. A fatica si trovano simpatizzanti del blocco unionista disposti a rilasciare dichiarazioni. Con indosso un’inequivocabile maglietta rossa con scritto "no", un ragazzo esulta davanti all’obiettivo della macchina fotografica, alzando la mano destra con le tre dita. "Anche noi abbiamo festeggiato" e’ l’unico commento che riusciamo a strappargli, prima che, visibilmente seccato, si eclissi dietro la porta di casa.
Poco piu’ in la’ una fruttivendola ci invita ad entrare in un bar di indipendentisti che stanno ancora festeggiando. Dentro il bar l’odore dell’alcool si mescola al baccano. Due poliziotti stanno seduti in disparte e osservano indifferenti.
Gli uomini dentro il bar posano davanti alla macchina fotografica, vogliono essere immortalati mentre esultano e alzano le mani con il pollice e l’indice aperti in segno di vittoria. A chi ancora non fosse chiaro, si tratta di segni identificativi: tre dita per l’unione, due per l’indipendenza.
A tre ore di auto lungo la statale che attraversa il Montenegro incontriamo Kotor. Con un’affluenza dell’83,79%, qui ha vinto il blocco indipendentista, 55.70% contro il 44.30% degli unionisti. La situazione e’ piu’ che tranquilla, anzi a dire il vero quasi non si direbbe che si e’ appena concluso un referendum cosi’ sentito. Poche bandiere, nessuna macchina che strombazza, nessuno che esulta per le strade.
L’esatto contrario di Cetinje, l’antica capitale del Montenegro, a meta’ strada tra Kotor e Podgorica. In tarda serata un’interminabile colonna di automobili provenienti da svariati paesi: Stati Uniti, Austria, Belgio, Germania, oltre alle auto con targhe locali, blocca la statale e l’ingresso in citta’. E’ qui che si festeggia il giorno dopo il referendum. L’antica capitale raccoglie migliaia di persone, dalla diaspora e da molte citta’ del Montenegro.
Cetinje e’ inaccessibile. Troppa gente, troppe auto. Camion dei pompieri, forse piu’ avanti un incidente. Dopo oltre un’ora di attesa lasciamo perdere, in lontananza si sentono gli spari e la musica a tutto volume. Il delirio dei festeggiamaneti e’ in corso. Esausti dal viaggio da nord a sud, svoltiamo per Podgorica, e’ ora di andare a letto.