Bulgaria: riaprire le case di tolleranza?
Tra l’UE e la Bulgaria si è messa di mezzo la criminalità organizzata. Tra i pilastri portanti dell’economia criminale trafficking e prostituzione. Come affrontare queste questioni? Il dibattito in Bulgaria
Negli ultimi anni la Bulgaria è stata spesso definita come far east per la diffusa criminalità organizzata e il numero degli omicidi che si sono verificati all’interno del paese.
Messo alle strette per dimostrare all’Europa di essere un membro degno dell’ingresso nell’Unione, il piccolo paese balcanico sta cercando tutti i modi per far sapere quanto meno di poter controllare la criminalità.
Due dei pilastri portanti dell’economia criminale sono considerati la prostituzione e il traffico esseri umani. Un rapporto di Human Rights Watch citato dalla Fondazione bulgara "Face to Face" ha recentemente sottolineato come solamente il commercio di narcotici e armi riesca a generare profitti illegali maggiori del traffico di donne per lo sfruttamento sessuale.
La Bulgaria è considerata un paese di transito del traffico di esseri umani e nello stesso momento grande fonte di "materia prima". Ci si aspetta che il governo bulgaro al più presto prenda decisioni in merito. C’è chi prospetta che la legalizzazione della prostituzione possa risolvere almeno in parte il problema ma su questo tema vi sono forti divergenze sia all’interno delle istituzioni che con le associazioni non governative. Nel frattempo il presidente della Commissione parlamentare della gioventù e lo sport, Svetoslav Spasov, ha annunciato che il suo gruppo sta preparando una proposta di legge sulle case di tolleranza.
Legalizzazione della prostituzione
Lo scontro di opinioni in merito alla legalizzazione della prostituzione nel paese è stato l’argomento principale del settimanale Tema dell’aprile scorso. La difficoltà nell’adottare una politica nei confronti di questo problema è rafforzata anche dalle molte diverse opinioni e soprattutto dalla dura posizione contraria espressa dalla magistratura.
Il business della prostituzione in Bulgaria viene definito dai giornalisti come un piccolo "Stato nello Stato" che si muove secondo leggi non scritte e segue i principi del mercato.
Attualmente il commercio della prostituzione vive un periodo florido, nel quale operano circa 10.000 donne. Il settimanale definisce questo settore "il paese delle meraviglie, organizzato secondo un sistema misto di comunismo e capitalismo" e dove la disoccupazione non esiste e la domanda determina l’offerta. E’ un business in continuo mutamento, si modernizza e sviluppa diverse strategie di mercato: adesso è nella fase di offerta "on-line" conquistando anche le più semplici agenzie di incontri in internet.
E’ inoltre un fenomeno che varca i confini dello Stato e che è strettamente legato, nella gran parte dei casi, al traffico di donne e bambine. La direttrice della Fondazione Face to Face Antoaneta Georgieva fornisce dati sconvolgenti alla rivista Tema. Face to Face lavora nel settore dei diritti delle donne e soprattutto della lotta alla prostituzione forzata e traffico di donne in Bulgaria.
Secondo dati in possesso dell’associazione la zona di Sliven rappresenterebbe l’area da cui proviene la maggioranza delle donne sottoposte al traffico. In alcuni casi si parla di ragazze/bambine di 12-13 anni che vengono "esportate" per il "mercato" di Amsterdam. A suo avviso un eventuale legalizzazione della prostituzione comporterebbe un inevitabile aumento dell’esportazione delle ragazze verso i paesi dell’Europa occidentale dove questo business sarebbe molto più propizio.
Il settimanale Tema annuncia che nei prossimi mesi la magistratura e il ministero degli Interni prepareranno un attacco massiccio contro la criminalità organizzata nel paese. La posizione dei magistrati è categorica contro qualsiasi tentativo di legalizzare la prostituzione, difendendo la teoria secondo la quale in questo modo verrebbero legalizzati i ricavi della mafia.
Traffico di persone
Non solo la magistratura, ma anche alcune organizzazioni non governative considerano che l’eventuale legalizzazione aumenterebbe il traffico di persone verso l’Europa occidentale.
La difficile situazione economica risulta essere il motivo principale che spinge alcune donne in Bulgaria a fare il primo passo verso questo possibile mestiere, ma una volta entrate nel giro diventano vittime della criminalità organizzata ed uscirne diviene pressoché impossibile.
Nel proprio desiderio di fuggire dalla povertà, desiderando un futuro migliore, molte ragazze giovani accettano delle proposte di lavoro da persone sconosciute o da agenzie di collocamento poco affidabili. In Bulgaria le vittime di questo fenomeno sono più spesso le ragazze che provengono da orfanotrofi o da piccoli centri abitati.
Secondo i dati presentati da Face to Face basati su un rapporto del Dipartimento di Stato americano, la Bulgaria appartiene ad un gruppo di 75 paesi che sono fonte e nello stesso momento paese di transito per il traffico di persone umane destinate poi allo sfruttamento sessuale. Le ragazze bulgare diventano schiave e oggetto di traffico di persone in più di quindici paesi nel mondo, ma soprattutto in Europa occidentale e orientale e Sud Africa.
Secondo un rapporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, i paesi europei in cui le donne sono più esposte al traffico di persone umane sono l’Albania, la Romania, la Bulgaria e la Moldavia. Molti gruppi della criminalità organizzata bulgara controllano il traffico di persone nelle grandi città come Strasburgo, Nizza e Marsiglia.
Secondo le indagini svolte dalla polizia bulgara una donna fa guadagnare al suo protettore da 30.000 a 50.000 leva (circa 15000-25000 euro) nel giro di tre mesi. Nel 2003 è uscito un rapporto dei Servizi federali tedeschi che annunciava che l’11.2 % delle donne sottoposte alla prostituzione forzata in Germania proviene dalla Bulgaria , specificando che quasi la metà delle donne erano state attirate con la promessa di un lavoro regolare e quasi il 40% sono state ingannate dalle agenzie di lavoro e dalle pubblicità.
Secondo la legislazione bulgara non viene punito l’atto di prostituzione ma gli atti di induzione e sfruttamento della prostituzione. Di conseguenza le persone condotte a questa attività vengono concepite come vittime dell’atto criminale non come causa. La legge punisce i protettori delle prostitute e i proprietari delle case dove si prostituiscono, e prevede una reclusione da uno a sei anni per gli sfruttatori e cinque anni per le persone che sistematicamente hanno predisposto locali per lo svolgimento di tale attività illegale. Le sanzioni per induzione alla prostituzione delle minorenni prevedono da dieci a venti anni di detenzione.
La regolarizzazione della prostituzione è un argomento molto delicato per ogni paese e la scelta di una linea più o meno moderata verso questo fenomeno viene determinata da tanti altri fattori e dalla sottile relazione tra di loro. Quale sia il modo più adatto alla realtà bulgara per affrontare questo problema è ancora molto incerto ma, come affermano i giornalisti dalla rivista Tema, le sporadiche incursioni della polizia sulla tangenziale di Sofia, dove si concentra questo tipo di mercato, non sono certo il miglior modo per pensare di risolvere il problema.