L’Europa oltre Cipro
Da Bruxelles a Cipro: viaggio-reportage nell’isola divisa di Paolo Bergamaschi, consulente del gruppo dei verdi presso il Parlamento europeo. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Paolo Bergamaschi
Un vento gelido con singhiozzi di pioggia sferza da giorni Bruxelles. Sarà il ritardo dell’anticiclone delle Azzorre o più semplicemente i prodromi degli sconvolgimenti climatici da tempo annunciati ma un giugno così non si era mai visto. Provo un immenso piacere, quindi, a sentire le mie dita appiccicose mentre mi passo la fronte all’aeroporto di Nicosia. Ci sono trenta gradi di differenza tra il Belgio e Cipro. In mattinata, al parlamento europeo, avevo partecipato ad un incontro con il Dalai Lama che parlava di pace, amore e riconciliazione ed ora mi trovo nella terra dove la pace è impossibile, il sospetto la regola e la separazione la scelta.
NAZIONI UNITE
Dopo la bocciatura del piano di pace delle Nazioni Unite da parte della comunità greco-cipriota nel referendum dell’aprile del 2004 le residue speranze di riunificare l’isola si sono ulteriormente assottigliate. Le elezioni nella parte sud, l’unica riconosciuta dalla comunità internazionale, nel maggio scorso hanno rafforzato la componente oltranzista che pretende di imporre le condizioni alla parte nord. Questa, a sua volta, che invece aveva approvato la proposta dell’Onu, pretende a giusto titolo che venga posto termine all’isolamento che impedisce dal 1974 ai Turco-Ciprioti di avere relazioni con il resto del mondo. L’Unione Europea durante il processo di adesione aveva profuso abbondanti energie per sostenere i tentativi delle Nazioni Unite di trovare una soluzione al conflitto del 1974. Si diceva che l’ingresso in Europa doveva servire come catalizzatore per rimettere insieme le due comunità. Bruxelles aveva garantito alla componente turco-cipriota, fino ad allora recalcitrante, un cospicuo pacchetto di aiuti ma tutto si è rivelato inutile.
RETICOLATI
La pace può attendere ma ormai sono passati trentadue anni e chissà quanti altri ne dovranno ancora trascorrere prima che i reticolati di quella interminabile cicatrice chiamata linea verde siano definitivamente divelti e la gente dei due lati possa tornare a guardarsi negli occhi. Cipro Nord è riconosciuta solo dalla Turchia che staziona 30.000 soldati a protezione della comunità turco-cipriota.
Prima del 1974 i due gruppi etnici vivevano fianco a fianco su tutto il territorio. Le tensioni dell’epoca sfociate poi in scontri aperti hanno trasformato l’isola in un contenitore con due scomparti etnicamente puri. Incontriamo l’inviato speciale delle Nazioni Unite Michael Moeller nei pressi del vecchio aeroporto internazionale, ormai chiuso dai tempi della guerra, dove le forze di pace che presidiano la linea di demarcazione hanno insediato il quartiere generale.
«Allo stato attuale non ci sono le condizioni per riprendere i negoziati» ci dice «stiamo cercando di riportare le due parti attorno al tavolo per affrontare alcune questioni tecniche come la gestione dei rifiuti, l’acqua e l’ambiente in generale con l’obiettivo di tornare prima o poi a discutere delle questioni politiche».
DUE COMUNITA’
Dall’aprile del 2004 i leader delle due comunità non si sono più incontrati continuando a bisticciare a distanza se considerare il piano di pace ancora vivo e passibile di miglioramenti o definitivamente morto e sepolto. Risulta difficile, per, pretendere, come vorrebbero i Greco-Ciprioti, di cestinare più di 9.000 pagine costate anni di estenuanti trattative. Moeller afferma che occorre iniziare un processo dove sia possibile testare l’effettiva volontà di pace dei due lati evitando di lasciare la questione solo nelle mani dei politici ma la sfiducia reciproca è talmente profonda che le prospettive appaiono tutt’altro che incoraggianti. Paragonato agli altri conflitti esistenti, ci ricorda l’inviato dell’Onu, quello di Cipro è un problema minore ma proprio per questo è impossibile non notare la contraddizione di un’Europa, la civilissima e moderna Europa, che pretende di promuovere la pace nelle aeree più disgraziate del mondo ed è incapace di costruirla all’interno dei propri confini.
Le prime pagine dei giornali dell’isola, intanto, riportano la notizia degli scavi in corso per individuare una fossa comune dove vennero gettati i corpi di alcuni Turco-Ciprioti durante gli eccidi degli anni settanta. Sono ancora 2.000 le persone che mancano all’appello da allora, per l’esattezza 1.500 Greco-Ciprioti e 500 Turco-Ciprioti, ed ogni ritrovamento non fa che riaccendere il dolore riattizzando ferite mai rimarginate.
BOOM EDILIZIO
Cipro sta vivendo uno straordinario boom edilizio specialmente nella parte settentrionale con ingenti investimenti di società miste turco-britanniche.Vi sono ghiotte occasioni immobiliari gravate però dalla spada di Damocle dell’incertezza proprietaria. L’ottanta per cento dei terreni di Cipro Nord, infatti, è rivendicato dai vecchi proprietari greco-ciprioti cacciati durante la guerra. La Corte di Giustizia europea ha il suo da fare nel prendere in esame le cause di chi cerca di recuperare i beni perduti e le prime sentenze hanno riconosciuto i diritti dei ricorrenti.
Tutte le abitazioni dell’isola senza alcuna eccezione sono dotate di pannelli solari installati sul tetto o, dove questo non è possibile, appoggiati su impalcature laterali. Le agenzie immobiliari cominciano ad offrire anche case a zero energia dotate di impianti foto-voltaici che trasformano l’energia solare in elettrica. Ma tutta l’area del Mediterraneo che si sta trasformando in un enorme cantiere dove sperimentare e sfruttare l’immenso potenziale di una ricchezza inesauribile come il sole. Non si capiscono, a questo riguardo, i ritardi dell’Italia prigioniera di pregiudizi estetici e di governanti miopi incapaci di guardare e pianificare oltre il termine del proprio mandato.
Penso a quanti posti di lavoro si sarebbero potuti creare con il sole e a quante piccole e medie imprese sarebbero potute nascere. Intanto la Germania produce il quadruplo dell’energia solare prodotta dal nostro paese anche se mi sembrano ancora pochi i turisti italiani che corrono ad abbronzarsi a Berlino e ad Amburgo. Oltre ad un nutrito numero di vacanzieri britannici che fanno il paio con le ultime basi militari delle forze armate di sua maestà la regina Elisabetta a testimonianza del recente passato coloniale a Cipro vive anche una piccola comunità italiana. Sono cooperanti, gente del mondo del volontariato e carabinieri che si adoperano per contribuire a risolvere il più vecchio conflitto del nostro continente.
EMBARGO
Incontro Giuseppe Belsito e Tiziana Zennaro a Famagusta, il porto più importante di Cipro Nord che attende da mesi il via libera per sbloccare l’embargo e riprendere i commerci con gli altri paesi della regione.
Lavorano per il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP). Mi raccontano delle continue difficoltà che devono affrontare per portare a termine i progetti. Questi, infatti, devono passare il vaglio del governo greco-cipriota, l’unico facente parte dell’ONU, che non perde occasione per frapporre ostacoli alla loro messa in opera. Fioccano così gli intralci burocratici ed i ritardi che esasperano la popolazione turco-cipriota. Pace sì ma solo alle mie condizioni ovvero senza quelle rinunce e quei compromessi necessari per dar vita ad un vero processo di pacificazione sembra essere il messaggio che viene dalla parte meridionale dell’isola. Il risultato è che il solco si approfondisce e si cementa la convinzione che il divorzio definitivo fra le due comunità sia l’unico passo possibile dopo la separazione.
FERRARESI
Elisa Grazzi e Carlotta Mancini sono a Nicosia da dieci mesi. Sono arrivate qui con il sevizio civile nazionale nell’ambito di un programma sostenuto dal Comune e dalla Provincia di Ferrara. Dovevano occuparsi della promozione culturale della città vecchia, quella all’interno delle mura, mettendo insieme una banca dati che servisse alla pubblicazione della prima guida turistica comprensiva di entrambe le parti della capitale. L’obiettivo era quello di individuare i possibili luoghi di aggregazione ed incontro intercomunitario da risistemare e rilanciare per renderli più accoglienti in vista della pace imminente. Poi i colloqui sono collassati ed il progetto ha perso lo slancio originale. Il caffè del centro dove ci siamo dati appuntamento è il classico luogo di ritrovo per giovani ma di turco-ciprioti non c’è traccia poichè il filo spinato taglia ancora impudicamente tutti gli accessi.
Non a caso l’ultimo sondaggio nella fascia d’età fra i diciotto ed i venticinque anni della popolazione greco-cipriota indica che il 61% è contro la convivenza fra le due comunità. Il Ledra Palace era l’hotel più famoso del capoluogo cipriota. Oggi si trova nella zona cuscinetto ed è stato per anni l’unico posto dove sono proseguiti i timidi contatti fra gli esponenti delle due parti. E’ stato riadattato a ricovero delle forze di pace ed è qui che mi imbatto casualmente in due carabinieri, i luogotenenti Antonello De Chiara e Salvatore Masi. Sono in tutto quattro le unità del nostro paese che dal 2005 fanno parte del contingente internazionale dispiegato a Cipro. Prestano servizio non armato nel quadro di un programma di sostituzione parziale delle forze militari con corpi di polizia con l’obiettivo di allentare la tensione e ricreare le condizioni per una ripresa del dialogo. Il loro compito è quello di pattugliare l’area della linea verde e di portare gli aiuti umanitari alle ultime sparute comunità greco-cipriote che sopravvivono nella parte nord e all’unica comunit turco-cipriota che risiede ancora nella parte sud. Tanti attori diversi articolati in diversi livelli di intervento per costruire una pace che si rifiuta di venire alla luce.
LINEA VERDE
Fa un certo effetto camminare lungo la linea verde all’interno delle mura arrestandosi all’improvviso fra i cavalli di Frisia ormai arrugginiti nei vicoli mozzati dal filo spinato. In alcuni punti sono state erette vere e proprie barriere che impediscono lo sguardo dall’altra parte quasi a volere negare l’esistenza di qualcosa al di là di queste. Gli altissimi pennoni con le rispettive bandiere esibite in modo irridente, però, ricordano che oltre la siepe la vita continua come in una dimensione parallela che è tornata ad allontanarsi senza sapere se e quando si riavvicinerà. La cucina greca sorprende agli inizi per l’apparente varietà dei piatti serviti ad ogni pasto salvo al terzo giorno non poterne più a causa della stucchevole ripetitività. Le taverne della città vecchia traboccano di famiglie intente a consumare il rito sociale del sabato sera. Nel cortile di una di queste, godendo del sollievo di una insperata brezza, la cena con gli amici ciprioti si trasforma ancora una volta in un acceso confronto sbattendo contro il muro di gomma di posizioni incancrenite ed inespugnabili.
EUROPA
La tradizionale convivialità mediterranea viene messa a dura prova. `Time for peace is running out’, il tempo per la pace è agli sgoccioli mi sento ripetere dagli esponenti delle due comunità per una volta concordi. Quella al potere oggi è l’ultima generazione che quarant’anni or sono ha sperimentato nel bene e nel male la convivenza e che forse ha il desiderio e la voglia in fondo di riprovarci.
Chi viene dopo conosce l’altro solo attraverso i racconti, gli stereotipi ed i pregiudizi di genitori e parenti ed è sprovvisto delle motivazioni necessarie per affrontare la strada difficile del dialogo sforzandosi di costruire un futuro comune. L’Europa intanto sta alla finestra e guarda lontano. Oltre Cipro, purtroppo.