Sanità in Albania, largo ai privati?
Negli anni ’90 il settore sanitario privato è cresciuto sino ad arrivare in pochi anni a rappresentare il 3% del PIL del Paese. Ma si passa dagli scantinati con strumentazioni scarse alle supercliniche per i nuovi ricchi. In un allarmante vuoto legislativo
Di Eduart Hashorva – Korrieri
Titolo originale: Shëndetësia ka nevojë për reforma, jo për arnime, 9 luglio 2006
Traduzione per Osservatorio sui Balcani a cura di Marjola Rukaj
Gli ultimi giorni i media albanesi hanno trattato ampiamente di una serie di provvedimenti del ministero della Sanità volti a liberalizzare la concessione di licenze al settore della sanità privata. C’è da ammettere che alcune di queste nuove disposizioni consistono nell’abolizione di ostacoli burocratici come la concessione delle licenze solo 2 anni dopo la laurea, o il criterio dell’esperienza di 15 anni in una struttura statale per i medici odontoiatri. Così si agevola enormemente l’ottenimento di queste licenze per l’avvio di un’attività privata nella sanità, e su questo bisogna congratularsi con il governo che ne ha reso possibile l’esistenza. Ma d’altro canto, vi sono una serie di provvedimenti la cui effettività e la cui utilità non è affatto convincente.
Considerando la pratica delle licenze come un meccanismo essenziale in mano allo stato per la regolarizzazione dell’attività privata, bisogna chiedersi: quali sono i maggiori problemi che caratterizzano oggi il settore della sanità privata in Albania? E inoltre si tratta veramente di provvedimenti di cui si necessita per la riforma della sanità privata o piuttosto si tratta solo di tentativi tappabuchi?
La prima caratteristica del settore privato della sanità in Albania è stata la sua crescita galoppante. Il cambio del sistema dei primi anni ’90 ha comportato la rinascita del settore privato. Inizialmente è stata un’iniziativa timida e impaurita dal nuovo assetto politico-sociale che stava prendendo forma, però in poco tempo riuscì a raggiungere una sicurezza tale da competere a pieno titolo con il settore pubblico. Negli anni 1996-2004 le statistiche affermano un vero boom di questo settore, così il numero dei centri e delle cliniche mediche private è aumentato di ben sei volte, i centri e le cliniche odontoiatriche di ben 5,5 volte, le farmacie di 4,5 volte, i depositi farmaceutici di 7 volte mentre i laboratori medici di vario genere di ben 10 volte.
Questo incremento impressionante presenta una serie di caratteristiche. Innanzitutto per quanto riguarda le infrastrutture: si va dai piccoli centri creati in stanze di appartamenti, o sotterranei adibiti alla funzione medica con strumenti primitivi dei vecchi tempi russo-cinesi, alle supercliniche e ai laboratori moderni ricoperti di marmo e forniti degli strumenti più sofisticati dell’avanguardia medica.
Poi c’è da considerare l’aspetto finanziario, dai prezzi che variano dai più bassi ai più salati, comparabili a paesi dagli standards di vita molto più alti del nostro e che svuotano il partafogli del paziente e di parenti e amici che gli si trovano vicino. Naturalmente questa crescita spettacolare del settore privato in Albania è dovuta alla necessità acuta di soccorso medico dopo la crisi finanziaria e morale che ha interessato la sanità pubblica durante tutti gli anni ’90.
Non si esagera se si definisce quest’ultimo un fenomeno galoppante. Il problema che bisogna affrontare già da molto tempo è di frenare questa crescita per riuscire a regolamentarla con adeguati strumenti legislativi e parametri di controllo. Occorre riuscire a verificare la qualità e la sicurezza dei servizi offerti.
E’ evidente che vi sia un vuoto legislativo. Forse il problema più grave è l’inadeguatezza della legislazione attuale, dai ruoli non chiaramente definiti, ed efficienza limitata. E’ molto significativo il fatto che per l’anno 2004 il settore della sanità privata rappresenta circa il 3 % del PIL, che risulta essere maggiore della percentuale rappresentata dal settore pubblico: 2,9 %. Ma quello che stupisce è che questo settore pur essendo una componente così importate della sanità albanese, e che consuma più di 200 milioni di USD l’anno, è disciplinato solo da 2 delibere del Consiglio dei Ministri, e un numero enorme di disposizioni di ministri che spesso e volentieri si contraddicono a vicenda.
Ci prendiamo quindi il lusso di governare senza alcuna legge il 3% del nostro PIL e ovviamente questo è più che un paradosso. E’ evidente che si necessita urgentemente di una nuova legislazione base, e l’adattamento o miglioramento di tutte le disposizioni finora attuate, basandosi su criteri UE.
Non è raro sentir parlare nei media o anche in ambienti di vita quotidiana, di casi di un pessimo esercizio della professione medica, e persino di abusi scandalosi nei confronti di pazienti di cliniche private. C’è da chiedersi, fino a che punto si è soddisfatti della qualità del servizio negli enti della sanità privata; o per meglio dire fino a che punto il servizio in questi enti corrisponde agli standard tecnici e professionali della sanità? Nessuno sa dirlo con precisione poiché le strutture adibite al controllo e al monitoraggio dell’attività del settore privato funzionano male oppure non esistono proprio. Il fatto che sia concesso alla commissione per la concessione delle licenze anche tale compito costituisce un esplicito conflitto di interessi e illustra in pieno l’espressione "Vete Ali, vete Kadi", (l’imputato giudice di se stesso), si tratta di un’illusione palese poiché questa commissione composta dagli stessi dirigenti principali del Ministero della sanità è praticamente e moralmente impossibilitata a svolgere tale funzione regolarmente visto che a permetterne l’attività è essa stessa.
Si nota inoltre una perdita di informazione sanitaria. Gli enti della sanità privata non hanno l’obbligo di rendere conto periodicamente della loro attività clinica. Le strutture statali che si occupano di statistiche non sanno quanti siano i pazienti che si rivolgono ad esse per visite e cure mediche, quali siano le diagnosi, ecc. Di conseguenza vi è un’enorme massa di informazione che viene persa. Questo fatto influisce gravemente sull’inesattezza dei dati riguardo alla situazione dell’intera popolazione, ha conseguenze negative sulla pianificazione e sulla gestione del sistema sanitario e rende poco credibile la reputazione internazionale dell’Albania nella cartina epidemiologica dell’Europa. Questo costituisce un altro quesito che esige una soluzione nell’immediato.
I media non raramente hanno un’influenza negativa in questa problematica. Buona parte dei media sono coinvolti nelle campagne pubblicitarie di strutture private che spesso non dispongono di una licenza o che ne dispongono di una parziale, solo per una parte delle attività che svolgono. Il paradosso però è che in questa materia la legge c’è ma non viene rispettata.
E’ risaputo che lo sviluppo oltre misura degli enti della sanità privata è stato realizzato a spese della sanità pubblica che ha subito enormi danni economici e morali. Si hanno problemi di "traffico" dei pazienti dal settore pubblico a quello privato, plurima assunzione dello staff medico tra settore pubblico e settore privato, perdita di fondi finanziari e strumenti tecnici ecc. Il problema è molto grave e complesso e per trovare una soluzione merita di essere trattato a più riprese.
In conclusione c’è da sottolineare che il settore privato si trova alle prese con una molteplicità di problemi seri e complessi, la cui soluzione richiede una riforma legislativa complessiva della materia, lontano dalle soluzioni di corte vedute che si stanno applicando oggi. Anzitutto ci vorrebbe una strategia per lo sviluppo della sanità privata che preveda l’orientamento della sanità albanese verso un sistema misto pubblico-privato. E’ necessario riformare l’intero sistema per trovare soluzioni migliori, più stabili e di lungo termine però questo richiede volontà, visioni e capacità professionali per affrontare l’intero processo. Non esiste però altro modo per armonizzare i due settori e trasformare il settore privato in un partner serio e di prestigio del settore pubblico permettendo a quest’ultimo lo svolgimento delle sue funzioni insostituibili in modo competitivo.