La fredda estate tra Sofia e Skopje
Nel 1999 Macedonia e Bulgaria firmavano un accordo bilaterale, in cui si impegnavano a non interferire nei rispettivi affari interni. Da allora i loro rapporti sono stati piuttosto amichevoli, nonostante le antiche dispute sulla storia e sulla lingua, che non sono mai state risolte e continuano ad emergere
Dopo anni di rapporti sostanzialmente corretti, l’estate 2006 segna un periodo di freddezza e reciproche accuse tra la Bulgaria e la Macedonia. A scaldare gli animi, la parole del ministro degli Esteri bulgaro Ivaylo Kalfin, "sosteniamo la Macedonia verso l’Unione Europea a patto che finiscano le aggressioni verso la nazione bulgara e la sua storia". Alla base di queste dichiarazioni, che non sembrano provocate da un avvenimento particolare, sembra esserci del nervosismo per la ricostituzione del partito dei macedoni di Bulgaria "OMO-Ilinden Pirin", ma anche la polemica sulla cittadinanza bulgara appena acquisita dall’ex premier macedone Ljubco Georgievski.
Mentre alcuni commentatori politici parlano di mossa elettorale di tono nazionalista in vista delle prossime elezioni presidenziali, in Bulgaria si apre un dibattito interno sul reale significato dell’attribuzione del passaporto, anche e soprattutto a cittadini macedoni, alle soglie dell’ingresso del paese nell’Unione Europea.
Basta all’appoggio senza condizioni!
Giovedì 24 luglio. Nei locali del ministero degli Esteri di Sofia si tiene una riunione operativa del ministro Ivaylo Kalfin con i rappresentanti diplomatici del paese all’estero. Una riunione che non sembra diversa da tante altre, almeno finchè non si parla della Macedonia.
Kalfin dichiara agli ambasciatori e ai giornalisti presenti: "La Bulgaria continua a sostenere la candidatura della Macedonia all’ingresso nelle strutture dell’Ue, ma insiste affinchè le autorità di questo paese rispettino i principi di buon vicinato e fermino ogni tipo di aggressione verso la nazione bulgara e la sua storia".
La dichiarazione è troppo forte per essere ignorata, e la notizia fa presto ad uscire dalle mura del ministero. Kalfin trova il modo per aggiungere: " Non è normale che il nostro sostegno sia senza condizioni, perché riteniamo che ci siano dei criteri che vanno rispettati". E’ la prima volta che un ministro degli Esteri bulgaro usa toni così drastici verso la vicina repubblica ex-jugoslava. L’ambasciatore macedone a Sofia, Abdiraman Aliti, si è dichiarato sorpreso dalle parole di Kalfin, ed ha richiesto immediatamente un incontro per avere spiegazioni. Quando però dal ministero gli è stato proposto di incontrare un funzionario di grado inferiore, Aliti ha rifiutato di vederlo.
La polemica si è riaccesa il 28 luglio, quando, durante una visita nella regione della Dobrugia, il ministro Kalfin ha sostenuto che il direttore del centro culturale macedone a Sofia, Stefan Vlahov Mitzov, sarebbe stato eletto nelle strutture direttive del partito "OMO-Ilinden Pirin", ricostituito da circa un mese ed espressione politica della minoranza macedone in Bulgaria. Secondo Kalfin è inammissibile che il personale diplomatico macedone possa prendere parte alla vita politica bulgara, e ha chiesto spiegazioni alle autorità di Skopje.
Mitzov, cittadino bulgaro e direttore del centro culturale dall’aprile 2005, da quando cioè i presidenti dei due paesi Georgi Parvanov e Branko Cervenkovski lo hanno inaugurato, definendolo "un passo straordinario verso l’avvicinamento dei nostri popoli", ha negato la sua partecipazione a qualsivoglia partito politico. L’ambasciata macedone, da parte sua, ha inviato al ministero degli Esteri di Sofia una nota ufficiale, nella quale supporta la verità del direttore.
Cambio di rotta?
Nel 1999 Macedonia e Bulgaria firmavano un accordo bilaterale, in cui i due paesi si impegnavano a non interferire nei rispettivi affari interni, e a ostacolare ogni tipo di "propaganda negativa" verso l’uno e l’altro paese. Da allora i rapporti tra Skopje e Sofia sono stati caratterizzati da un clima piuttosto amichevole, nonostante le antiche dispute sulla storia e sulla lingua, che non sono mai state risolte e continuano ad emergere di tanto in tanto.
L’avvicinamento tra i due paesi sembrava aver raggiunto il culmine appena due mesi fa, quando durante una visita ufficiale in Macedonia il premier bulgaro Sergei Stanishev aveva avanzato al suo interlocutore, l’allora premier macedone Vlado Buckovski, la proposta che i due paesi celebrassero insieme alcune feste nazionali, tra cui quella che ricorda l’"insurrezione di Ilinden" del 1903 contro l’autorità ottomana.
Che cosa è cambiato da allora? In molti, soprattutto in Macedonia, sostengono che il nervosismo diplomatico bulgaro sia dovuto alla ricostituzione del partito dei macedoni di Bulgaria, "OMO-Ilinden Pirin", che dopo essere stato dichiarato illegale dalla Corte Costituzionale e sciolto nel febbraio 2000, in quanto partito "etnico", è stato ricostituito il 25 giugno scorso da alcune centinaia di delegati riunitisi nella cittadina di Gotze Delchev. In Bulgaria, dove il tema della minoranza etnica macedone continua ad essere un tabù, molti credono che il partito sia stato organizzato con l’appoggio determinante dei servizi segreti di Skopje, e la ricostituzione del partito ha provocato reazioni molto negative.
In un lungo editoriale sul quotidiano Dnevnik, Stoyana Georgieva, caporedattore del portale d’informazione Mediapool.bg sostiene però che per trovare la vera causa delle dichiarazioni di Kalfin non bisogna guardare a "OMO-Iinden Pirin", e nemmeno al recente caso scoppiato intorno all’ottenimento della cittadinanza bulgara da parte dell’ex premier macedone Ljubco Georgievski, quanto piuttosto ad una mossa elettorale in appoggio alla campagna elettorale del presidente Georgi Parvanov. Attraverso il suo ex consigliere Kalfin, secondo la Georgieva, Parvanov cerca di attirare a sé consensi da parte di quella parte dell’elettorato più sensibile a temi nazionalisti, e fare la voce grossa con la Macedonia rientra all’interno di questa strategia.
Passaporto bulgaro, passaporto per l’Europa
Il nuovo passaporto bulgaro di Ljubco Georgievski, al di là dell’effetto immediato sulla polemica in corso tra Macedonia e Bulgaria, a Sofia ha innescato un dibattito interno sul reale significato della concessione della cittadinanza bulgara, che, non solo in Macedonia, viene vista come un biglietto per l’Europa, visto il probabile ingresso della Bulgaria nell’Unione Europea a partire dal 1 gennaio 2007. La procedura per avere il passaporto bulgaro è relativamente semplice, e si basa sul principio che, chiunque dimostri la propria "bulgarità" ha diritto ad ottenerlo. I membri della minoranza bulgara di Moldova ed Ucraina, così come la quasi totalità dei cittadini macedoni di etnia slava hanno, almeno in teoria, la possibilità di diventare cittadini bulgari.
Il problema è che, con l’avvicinarsi dell’ingresso del paese in Ue, il numero di domande è cresciuto notevolmente, fino ad arrivare ai 12mila nuovi passaporti bulgari consegnati ogni anno. In molti casi la richiesta viene fatta però per motivi molto poco "patriottici", quanto piuttosto economici. Per molti intermediari, scrive Aleksandar Aleksandrov, sulle pagine di Sega, quello dei passaporti è diventato un vero e proprio bussiness. Per ogni pratica la tariffa va dai cento ai cinquecento euro. La cifra, moltiplicata per le migliaia di richieste, fornisce un volume d’affari di milioni.
Ultimamente anche la stessa Unione Europea ha richiesto un regime più severo, e il vice presidente Angel Marin, che ha l’ultima parola sulla concessione della cittadinanza, ha dichiarato che il numero dei passaporti conseganti annualmente scenderà intorno ai seimila.