A cura dello staff di BIRN* a Belgrado, Balkan Insight, 20 luglio 2006, BIRN Media Training and Reporting Project, (titolo originale: "Turmoil in Serbian Judiciary Blamed on Politics"). Traduzione di Carlo Dall’Asta per Osservatorio sui Balcani.
L’Ufficio speciale per il crimine organizzato in Serbia sta per perdere il suo secondo procuratore, Nebojsa Markovic, ed emergono nuove accuse secondo cui, dietro le quinte, il governo starebbe esercitando pressioni sulla magistratura.
Markovic ha detto che non rinnoverà il proprio mandato, scaduto il 23 luglio, in segno di protesta contro il mancato rinnovo di quello del suo collega, Miroljub Vitorovic, ampiamente rispettato, che ricopriva la carica di vice procuratore speciale.
Alcuni esperti sostengono che l’agitazione negli alti ranghi della magistratura è un diretto risultato della politica del governo, che avrebbe nominato e revocato i procuratori in modo da accontentare il governo ed i partner di coalizione.
In particolare si sostiene che i recenti cambi di personale siano il risultato di accordi con il Partito socialista serbo, SPS, quello un tempo guidato da Slobodan Milosevic.
Nel corso di un’intervista Ivica Dacic, un importante funzionario dell’SPS, ha negato che il suo partito si sia mai "intromesso nel lavoro della magistratura", e ha respinto le accuse secondo cui ci sarebbero stati scambi di favori col governo.
Il suo collega, Andrija Mladenovic, del Partito democratico serbo, DSS, guidato dal primo ministro Vojislav Kostunica, ha negato anch’egli che ci siano state richieste da parte dell’SPS, nell’ambito specifico della nomina dei procuratori.
I socialisti non fanno parte della coalizione di governo di Kostunica, che include invece il DSS, il G17 Plus, Il Movimento per il rinnovamento serbo, SPO, e Nuova Serbia. Questo governo di minoranza dipende però in parlamento dall’appoggio esterno dell’SPS.
La destituzione dall’incarico del collega di Markovic, Vitorovic, ha dato una scossa tanto al sistema giudiziario quanto a quello politico.
Il vice procuratore speciale è da tutti ritenuto un esperto nell’importante campo del trafficking, il traffico di esseri umani.
Ma il suo curriculum non è servito a riconfermarlo nell’incarico.
Dietro la sua sostituzione non ci sono state circostanze particolari, a detta dei funzionari.
Toma Zoric, portavoce del procuratore speciale Slobodan Radovanovic, ha negato a Balkan Insight che ci siano state motivazioni politiche dietro l’allontanamento di Vitorovic.
Zoric ha affermato che Radovanovic "ha avuto libertà di scegliersi la sua squadra di lavoro, ed è quindi stata una sua decisione personale quella di non confermare Vitorovic". Ha continuato dicendo che Vitorovic non è stato licenziato, ma che il suo mandato era giunto al termine e che egli assumerà un altro incarico nell’ufficio della procura di Belgrado.
Comunque, la messa in disparte di Vitorovic ha suscitato dure critiche da parte di altri politici ed esperti legali.
Alcuni hanno visto la sua destituzione "de facto" come una ritorsione per la sua inflessibile gestione del processo contro i sospettati dell’omicidio dell’ex rivale di Milosevic, Ivan Stambolic, e del tentato omicidio di Vuk Draskovic, ex ministro degli Esteri di Serbia e Montenegro.
Durante il processo Vitorovic ha accusato il regime Milosevic di essere responsabile dell’assassinio e del tentato omicidio – il che ha indubbiamente infastidito i successori di Milosevic dell’SPS.
"In questo processo non sono solo gli imputati ad essere esposti al giudizio dei cittadini di questo Paese. Tra gli accusati siede anche l’ex regime di Slobodan Milosevic", aveva detto Vitorovic.
L’SPO di Draskovic ed il riformista G17 Plus hanno espresso il loro sostegno per Vitorovic, definendo "scandalosa" la decisione di non riconfermarlo nel suo incarico.
"Invece di venire premiato per l’operato dell’accusa in quel processo, che rimarrà nella storia della magistratura serba come un fulgido esempio, il procuratore Vitorovic è stato punito", ha affermato Draskovic.
"Egli indubbiamente è stato punito perché l’SPS lo ha richiesto. È stato punito perché ha osato indicare Slobodan Milosevic come il mandante della composita organizzazione criminale che ha organizzato gli assassinii politici in Serbia".
L’SPS ha respinto tali accuse.
Il governo ha fermamente negato di avere avuto alcun ruolo nel ricambio di personale nell’Ufficio del procuratore speciale, come pure di aver sacrificato dei magistrati come controparte di uno scambio di favori con l’SPS.
Secondo fonti della magistratura, che hanno preferito restare anonime, il governo di Kostunica a partire alla sua salita al potere, nel 2004, ha organizzato la destituzione di parecchi procuratori considerati "scomodi".
Secondo queste fonti, le destituzioni evidenziano una mancanza di trasparenza nel processo di nomina e revoca dei procuratori, il che ha reso possibile che venissero intessute trame con gruppi come l’SPS.
Un importante esponente della magistratura ha detto a Balkan Insight che l’intento del partito di Kostunica è quello di occupare tutti i posti chiave negli uffici della procura con persone di sicura lealtà, prima che scada il mandato di quattro anni, il che avverrà nel 2008.
Un altro colpo all’indipendenza della magistratura è stata la destituzione di una figura di magistrato di alto profilo, Gordana Colic. È stata deposta dell’incarico di Capo procuratrice della Terza procura municipale, ufficialmente per accuse di negligenza professionale.
Ma i sostenitori della Colic ritengono che essa sia stata cacciata per aver pubblicamente criticato il ministro della giustizia, Zoran Stojkovic, ed il procuratore di Stato, Slobodan Jankovic.
La Colic ha sostenuto che essi avevano designato i procuratori senza seguire i corretti criteri formali, e che avevano riempito i posti vacanti nelle procure con personale privo di qualifiche e competenze.
L’ufficio del procuratore ha negato che vi siano state motivazioni politiche dietro la destituzione della Colic.
Gli esperti hanno criticato la Strategia nazionale per la riforma giudiziaria del governo, recentemente approvata dal parlamento, sostenendo che essa avrebbe solo potuto peggiorare la situazione.
Secondo la Strategia nazionale per la riforma giudiziaria, spetta al governo proporre al parlamento tutti i candidati procuratori. In precedenza di queste nomine era incaricato l’Alto consiglio di giustizia, il più alto organo della magistratura.
Gli esperti legali hanno criticato il governo per questa mossa.
"Praticamente si dà al governo la possibilità, attraverso la designazione della maggior parte dei procuratori più importanti, di controllare una parte importante del sistema giudiziario", ha detto il professor Momcilo Grubac, un esperto di diritto penale.
Goran Ilic, professore presso la Facoltà di diritto dell’Università di Belgrado, ha detto che la rimozione di Vitorovic e della Colic ha illustrato la mancanza di indipendenza del potere giudiziario.
"Ciò conferma che in questo Paese i procuratori non sono nominati secondo i corretti standard professionali", ha detto.
"Il fattore cruciale sono gli interessi politici in gioco. Forse che la Serbia ha così tanti esperti in questo campo da potersi permettere il lusso di scacciarli?"
"In Serbia non si è messo in atto nessun meccanismo per garantire l’integrità dei procuratori, mentre il governo dirige tutto attraverso i procuratori più importanti".
I membri dell’Associazione dei procuratori temono che la Strategia nazionale abbia solo ridotto l’indipendenza dei procuratori.
Aleksandar Milosavljevic, presidente del consiglio direttivo dell’associazione, si è detto d’accordo. Ha detto che i suoi colleghi hanno visto le recenti destituzioni come una prova della forte pressione politica sulla magistratura.
Egli ha parlato di una cultura di "insicurezza ed incertezza" nei tribunali, riferendosi alla mancanza di trasparenza.
"Finché non saranno stabiliti dei criteri chiari per la valutazione dell’operato dei procuratori, ci sarà spazio per le manipolazioni", ha detto Milosavljevic.
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