Nexhat Daci: allenamenti da primo ministro

E’ stato a lungo Presidente dell’Assemblea del Kosovo. Poi in seguito alla morte di Rugova ed ai cambiamenti che quest’ultima ha causato in seno agli assetti politici kosovari è stato costretto alle dimissioni. Ma ora è attivo più che mai

09/08/2006, Alma Lama - Pristina

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Nexhat Daci

Aspira ad essere il prossimo primo ministro del Kosovo. E non vuole nessun partner di coalizione, in particolare non vuole Ramush Haradinaj. Nexhat Daci, tra i principali leader dell’LDK, dopo la morte di Ibrahim Rugova e dopo aver lasciato la presidenza dell’Assemblea del Kosovo è più attivo che mai. In un partito, l’LDK, che in seguito alla morte del suo leader non ha ancora trovato un successore. Per la sua elezione si dovrà aspettare perlomeno sino al prossimo novembre. Abbiamo intervistato Daci, secondo il quale la delegazione albanese ai negoziati sullo status a Vienna sta facendo molti []i. Ma []i ammette averne fatti anche lui. In particolare il duro confronto avuto con la rappresentanza USA in Kosovo. Un []e con molte conseguenze.
Come mai l’LDK ha rinunciato alla presidenza dell’Assemblea e cosa è accaduto veramente in quei giorni?
E’ stata una decisione inaspettata. Non si è mai capito perché questa decisione sia stata presa. Il vice-presidente del partito, Eqrem Kryeziu, disse allora che fu una richiesta statunitense. Allora la mia reazione fu di stupore, ora, dopo qualche mese si può dare un giudizio più sereno. L’LDK sino ad allora non mi aveva mai fatto appunti di sorta sulle mie iniziative politiche. Tutt’altro, la mia posizione in seno al partito era forte e anche presso l’elettorato.
Crede al fatto che tutto sia dipeso dalle sue divergenze con la rappresentanza USA in Kosovo ed in particolare con Philip Goldberg?
No. Anche se allora ho agito facendo degli []i e reagendo in modo emotivo. Non ho alcun motivo di scontro con gli americani, ho sempre ricevuto pieno supporto da loro nel risolvere i problemi.
Ma allora da chi sono dipese le sue dimissioni?
Penso tutto sia dipeso dalla struttura interna dell’LDK. Gelosie balcaniche.
Ma qual’era il contenuto della lettera che l’allora Rappresentante Speciale Jessen Petersen le inviò all’indomani della morte di Rugova? Forse le si ricordava che lei non poteva esercitare il ruolo di Presidente del Kosovo?
Il funerale di Rugova mi ha molto colpito dal punto emotivo. Il suo corpo è stato esposto nell’aula dell’Assemblea e io sentivo che fosse quasi in casa mia. Volevo che ci si separasse da lui in piena dignità. Ho avuto informazioni in merito a quella lettera che non ho mai letto. Non ne ho accettato i contenuti perché li ritenevo fuori dal framework costituzionale.
Questo cosa significa?
Prima che Rugova morisse ho incontrato Petersen ben due volte. Gli ho ribadito in entrambe le occasioni che non avevo alcuna intenzione di succedergli. Ero assolutamente convinto di non succedere nel mandato dato ad un’altra persona.
Lei è stato tra chi ha promosso e realizzato la coalizione di governo tra LDK e AAK che ha portato Ramush Haradinaj alla carica di primo ministro. Ora le relazioni con quest’ultimo non sono proprio buone …
E’ vero, allora suggerii a Rugova di tentare la strada di questa coalizione. In merito alla relazione con Haradinaj non sono certo io a contribuire a destabilizzarla. Ho grande rispetto per il contributo che Haradinaj ha dato in tempo di guerra e in tempo di pace. E’ stato un membro molto attivo e costruttivo dell’Assemblea, il suo approccio e la sua visione erano cariche di modernità.
In confidenza, lei non ha mai affermato di essersi sentito tradito da lui?
Forse avrà avuto le sue ragioni per alcune decisioni che ha preso, ragioni che non mi ha mai spiegato. Non sono contento, e questa è la prima volta che lo dico.
Quindi c’è anche il suo zampino nelle sue dimissioni …
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Se vincerà le elezioni per la presidenza dell’LDK proporrà l’interruzione della coalizione con Haradinaj?
Non vi sono alleanze che durano per sempre in politica. Il partito che ha ottenuto il maggior numero dei voti deve ricevere in seno al governo le cariche di maggior prestigio. E quindi devono poter esprimere il primo ministro. E un membro dell’LDK non ha mai ricoperto quest’incarico. Io condurrò la mia campagna in seno all’LDK sostenendo che non dobbiamo solo vincere le elezioni ma incrementare i nostri voti. E poi le coalizioni di governo si faranno in base ai programmi.
Perché sono state posticipate così a lungo nel tempo le elezioni in seno all’LDK per determinare chi sarà a capo del partito?
Non vi è alcuna giustificazione.
Lei ha il sostegno della famiglia di Rugova?
No, non lo so e non voglio strumentalizzare nessuno. Rispetto la storia di questa famiglia e dei sacrifici che ha fatto in questi ultimi 16 anni. Perché la cosa vera è che questa famiglia è stata tutti questi anni in una sorta di prigione. Lo so bene perché sono i miei vicini di casa.
Tornando alle sue dimissioni dalla presidenza dell’Assemblea. Ritiene siano legate alle sue opinioni in merito alle negoziazioni sullo status finale?

Non credo, eravamo tutti della stessa opinione: l’indipendenza del Kosovo non è negoziabile.
Ma la verità è che lo status deve essere negoziato …
Mi riferivo alla posizione di allora. L’indipendenza non poteva essere negoziata, ma i suoi contenuti sì. Un’indipendenza di qualità e quindi rispettosa dei diritti delle minoranze, in particolare dei serbi. La loro cultura e religione deve essere rispettata come richiesto dalle convenzioni internazionali.
E questa posizione è ora mutata?
Non ho informazioni interne privilegiate. Ma se devo parlare in base a quanto riportato dai media non mi sembra che ai negoziati ci si sia preparati in modo professionale e si sono fatti certamente degli []i.
A che proposito?
Quando ad esempio si è discusso di questioni territoriali e della suddivisione in municipalità e delle funzioni di queste ultime si è affrontato il confronto in modo impreparato, senza utilizzare tutte le risorse umane e le competenze a nostra disposizione.
Lei ha osetggiato il piano di decentramento amministrativo proposto dalla delegazione kosovara a Vienna. Perché?
Un piano fatto male da tutti i punti di vista. Dal punto di vista demografico, delle risorse economiche e dello spazio geografico. Ma soprattutto un piano che certo non va nella direzione di sviluppare le opportunità in Kosovo e migliorare la vita di chi vi vive. E’ stato fatto in fretta, senza la consulenza di chi di economia e geografia si occupava tutti i giorni. A mio avviso dove sono situate risorse naturali ad esempio, non dev’essere collocata nuova popolazione, siano essi serbi o albanesi. Questo progetto è frutto di fanta-politica e non offre soluzioni per la vita di tutti i giorni.
Se verrà eletto alla presidenza dell’LDK cambierà anche la posizione kosovara ai negoziati?
Non le fondamenta. L’indipendenza non è negoziabile.

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