Croazia: allarme corruzione

La corruzione è un serio problema anche per la Croazia. Un recente fatto di cronaca ha riportato al centro del dibattito la questione. Secondo i sondaggi, i settori più colpiti sono la giustizia e la sanità. Sotto la punta dell’iceberg potrebbe però esserci la politica

06/09/2006, Drago Hedl - Osijek

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Un cardiochirurgo dell’Ospedale di Rijeka, terza città della Croazia, è stato arrestato verso la metà del mese scorso perchè accusato di aver chiesto cinquemila euro per l’operazione di un paziente. Il malato, che avrebbe dovuto aspettare alcuni mesi per fare l’intervento, sarebbe stato accolto urgentemente in ospedale dopo il pagamento della bustarella. In un attimo, il fatto è finito su tutte le prime pagine dei giornali e ha confermato l’opinione largamente diffusa tra i cittadini che la corruzione nella sanità sia un fenomeno quotidiano, con il quale numerosi pazienti devono confrontarsi. L’indagine sul conto del cardiochirurgo di Rijeka ha già dimostrato che il fatto per il quale è stato arrestato non era l’unico caso: altri cinque cittadini hanno dichiarato di avergli dovuto versare alcune migliaia di euro per curarsi.

Nonostante questo caso rappresenti solo la punta dell’iceberg del problema corruzione, i cittadini hanno appreso con soddisfazione la notizia che, per questo fenomeno largamente diffuso, qualcuno dovrà anche rispondere. L’organizzazione non governativa Transparency International Croazia, che ha attivato un numero telefonico per denunciare i casi di corruzione in cui si imbattono i cittadini, recentemente ha reson noto che i cittadini croati considerano proprio la sanità, subito dopo la giustizia, la parte più corrotta del sistema. Il sondaggio fatto nel mese di febbraio di quest’anno da parte del "Novi list", quotidiano che esce nella stessa città dove verso la metà di agosto, per aver ricevuto la bustarella, è stato arrestato il chirurgo, dimostra che un paziente su cinque corrompe il proprio medico.

In base ai reclami dei cittadini che giungono al numero verde di Transparency International, addirittura il 41 per cento delle denunce si riferisce a casi di corruzione nella giustizia, e subito dopo c’è la sanità. Il dato più scoraggiante, peraltro, è che i cittadini ritengono che i partiti politici, in Croazia, siano i più corrotti. Secondo i risultati pubblicati nel mese di dicembre dell’anno scorso da Transparency, sulla scala da uno (assenza di corruzione) a cinque (corruzione totale), i partiti politici in Croazia hanno preso quattro. I cittadini credono che il finanziamento non trasparente delle campagne elettorali e le donazioni che individui e aziende danno ai partiti politici siano una forma di corruzione molto diffusa, perché i partiti, in seguito, restituiscono il favore ai donatori in diversi modi: dal cedere i lavori dei quali il concessionario è lo Stato, fino a fare lobbying per i loro interessi e favori durante l’emanazione delle leggi.

I cittadini sono sempre più sensibili anche alla corruzione indiretta, mascherata dai vari regali sotto forma di viaggi pagati, di cui testimonia anche il caso del presidente del Partito croato dei diritti, Ante Djapic. Il noto politico, di recente, è andato a vedere la partita che la Dinamo Zagabria ha giocato durante il campionato europeo a Londra a spese della squadra. Le spese del viaggio non potevano essere meno di mille euro, un regalo che i politici non dovrebbero ricevere.

Che questo politico si sia trovato in un qualche conflitto di interessi lo testimonia anche la recente legge del Parlamento croato, votata anche da Djapic e dai rappresentanti del suo partito, con la quale è stato permesso che alle squadre di calcio vengano annullati i debiti relativi alle tasse non versate allo Stato. Alle quattro maggiori squadre della Croazia (fra le quali il debito più grosso era proprio quello della Dinamo di Zagabria), con questa decisione del Parlamento é stato annullato un debito di 700 milioni di kune (circa 96 milioni di euro). Molti considerano il viaggio a Londra a spese della Dinamo come un piccolo premio per ciò che Djapic come politico, ha fatto per la squadra.

Molti in Croazia vedono l’arresto del chirurgo di Rijeka, preso mentre riceveva la bustarella, come lo sforzo del governo di mostrarsi risoluto nella lotta alla corruzione. A breve, insieme alle trattative con l’Unione europea, dovrebbe iniziare (già una volta è stato rimandato) lo screening della giustizia. Alla Croazia viene rimproverato un alto livello di corruzione, ma anche la mala voglia del governo di affrontare seriamente questo problema. Il governo, nel mese di marzo di quest’anno, ha emanato un Programma anti-corruzione in 15 punti, e il premier Sanader ha dichiarato: "Nella lotta contro la corruzione non partiamo da zero perché ce lo chiede l’Unione europea, ma per noi stessi. Il pubblico si aspetta un confronto fermo e improrogabile con la corruzione. Lo scopo principale del programma anti corruzione è abbassare la corruzione al minor livello possibile grazie all’aiuto di tutte le forze della società".

Ma proprio Transparency International ha messo in guardia sul fatto che non vengono rispettati i termini per l’emanazione delle leggi necessarie a ostacolare e rendere impossibile la corruzione. Così già nel mese di settembre dovrebbe iniziare il dibattito parlamentare sulla nuova legge che obbligherà a precisare seriamente il finanziamento dei partiti, proprio ciò che i cittadini croati considerano come la parte più corrotta della società. I cittadini, tuttavia, non sono ottimisti nel credere che la corruzione verrà risolta solamente con le nuove leggi. Essi credono che per la diminuzione della corruzione sia necessaria una decisa volontà politica, che invece non c’è, perché la corruzione è presente anche nella stessa politica.

Addirittura il 66 per cento dei croati, secondo i sondaggi fatti su un campione di mille persone, considera che la corruzione non diminuirà nell’arco dei prossimi cinque anni, e persino il 72 per cento di loro credono che sia aumentata dopo la caduta del comunismo. Il sondaggio, che ha compreso anche i cittadini dei futuri membri della UE, Bulgaria e Romania, è stato fatto su iniziativa dell’"Australian Society for European policies" e della "Paul Lazarsfeld Social Reserch Society", ed è stato pubblicato lo scorso marzo da "Der Standard".

Josip Kregar, professore ordinario alla facoltà di legge di Zagabria e uno dei fondatori della strategia nazionale per la lotta alla corruzione, non privo di cinismo, afferma che la corruzione in Croazia è diventata un fenomeno generale: "Esiste il detto che ‘il pesce puzza dalla testa, e si pulisce dalla coda’. La Croazia ha fatto un grande passo nel cambiamento di questo detto. Da diverso tempo il pesce non è più commestibile, la corruzione si è diffusa uniformemente in tutte le parti della società".

Ma gli analisti in Croazia credono che nella lotta alla corruzione si debba comunque partire dalla testa, cioè dalla politica e dai politici, e che la corruzione riceverà un duro colpo soltanto quando, al posto del medico che ha ricevuto la bustarella, sarà arrestato qualche politico.

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