Il caso Glavas e il sistema giudiziario croato
Branimir Glavas è indagato per crimini di guerra avvenuti a Osijek nel 1991. Nonostante la gravità delle accuse, e i sospetti di intimidazioni nei confronti dei testimoni, viaggia liberamente nel paese e all’estero. Il difficile rapporto della giustizia con i crimini della "propria" parte
Di Drago Hedl, Osijek, per Institute for War and Peace Reporting, 22 settembre 2006 (titolo originale: "Glavas Case Raises Concerns About Croatian Judiciary")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta
Un tribunale croato è al centro delle polemiche, per aver permesso ad un presunto criminale di guerra di restare a piede libero mentre il suo caso viene istruito, nonostante i procuratori avvertano che ciò potrebbe mettere in pericolo la regolarità del processo.
Branimir Glavas, ex generale e parlamentare, uno degli uomini politici croati più potenti nel corso degli ultimi 15 anni, è accusato di crimini commessi contro i civili serbi di Osijek, cittadina della Slavonia orientale, vicino al confine con la Serbia, durante la guerra del 1991.
La gestione del caso da parte della Corte distrettuale di Zagabria è stata tacciata di negligenza e, benché questa inchiesta fosse nata a livello locale, ha fatto suonare per alcuni un campanello d’allarme. La preoccupazione è relativa alla capacità del sistema giudiziario croato di occuparsi dei casi riguardanti crimini di guerra, che gli verranno rimessi dal Tribunale dell’Aja, nel contesto della strategia di completamento del suo mandato.
A tre mesi dall’inizio della fase istruttoria del processo, Glavas è ancora un uomo libero, nonostante le reiterate richieste, da parte dei procuratori, di porlo sotto custodia. L’accusa ritiene che ci siano prove sufficienti per sostenere che l’accusato stia ostacolando le indagini, intimidendo i testimoni affinché cambino le loro deposizioni.
Ma il giudice di Zagabria a capo dell’inchiesta, Zdenko Posavec, ha respinto tutte le richieste di custodia cautelare, sostenendo che non ci sono prove che colleghino Glavas ad alcuna intimidazione.
Le accuse mosse a Glavas dopo un anno di indagini, condotte dall’eminente investigatore Vladimir Faber, includono l’omicidio di almeno due civili serbi e l’illecita reclusione e maltrattamento di molti altri.
Le investigazioni seguivano alle accuse di Krunoslav Fehir, ex membro di una unità dell’esercito croato posta sotto il comando di Glavas, secondo cui ad Osijek il generale aveva ordinato atroci esecuzioni sommarie di Serbi.
Fehir sostenne che Glavas aveva ordinato di imprigionare i civili nel suo quartier generale in tempo di guerra, il Segretariato per la difesa nazionale, dove essi furono interrogati, torturati ed infine uccisi. Gli episodi di tortura contestati comprendono l’ingestione forzata di acido proveniente da batterie di automobili.
Fehir, che all’epoca aveva solo 16 anni, ha ammesso di aver preso parte a questi crimini. Ha riferito agli inquirenti croati che uno dei detenuti, Cedomir Vuckovic, era morto poco dopo essere stato costretto a bere l’acido. Ha sostenuto inoltre che un altro serbo, che aveva visto ciò che era successo, Djordje Petkovic, era stato giustiziato dietro ordine di Glavas. Il corpo di Petkovic non è mai stato ritrovato.
Faber era stato inviato da Zagabria ad investigare sui crimini di guerra che si sosteneva fossero successi in quella città, perché era diventato evidente che le locali forze di polizia non sarebbero state in grado di farlo. L’inchiesta fu poi spostata da Osijek a Zagabria, per garantirne l’imparzialità.
Nell’aprile di quest’anno Faber ha completato le indagini e ha mosso accuse contro sia Glavas che Fehir. Un mese dopo, Glavas è stato privato dell’immunità parlamentare, in modo da permettere al procuratore di Stato di aprire un procedimento penale nei suoi confronti. Il caso è ora supervisionato da un giudice inquirente.
Nonostante la gravità delle accuse, niente lascia supporre che Glavas sarà arrestato in tempi brevi. Il giudice inquirente Zdenko Posavec ha perfino concesso a Glavas di recarsi in Germania quest’estate, per seguire il Campionato del mondo di calcio.
Secondo la polizia di Osijek, alcuni ex soldati di Glavas hanno successivamente minacciato diversi testimoni. Questo ha spinto il procuratore di Stato a chiedere l’arresto di Glavas, ma senza successo.
"Il caso di Glavas e Fehir causa gravi preoccupazioni e solleva dei dubbi sulla capacità della Croazia di condurre efficientemente indagini sui crimini di guerra", ha detto Mary Wyckoff, che dirige il dipartimento legale della missione a Zagabria dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). "Questo caso mostra quanto sia importante avere adeguate misure di protezione per i testimoni che cooperano con la magistratura".
La Wyckoff ha detto che garantire il rispetto della legalità è centrale in ogni inchiesta su crimini di guerra, e che chi se ne occupa dovrebbe avere tutto il supporto di cui ha bisogno per operare al meglio.
"La procedura investigativa dovrebbe rafforzare la fiducia del pubblico nelle istituzioni dello Stato preposte alle indagini e ai procedimenti penali. Se questa procedura è condotta correttamente, allora i risultati a cui arriva – quali che siano – saranno accettati come legittimi", ha spiegato.
Per il modo in cui è stato complessivamente condotto, molti osservatori sostengono che il caso è degenerato in farsa.
Diversi esperti legali hanno dichiarato a IWPR che era "scandaloso" che a Glavas fosse permesso di difendersi da uomo libero. Secondo loro ci sono le premesse per una carcerazione immediata, in specifico la gravità delle accuse e il sospetto che l’accusato abbia sfruttato la sua libertà per influenzare i testimoni.
Vari testimoni, interrogati dal giudice inquirente, hanno già modificato in modo significativo le testimonianze rese originariamente alla polizia.
Glavas ha perfino minacciato alcuni testimoni alla presenza del giudice inquirente Posavec.
Ladislav Bognar, un professore universitario che si trovava nella zona posta sotto il comando di Glavas all’epoca degli eventi, nel 1991, dice di essersi trovato in una situazione allarmante, quando ha reso la sua deposizione alle autorità.
"Dato che le cose che stavo dicendo non erano propriamente a favore di Glavas, egli mi attaccò, proprio davanti al giudice Posavec. Mi chiamò bastardo comunista, e disse che avrei avuto quello che mi meritavo", ha detto Bognar.
Glavas non si è fermato a questo – ha aperto un suo sito web su cui ha iniziiato a pubblicare le dichiarazioni dei testimoni. Ha smesso solo quando il giudice inquirente gli ha richiesto di rimuovere quel materiale da Internet.
Ma ha continuato ad usare il suo sito web e le sue apparizioni sui media per insultare Faber, l’ufficiale di polizia che segue le indagini, definendolo "un freak immorale" e "spazzatura umana". Né ha risparmiato gli altri funzionari, definendo il procuratore di Stato Mladen Bajic "marcio come un dente marcio" e descrivendo la magistratura come corrotta e influenzata politicamente.
"Preferirei di gran lunga essere processato a Banja Luka, in Republika Srpska, perché la loro magistratura è molto più onesta di quella croata", ha detto in uno dei suoi sfoghi pubblici.
L’accusato si è inoltre scagliato contro il portavoce del parlamento croato, Vladimir Seks, colpevole di aver respinto la sua tesi, secondo cui il caso intentatogli era "un processo politicamente costruito". Seks era ufficiale d’alto grado a Osijek durante la guerra in Croazia, e Glavas ha ripetutamente cercato di scaricare le responsabilità su di lui.
Glavas respinge ogni accusa e reclama di essere vittima di una "caccia alle streghe", di cui dà la colpa al primo ministro croato Ivo Sanader, che l’anno scorso lo ha espulso dal suo partito, l’Unione democratica croata, HDZ.
Alla richiesta di un commento, sul perché Glavas sia ancora un uomo libero, un’altolocata fonte dell’HDZ ha dichiarato: "Questo in effetti prova che i politici non stanno interferendo col lavoro della magistratura. Non siamo obbligati ad essere d’accordo sulle loro decisioni ma, come potete vedere, non cerchiamo neppure di modificarle".