Romania: è Europa
E’ ormai sicuro. Il primo gennaio 2007 avremo una UE a 27, entreranno infatti anche Romania e Bulgaria. E dopo di loro, José Barroso, presidente della Commissione europea, ha affermato sia meglio chiudere la porta. Almeno per un pò
Finalmente ce l’ha fatta. Il primo gennaio 2007, diciassette anni dopo la caduta del regime comunista, la Romania diventerà a pieno titolo paese membro dell’Unione Europea. Dal 2000, quando iniziarono i negoziati per l’adesione, la Romania si sforza di mantenere gli impegni assunti.
L’anticamera, spesso faticosa e umiliante, è durata sei anni. Il paese conosceva molto bene il suo livello di sviluppo, non paragonabile a quello di altri paesi membri. Ma si tratta di un quadro favorevole che promette progressi. In parte progressi già riconosciuti ma in parte da compiere.
Tant’è che in via eccezionale sia la Romania che la Bulgaria anche dopo l’adesione saranno monitorate almeno per i prossimi tre anni. Proprio perché le riforme devono continuare. Le apposite clausole di salvaguardia prevedono in casi estremi anche il blocco dei finanziamenti comunitari. Inoltre la Romania dovrà presentare ogni semestre un rapporto sull’andamento delle riforme.
Martedì pomeriggio presso il parlamento europeo, a Strasburgo, il commissario europeo per l’allargamento Olli Rehn ha presentato il rapporto di monitoraggio su Romania e Bulgaria. A sua volta, il presidente della commissione europea José Barroso ha sottolineato che la decisione riguardante l’adesione per il primo gennaio 2007 è stata presa in base ad un’analisi rigorosa.
I funzionari di Strasburgo hanno riconosciuto gli sforzi compiuti da Bucarest, soprattutto nella lotta alla corruzione e nella riforma del sistema giudiziario. Quest’anno la Romania ha dovuto dimostrare la serietà del proprio impegno dando una svolta alla lotta contro la corruzione, con arresti e processi di personaggi di spicco tra cui anche l’ex premier social-democratico, Adrian Nastase, indagato per corruzione.
Tuttavia il rapporto presentato nell’aula del parlamento di Strasburgo indica imperativamente i settori dove si devono compiere il più presto possibile cambiamenti significativi. In particolare si tratta di riforme nel settore della giustizia, della lotta alla corruzione, della gestione dei fondi europei.
Servono ancora progressi nell’ambito delle politiche sociali, della mano d’opera, della sanità, degli organismi geneticamente modificati, delle assicurazioni auto, del riciclaggio di denaro.
La Romania ha registrato però buoni risultati nel garantire una stabilità e crescita economica. Gli investimenti sono sempre maggiori. Secondo gli analisti interni, nel paese ci sono al momento tre categorie di investitori: gli oligarchi romeni, gli investitori stranieri e i giovani investitori locali.
Con i suoi ventidue milioni di abitanti il paese potrebbe essere un mercato attraente, nonostante il potere d’acquisto rappresenti solo un quarto della media comunitaria. C’è però un grande divario tra diverse categorie sociali. Ci sono quelli che lavorando per le multinazionali guadagnano come in occidente e quelli che fanno fatica a tirare avanti giorno per giorno.
D’altronde non è una sorpresa che la Romania e la Bulgaria saranno i paesi più poveri dell’Unione Europea. Malgrado la crescita economica sostenuta gli stipendi sono aumentati di poco. Mentre i prezzi si sono in gran parte già allineati a quelli dell’UE. Moltissimi villaggi romeni entreranno nell’UE con il cavallo e il carretto. Senza acqua corrente e strade asfaltate. I contadini imparano ora a mungere una mucca in modo automatizzato. Ma c’è la voglia di farlo.
Il relatore per la Romania, Pierre Moscovici, ha affermato che la data del 1 gennaio 2007 è definitiva ma che la Romania deve capire come la decisione sia stata ampiamente discussa, e che dopo lo shock creatosi nell’opinione pubblica occidentale con l’allargamento del 2004 si è sempre più esigenti.
Su questo non c’è dubbio, lo stesso presidente Barroso ritiene che l’Unione Europea dovrebbe dotarsi di una costituzione prima di decidere su altri allargamenti. Sembra che la Romania e la Bulgaria chiudano la porta. Almeno per un certo periodo.
A Bucarest intanto c’è aria di festa. Il presidente Traian Basescu e il primo ministro Calin Popescu Tariceanu – non sempre d’accordo – stavolta hanno reso una dichiarazione comune sul tema del rapporto presentato a Strasburgo. Il presidente ritiene che l’adesione all’UE non rappresenti un regalo in quanto gli impegni assunti sono stati rispettati e gli obiettivi raggiunti. Ha poi aggiunto: "Abbiamo ancora ventisette bandierine gialle, nell’area della mediocrità, ma entriamo in un ambiente dove abbiamo l’opportunità di vivere meglio. Il benessere non arriva da solo, dobbiamo abituarci a vivere in un ambiente che ci chiede performance continue, al limite della sopportabilità per la popolazione".
Di nuovo si è parlato di sacrifici da parte dei romeni, di lavoro, di sforzi, di una giustizia più forte, un ambiente di affari meno influenzabile, un’agricoltura messa a posto. Mentre il primo ministro Tariceanu ha dichiarato che i romeni hanno motivi per essere fieri: "Entriamo nell’UE con gli stessi diritti e obblighi di ogni membro. Dopo l’adesione si creeranno nuove opportunità di investimenti. Trenta miliardi di euro arriveranno per progetti da realizzare nel periodo 2007-2012".
Tra i ventisette paesi membri che conterà l’UE dal prossimo gennaio, la Romania occupa il settimo posto in base al numero degli abitanti. Nel parlamento europeo avrà trentacinque parlamentari che verranno eletti nelle elezioni europee del 31 dicembre del 2007. Per i nuovi arrivati, la Commissione europea creerà due posti di commissari, uno per ogni paese. Secondo alcune fonti, uno dei due nuovi commissari sarà per l’immigrazione, ma non è sicuro che sarà assegnato ai nuovi membri.
E’ noto anche quanta preoccupazione desta l’immigrazione romena in vista dell’adesione all’UE. Le autorità di Bucarest tengono però a precisare che non c’è da preoccuparsi. Anzi, il primo ministro Calin Popescu Tariceanu considera che l’economia del paese sia in espansione e i romeni avranno lavoro a casa. Il premier in un intervista per il Financial Times ha ammesso che " i romeni poveri che vogliono andare all’estero sceglieranno Italia e Spagna perché in questi paesi la lingua non rappresenta un problema ". Tuttavia il capo del governo di Bucarest chiede ai paesi europei di ricevere i romeni, precisando che la libera circolazione della mano d’opera dovrà essere rispettata da tutti stati membri dell’Unione Europea.