Abkhazia, Georgia, Ossezia del Sud | |
Georgia e Russia ai ferri corti
L’arresto da parte delle autorità di Tblisi di 4 ufficiali russi accusati di spionaggio ha messo a dura prova i già tesi rapporti tra la Georgia e la Russia. Nonostante il rilascio degli ufficiali la crisi tra i due paesi continua
I già difficili rapporti tra la Georgia e la Russia si sono ulteriormente deteriorati nei giorni scorsi. Mercoledì scorso (27 settembre) le autorità georgiane hanno arrestato – con l’accusa di spionaggio – quattro ufficiali russi del GRU, il sevizio segreto militare. Per rappresaglia la Russia ha ritirato l’ambasciatore a Tbilisi, evacuato i diplomatici russi e posto le basi militari russe in Georgia in stato di allerta; alle truppe è stato anche ordinato di sparare a vista su ogni provocatore. Centinaia di agenti della polizia georgiana hanno circondato il quartiere generale delle forze armate russe vicino a Tbilisi allo scopo di ottenere la consegna del colonnello delle truppe russe in Transcaucasia, Konstantin Pugachin, anch’egli accusato di spionaggio.
Mosca dispone in Georgia di oltre 2000 militari dislocati "con compiti di pace" è pare non essere intesa a ritirarli presto nonostante in passato abbia assunto impegni in tal senso. Il contenzioso russo-georgiano riveste infatti connotazioni di natura politica e geostrategica. Il pretesto di mantenere la pace nelle due repubbliche separatiste Abhkazia e Ossezia del Sud – peraltro non riconosciute da alcuno stato al mondo, abitate da gruppi etnici filo russi e teatro di ripetute violenze – dall’inizio degli anni novanta permette alla Russia di avere truppe sul territorio della Georgia, il cui governo filo occidentale si sforza di accelerare i negoziati per l’adesione alla NATO.
Mosca ha concesso passaporti della Federazione russa a molti cittadini delle repubbliche separatiste e molti aspirano all’unione con la Russia. È sullo sfondo dei già tesissimi rapporti che è accaduto nei giorni scorsi l’arresto dei quattro ufficiali di Mosca, definito dal ministro degli esteri russo Serghei Lavrov una provocazione, un atto politico orchestrato contro la Russia.
Oltre ai quattro russi, Tbilisi ha arrestato anche 12 cittadini georgiani, accusati di collaborare con Mosca. Secondo il ministro dell’interno georgiano, Vano Merabishvili, le persone arrestate stavano per preparare una provocazione di grandi proporzioni, avevano mostrato particolare interesse per le capacità della difesa della Georgia, per il programma di adesione alla NATO, per la sicurezza energetica, per i partiti politici e organizzazioni e raccoglievano informazioni sulle forze armate e le infrastrutture. Per documentare una parte delle accuse, le autorità di Tbilisi hanno reso pubblico un filmato che – affermano – mostrerebbe gli ufficiali russi mentre parlano con cittadini georgiani sui dispositivi militari della Georgia offrendo loro denaro in cambio di informazioni. Le autorità di Tbilisi sono anche certe che Mosca appoggi i separatisti dell’Abhkazia e dell’Ossezia del Sud, minando così la sovranità della Georgia.
Nei giorni scorsi il presidente del Parlamento della Georgia, Nino Burdzhanadze, aveva provato a modo suo ad usare un tono moderato, cercando di fornire assicurazioni sul fatto che gli ufficiali russi avrebbero ricevuto un processo equo dalla giustizia georgiana. "Siamo un paese democratico dove tutto deve essere basato sulle procedure legali sicché la giustizia deciderà se queste persone sono o no colpevoli. Saranno trattati secondo le leggi internazionali. Quelli che sono amici della Georgia sono benvenuti, ma quelli che vogliono minare la sicurezza del nostro paese saranno aspramente puniti." – annuncia il parlamentare georgiano.
Intanto la Russia dopo aver respinto tutte le accuse delle autorità di Tbilisi aveva avvertito che sarebbe ricorsa a tutti i mezzi a sua disposizione per liberare gli ufficiali russi. Dopo aver ritirato il suo ambasciatore a Tbilisi, Mosca ha raccomandato ai cittadini russi di non visitare la Georgia e ha sospeso i visti per i georgiani. La Federazione Russa ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di prendere posizione rispetto "le provocazioni inaccettabili e pericolose della Georgia".
In una prima fase, un portavoce del ministero della difesa russo aveva annunciato la decisione della Russia di interrompere le operazioni di ritiro delle proprie truppe dalle due basi in Georgia, a Batumi sulla costa del Mar Nero e ad Akhalkalaki, nel sud, vicino al confine con l’Armenia. Il giorno dopo, il presidente russo, Vladimir Putin, è intervenuto precisando che il ritiro proseguirà nonostante la crisi tra i due paesi. La Russia dovrebbe ritirare i suoi militari dislocati sul territorio della Georgia entro il 2008, in osservanza agli impegni internazionali assunti, ma le operazioni in merito proseguono a passo di lumaca.
Alla fine della riunione del Consiglio di Sicurezza Putin aveva dichiarato: "È assolutamente chiaro che si fa questo per colpire dolorosamente la Russia e per provocarla. Deve essere ovvio a tutti. E secondo ogni apparenza, quelli che fanno questo credono che l’orientamento anti-russo nella politica estera sia nell’interesse del popolo georgiano. Io non credo che sia cosi". Putin considera l’arresto degli ufficiali russi "un atto di t[]ismo di stato, con presa di ostaggi".
Lunedì 2 ottobre, nonostante i 4 ufficiali russi accusati di spionaggio siano stati rilasciati e abbiano già fatto rientro a Mosca, il Ministero russo per i trasporti ha annunciato di voler sospendere tutti i collegamenti (aerei, terresti, marittimi), i collegamenti postali e i trasferimenti bancari con la Georgia. Le conseguenze di questa decisione incideranno sia sul commercio fra i due paesi sia sui georgiani che lavorano in Russia e che inviano i soldi alle loro famiglie.
I rapporti sono talmente tesi che la Georgia teme ora sanzioni economiche da parte di Mosca come ritorsione alla sua politica indipendentista e filo americana. I rapporti bilaterali tra Mosca e Tbilisi divennero difficili dopo la cosiddetta rivoluzione delle rose (2003) che nel 2004 portò al potere l’attuale presidente filo occidentale Mihail Saakashvili. Le possibili sanzioni economiche non sarebbero certo una novità dal momento che Mosca è solita esercitare questo tipo di pressione sui paesi ex satelliti che ora invece gravitano intorno agli USA. E’ già accaduto con l’Ucraina e con la Moldova che tuttora non può esportare i suoi vini nella Federazione Russa.
Secondo i dati rilasciati dall’ambasciata russa a Tbilisi, la Russia costituisce il principale partner commerciale della Georgia che vi importa soprattutto prodotti agricoli ed energetici. I prodotti agricoli russi potrebbero eventualmente essere sostituiti con importazioni dall’Ucraina, ma sarebbe certamente più difficile trovare alternative energetiche proprio ora con l’inverno alle porte. Nel gennaio 2006, in piena guerra del gas tra la Russia e l’Ucraina, un’esplosione interruppe i gasdotti tra la Georgia e la Russia facendo piombare la Georgia al buio e al freddo. Allora il presidente Saakasvilli parlò di un atto di sabotaggio, mentre il Cremlino definì la dichiarazione "isterica e scandalosa".
Coincidenza o no, l’arresto degli ufficiali russi, considerati spie, è arrivato una settimana prima delle elezioni municipali, un importante test per il presidente georgiano Mikhail Saakashvili. Inoltre, questo mese il Consiglio di Sicurezza ONU esaminerà la questione del prolungamento del mandato delle forze di pace russe in Abkhazia.
Saakashvili, forte dell’appoggio americano, esercita pressioni internazionali affinché i soldati russi vengano sostituiti con soldati di altri paesi. La Nato ha offerto a Tbilisi il cosiddetto "status di dialogo intensificato" il che significa che il paese è ad un passo dal diventare membro della NATO; anche se la vera e propria adesione potrà avvenire anche tra qualche anno.
La Georgia risulta essere un paese importante tanto per gli USA che per la Federazione Russa non solo per le rotte di petrolio del Mar Caspio ma anche per la valenza geo-strategica della sua collocazione tra il Mar Nero e il Caspio, tra l’Asia centrale ed il vicino Oriente.