Lipica: più golf e meno cavalli?

Una razza di cavalli forgiata per le scuderie dell’imperatore d’Austria. A Lipica, Slovenia, si è trovato l’habitat ideale per il suo allevamento. Ma ora le istituzioni locali sembrano voler puntare su altro: casinò e golf. E trasformare a prato inglese decine di ettari attualmente area protetta

13/10/2006, Franco Juri -

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Lipica (in italiano Lipizza), sul carso sloveno, è da 426 anni una località famosa per essere la patria di una delle razze di cavalli più prestigiose e senz’altro quella più antica d’Europa, la razza, appunto, lipizzana.

Forgiata per le scuderie dell’imperatore d’Austria con intrecci tra cavalli spagnoli, arabi, italici e carsolini, che hanno trovato nell’area carsica di Lipica l’habitat ideale per temprare il famoso cavallo bianco dai puledri neri, questa razza equina è oggi allevata con particolare attenzione, oltre che nella natia Lipica, anche e soprattutto in Austria, paese cui è riconosciuto il diritto di disciplinare il suo libro genealogico.

La Slovenia si adopera da tempo perché tale diritto rientri o sia almeno condiviso dalle scuderie di Lipica. Il cavallo lipizzano dovrebbe essere un privilegiato fiore all’occhiello del turismo sloveno. Invece, con la scusa della sopravvivenza economica e delle necessità imposte dal mercato, nuovi e inediti approcci commerciali sembrano emarginare sempre di più le scuderie, l’allevamento e la scuola di equitazione di Lipica, relegandola a mera appendice ornamentale dell’attuale e futura offerta turistica della località carsolina.

Prima il casinò e poi il golf, lo sport preferito dall’elite politica al governo e status symbol dei nuovi ricchi sloveni. La nuova scommessa dell’attuale amministrazione, guidata con pugno di ferro da Miha Brejc, è infatti quella di puntare sul Club di golf e recuperare una vasta area nel perimetro »protetto« un tempo zona di pascolo e di galoppo dei bianchi lipizzani, ma da anni trascurata e ricoperta oltre che dalle centenarie querce carsoline che donavano la loro ombra ai prati ed ai cavalli, anche da un fitto sottobosco. Il tutto per ampliare da nove a diciotto buche gli attuali campi di golf ed estendere a 60 ettari dei 300 totali il prato inglese da irrigare e mantenere puro con particolari sostanze fitocide ad azione selettiva.

Ai circa 400 cavalli attualmente presenti, 40 in più di quanto considerato necessario per una riproduzione adeguata del branco, rimangono a disposizione 200 ettari, troppo poco per le esigenze di una razza che per mantenere le proprie rinomate peculiarità necessiterebbe di almeno un ettaro e mezzo o anche due a cavallo. Lo spazio c’è ed un tempo fu territorio sovrano dei lipizzani, nei piani attuali invece è destinato ad ospitare buche e palline dei tanti golfisti sloveni e italiani che vi approdano.

Il golf voluto a tutti i costi a scapito dell’habitat dei cavalli da Brejc è diventata una questione politica. Infatti il presidente dell’ente scuderie di Lipica è soprattutto un politico con moltissimo potere: ex membro duro del partito comunista ed ex professore di tattiche militari nella Jugoslavia di Tito, attualmente è eurodeputato e vicepresidente del conservatore e governativo Partito democratico sloveno (SDS).

Braccio destro di Janez Janša fu a capo dei servizi segreti (SOVA) nel primo governo di centro-destra e attualmente anche presidente del Golf Club di Lipica che conta circa 400 membri. Brejc, nominato presidente dell’ente scuderie per decisione politica del governo ha fatto piazza pulita dei quadri che avevano una visione distinta dalla sua cercando di imporre persino che la legge sulla tutela dell’area venisse adattata alle nuove necessità in barba ai criteri in vigore ed iniziando i lavori di ristrutturazione e allargamento del golf club senza ottenere prima un chiaro sì degli istituti competenti.

Brejc ha inoltre acquistato di recente un appezzamento nelle prossimità di Lipica dove costruire la sua nuova villa. Il suo amore per il golf non ha limiti; soprattutto in prospettiva di una graduale e strisciante privatizzazione del complesso che per molti decenni è stato demanio pubblico dopo essere stato proprietà della corona austro-ungarica. Gli interessi che gravitano sulla perla del carso e la sua evantuale privatizzazione sono molti e spesso fanno capo ai leader dei partiti di governo ed ai loro amici.

La maggioranza dei dipendenti delle scuderie ha chinato il capo in fretta di fronte all’arroganza del nuovo potere. Chi non l’ha fatto è stato punito con il licenziamento. E’ il caso di Etbin Tavčar, amante dei cavalli e coraggioso esperto di architettura e assetto paesaggistico, specializzato in quello carsico nonché vicedirettore delle scuderie.

Tavčar ha espresso pubblicamente il suo dissenso nei confronti dei piani di Brejc e dell’abbandono graduale della vocazione principalmente equina ed ippica di Lipica a favore di un’ offerta alternativa imperniata sul golf e sul gioco d’azzardo. Ha criticato soprattutto la decisione di ampliare i campi di golf nel perimetro dell’area ecologicamente protetta per legge e potenzialmente riproponibile per il pascolo e l’equitazione, proponendo di farlo all’infuori dell’area storicamente predisposta all’allevamento. Si è opposto all’abbattimento delle secolari quercie ed ha lanciato con un’intervista su Mladina e Primorske Novice l’allarme dimostrando che i lavori per il golf erano iniziati persino senza i necessari permessi degli enti preposti.

Il risultato della sua protesta è stato immediato. Su ordine di Miha Brejc è stato sospeso ed è iniziata la procedura per il suo licenziamento, come è stata poi sospesa persino una giornalista della TV di stato che al problema di Lipica aveva dedicato un servizio di 5 minuti permettendo »incautamente« anche a Tavčar di rilasciare una dichiarazione in merito.

Il vicedirettore dissenziente è infatti diventato persona non grata e sulla questione è calata sui mezzi d’ informazione controllati direttamente o indirettamente dal governo la censura più assoluta. Ma Tavčar non si arrende: ha costituito un’associazione internazionale pro-Lipica ed ha portato il caso delle scuderie fino alla Corte costituzionale cercando di dimostrare che le scelte imposte dall’europarlamentare di governo e presidente del Golf Club fanno a pugni con almeno sei leggi di tutela ambientale e di quella del patrimonio culturale e paesaggistico.

Le tesi di Tavčar sono avallate anche dagli esperti dell’ente nazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale e naturale, ma questi sono parte integrante del ministero della cultura ed il ministro in carica, Vasko Simoniti, è compagno di partito di Brejc ed ha già lasciato intendere che sosterrà la causa del suo commilitone.

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