Kosovo, poco più che preamboli

Lo scorso fine settimana l’approvazione in Serbia della nuova costituzione. Nel preambolo vi si afferma che il Kosovo è parte integrante della Serbia. Che si pensa in Kosovo?

02/11/2006, Saša Stefanović - Pristina

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Manifesto elettorale

Durante il fine settimana il 51,46% degli elettori serbi ha votato a favore della nuova costituzione.

Un referendum che si è giocato sul filo di lana, il quorum è stato raggiunto solo durante le ultime ore di voto. Questa ennesima tornata elettorale ha dato nuove indicazioni sia a riguardo della credibilità politica del governo in carica ma soprattutto sugli umori dell’elettorato serbo.

Alle urne si è recato solo il 54,19% degli aventi diritto. Gli analisti ritengono questo sia dovuto allo scarso dibattito nel paese sulla nuova costituzione, e ad una "fatica elettorale" causata dal fatto che in questi anni del dopo Milosevic, nonostante le grandi aspettative, i cambiamenti e le riforme stanno arrivando troppo lentamente.

L’Ue si è congratulata con la Serbia per l’adozione della nuova costituzione ma questo non renderà certo le cose più facili in chiave di integrazione europea. E neppure sarà più facile il percorso sulla questione del Kosovo, a prescindere da cosa sia stato scritto nel preambolo alla nuova costituzione.

In quest’ultimo infatti si è voluto inserire che il Kosovo è parte integrante della Serbia. Proprio per questo il 90,1% dei serbi del Kosovo hanno votato a favore della nuova costituzione.

"C’è stata quest’adesione massiccia proprio per quanto scritto nel preambolo" afferma Dragana Mitic, cittadina di Kosovo Polje, "penso che in questo momento era il massimo che il governo serbo potesse fare per il Kosovo".

La pensa in modo simile anche Oliver Ivanovic, leader della Lista serba per il Kosovo e Metohija e parlamentare kosovaro, secondo il quale i serbi del Kosovo avevano qualche motivo in più per votare a favore del referendum perché ritenevano avrebbe rafforzato le loro posizioni. Per Ivanovic il fatto che nel preambolo della costituzione fosse scritto che il Kosovo è parte della Serbia è stato un motivo più che sufficiente per farli andare alle urne.

Al contrario i leader albanesi del Kosovo hanno commentato molto negativamente l’adozione in Serbia della nuova costituzione. "Non riescono ancora a riconoscere che il Kosovo, almeno formalmente, è ancora parte della Serbia", ha sottolineato Ivanovic.

Ma perché questa tensione da parte dei leader albanesi se il Kosovo probabilmente a breve diverrà indipendente? Perché temono qualcosa se di fatto la Serbia non governa il Kosovo dal 1999 e quest’ultimo è amministrato dall’ONU e da istituzioni provvisorie elette dai kosovari? Perché criticare così aspramente le dichiarazioni del premier serbo Kostunica che ha sì sottolineato la soddisfazione dell’adozione nel preambolo costituzionale del passaggio sul Kosovo ma non può nemmeno recarsi in visita in Kosovo se non prima chiedendo il permesso alle Nazioni Unite? E credono veramente i leader kosovari che questa nuova costituzione abbia effettivamente cambiato qualcosa in merito alla soluzione della questione dello status del Kosovo? E per quanto riguarda la comunità serba del Kosovo, pensa che sia cambiato qualcosa con l’adozione di questo preambolo così criticato?

Probabilmente la maggioranza dei cittadini serbi del Kosovo non si fa illusioni ma riteneva, in questo specifico frangente politico, che il massimo che avrebbero potuto fare era votare a favore della costituzione.

"L’affluenza alle urne tra i cittadini serbi del Kosovo è stata del 60%, superiore a quella in Serbia ma in linea con quest’ultima. Come cittadino serbo-kosovaro comunque non mi sento abbandonato da Belgrado. Ritengo sia stato fatto un grande passo avanti con il fatto che tutti i partiti politici serbi si sono messi d’accordo per approvare il testo costituzionale", afferma Nikola Jovanovic, cittadino di Gracanica.

"La questione rovente della permanenza in Kosovo di una comunità serba è stata affrontata in questo modo: si è affermato costituzionalmente che il Kosovo è parte della Serbia. L’alta percentuale registrata alle urne è stato il nostro ultimo sforzo per uscire dalle enclaves, queste prigioni moderne dentro le quali ci ritroviamo costretti a vivere", afferma invece Zoran Boskovcevic, della municipalità di Strpce.

Non è però solo la comunità serba ad essere frustrata dalla situazione attuale. Frustrazioni vengono coltivate anche da quella albanese che ritiene che in Kosovo poche cose stiano progredendo. Non è solo la nuova costituzione serba a preoccuparli. E’ ben altro. Sopratutto la questione che a prescindere da quale sarà la decisione in merito allo status futuro del Kosovo le condizioni di vita tarderanno a migliorare.

I media del Kosovo hanno commentato le notizie arrivate da Belgrado senza particolare enfasi. Koha Ditore, il quotidiano maggiormente letto in Kosovo, ha inserito il referendum tenutosi in Serbia nella rubrica "Le cose negative della settimana", sottolineando come la nuova costituzione violi i diritti degli albanesi del Kosovo, con modalità simili a quanto avveniva durante l’era Milosevic.

Un altro quotidiano kosovaro, Express, ha preferito dare risalto invece ad una dichiarazione di Martti Ahtisaari, inviato dell’Onu per i negoziati sullo status, secondo il quale la nuova costituzione serba non rappresenta alcuna minaccia per il Kosovo: "Una nuova risoluzione Onu sullo status porterebbe quale inevitabile conseguenza cambiamenti nella costituzione recentemente approvata, in particolare per quanto riguarda il preambolo che definisce il Kosovo parte integrante del territorio della Serbia".

La notizia di questi giorni sembra essere in Kosovo non tanto quella della nuova costituzione, ma piuttosto le dichiarazioni di uno dei funzionari (che ha richiesto l’anonimato) del Gruppo di contatto in merito alla proposta che verrà presto presentata alla delegazione di Pristina e Belgrado ai negoziati sullo status di Vienna. Secondo quest’ultimo non vi si menzionerebbe mai la parola indipendenza, ma le competenze previste hanno un solo significato: un’indipendenza con sovranità limitata.

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