Slovenia: la crisi dei partiti

Ieri secondo turno delle amministrative, forte l’ascesa di numerose liste civiche. A Lubiana contro il candidato del centro-sinistra e della destra vince Zoran Janković, ”cuore a sinistra e portafogli a destra”

13/11/2006, Franco Juri -

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In Slovenia è stata la volta, domenica scorsa, del secondo turno delle amministrative per il rinnovo dei 210 consigli comunali e l’elezione degli altrettanti sindaci. Una verifica politica importante sia per il governo che per l’opposizione, che però sono rimasti con l’amaro in bocca per l’ascesa di numerose liste più o meno civiche e indipendenti e la conseguente perdita di importanti poltrone cittadine.

Le elezioni amministrative seguono tradizionalmente una logica diversa da quelle politiche, gli elettori premiano l’efficienza delle amministrazioni locali ed i loro primi responsabili. D’altronde in Slovenia la cultura politica più diffusa è fondamentalmente pragmatica e praticista, lontana sia dalla tradizione partitica, sia dall’ideologia.

Per quanto concerne i numeri nei consigli comunali non ci sono grosse sorprese; quello di Janez Janša, l’SDS, si riconferma, anche se per poco, il partito di maggioranza relativa, seguito da quello Liberaldemocratico attualmente all’opposizione.

Ma le sorprese non sono mancate soprattutto nelle grandi città e sul fronte dei sindaci. La novità politicamente più significativa è la vittoria netta di alcuni sindaci "indipendenti" provenienti dal mondo degli affari, esponenti di un populismo imprenditoriale che tende a convincere più della politica. E così la stessa Lubiana, tradizionalmente in mano al centrosinistra, questa volta ha affidato il suo governo a Zoran Janković che ha sbaragliato sia l’ex sindaco, la socialdemocratica Danica Simčič che il suo principale rivale Franc Arhar, ex governatore della Banca di Slovenia e candidato della destra di governo, già al primo turno con una maggioranza assoluta del 63%.

Per Janković, ex presidente del consiglio d’amministrazione della più grande catena commerciale slovena, la Mercator, defenestrato su ordine di Janša dagli azionisti maggioritari, legati a doppio filo al governo perché troppo vicino all’ex presidente Milan Kučan, ha votato compatto l’elettorato di centro-sinistra che ha voltato le spalle ai propri partiti, ormai allo sbando, divisi su tutto e particolarmente inefficienti nell’amministrazione cittadina.

Janković è un fenomeno inedito: ha il carisma dell’imprenditore di successo, è simpatico e populista con modi kučaniani, è un "misto", di padre serbo, ha "il cuore a sinistra e il portafoglio a destra" ed ha schierato con lui una squadra di nomi illustri in cui si alternano i suoi più stretti collaboratori di azienda, l’ex ministro liberaldemocratico del tesoro Dušan Mramor ed alcuni intellettuali di area liberal-progressista.

Janković ha puntato sulla tolleranza, ai musulmani ha promesso la moschea osteggiata dai nazionalisti di destra, e alle aspettative della cittadinanza intende rispondere con un dinamismo nuovo che dovrebbe rivitalizzare un centro storico sempre più in disuso per il dilagare dei centri commerciali in periferia. Ma c’è anche chi mantiene qualche dubbio sulla buona fede di un manager d’assalto come Janković.

Incetta di voti l’ha fatta anche l’altro sindaco imprenditore più emblematico della Slovenia; Boris Popović, che vinse a Capodistria quattro anni fa togliendo questa sonnolenta e benestante cittadina istriana, demograficamente sconvolta nel dopoguerra, alle amministrazioni di sinistra e puntando, con forte tempra populista, su un riassetto urbano molto visibile, perlopiù di ispirazione "americana", più o meno indovinato, ma che ha fatto presa sull’elettorato, particolarmente su quello giovane.

Popović, anche lui "misto", figlio di un noto artigiano montenegrino, ex partigiano di Tito che fece una rapida fortuna nella città portuale, ha offerto un’immagine "nuova", lontana dalla politica tradizionale e basata su un peculiare marketing postmoderno; una commistione di melting pot balcanico, americanismo, culto della (propria) personalità, disprezzo dei critici, efficienza aziendale, nostalgia jugoslava, consumismo e strumentale anticomunismo.

Quest’ultimo gli è valso l’appoggio deciso del premier Janez Janša che nel movimento di Popović, "Capodistria è nostra!" ha visto lo strumento per sbarazzarsi definitivamente delle amministrazioni rosse lungo l’attraente riviera istriana.

E così dopo aver trionfato a Capodistria al primo turno con oltre il 70% Popović ha portato a termine il suo progetto di conquista elettorale di tutti i comuni costieri, facendo vincere i suoi uomini anche a Pirano (Tomaž Gantar) e Isola (Tomislav Klokočovnik), roccaforte quest’ ultima di Breda Pečan, sindaco per tre mandati, vicepresidente del partito Socialdemocratico.

La Pečan aveva trasformato Isola in un’accogliente centro turistico con forte identità istriana, facendone tra l’altro l’approdo di "Kino Otok-Cinema Isola" un rinomato festival internazionale del cinema del terzo mondo che a Isola, con l’attuale amministrazione, avrebbe dovuto trovare uno spazio permanente con attività ad esso legate nel corso di tutto l’anno. Per soli 6 voti l’ha però spuntata il candidato scelto da Popović, un cardiochirurgo di fama internazionale, passato dal Forum 21 di Milan Kučan al sindaco capodistriano nella pubblicamente riconosciuta speranza di ottenere dei vantaggi concreti per le sue ambizioni mediche.

Ha vinto la politica degli interessi. Sia a Isola che a Pirano le due donne sindaco della sinistra si sono ritrovate politicamente isolate; persino l’ex alleata democrazia liberale si è schierata con il movimento "antipolitico" di Boris Popović, mentre il presidente del loro stesso partito Borut Pahor le ha letteralmente abbandonate al loro destino evitando di schierarsi a loro favore.

La sinistra ha perso anche la seconda città slovena, Maribor, dove al secondo turno, nel duello tra due candidati della destra, ha vinto Franc Kangler del Partito popolare sloveno anche grazie all’ appoggio del centrosinistra che lo ha preferito a Gregor Pivec candidato di Janša. I socialdemocratici brindano comunque nella Velenje dei minatori e, grazie a Mirko Brulc, anche a Nova Gorica, città simbolo della cooperazione transfrontaliera con la vicina Gorizia.

Aggiornamento:
Colpo di scena a Isola: la Pečan vince per due voti di vantaggio
Tomislav Klokočovnik, il candidato di "Isola è nostra" una lista legata al sindaco di Capodistria Boris Popović, aveva già brindato con i suoi sostenitori alla vittoria di misura (per sei voti) sulla socialdemocratica e sindaco uscente Breda Pečan. "Abbiamo spazzato via i comunisti anche da Isola" aveva dichiarato trionfalmente il suo padrino Popović. Ma la gioia di Klokočovnik e Popović è durata solo 17 ore. Lunedì a mezzogiorno sono arrivate per posta le ultime dodici schede elettorali, undici dalla locale casa del pensionato e una dalle carceri . I dodici voti hanno capovolto la situazione, dando alla Pečan una strettissima vittoria con due soli due voti di vantaggio. In Slovenia non era mai avvenuto un testa a testa come questo. Scontate le rimostranze e la richiesta di una nuova verifica delle schede da parte di Klokočovnik. La situazione particolarmente tesa dovrebbe chiarirsi entro giovedì prossimo. Se il risultato dovesse essere confermato dalla commissione elettorale ciò rappresenterà un doccia fredda sugli appetiti regionali di Popović. Se il risultato dovesse finire alla pari, a decidere sarebbe un sorteggio.

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