Il Kosovo delle grandi potenze
Al summit di Vienna con l’inviato speciale dell’ONU la Russia va da una parte, l’Occidente dall’altra. La proposta Ahtisaari slitta a dopo le elezioni in Serbia, previste per il 21 gennaio 2007. I piani di Bruxelles per una nuova missione internazionale
Di Jeta Xharra* da New York e Krenar Gashi* da Pristina, per BIRN, Balkan Insight, 10 novembre 2006 (titolo originale: "Contact Group Postpones Plan for Kosovo")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta
I rappresentanti degli Stati più potenti del mondo il 10 novembre hanno incontrato a Vienna Martti Ahtisaari, l’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Kosovo, nel tentativo di definire un comune approccio per dare una soluzione allo status finale della regione.
Dopo l’incontro a porte chiuse Ahtisaari ha dichiarato che, per fare una proposta ufficiale sul futuro del territorio, attenderà l’esito delle elezioni che si devono tenere in gennaio in Serbia.
"Ho deciso di presentare alle parti la mia proposta per la definizione dello status del Kosovo dopo le elezioni legislative serbe", ha detto Ahtisaari, in un comunicato emesso dal suo ufficio, l’UNOSEC.
Ciò è avvenuto in seguito all’indizione da parte del Presidente serbo Boris Tadic, avvenuta lo stesso giorno, delle elezioni generali in Serbia per il 21 gennaio 2007.
Inizialmente ci si aspettava che Ahtisaari presentasse la sua proposta al cosiddetto "Gruppo di contatto", e successivamente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, prima della fine del 2006.
Ma le divisioni nel Gruppo di contatto sono divenute evidenti, con il vecchio alleato della Serbia, la Russia, che sembra ora pronta a difendere la sua posizione iniziale (secondo cui solo una soluzione supportata sia dalla Serbia che dal Kosovo potrà funzionare), e a usare il proprio potere di veto nel Consiglio di sicurezza dell’ONU se ciò non dovesse avvenire.
Andrei Dronov, capo della delegazione russa in Kosovo, ha detto che "se ci sarà un tentativo di imporre una soluzione senza il consenso di Belgrado, la Russia userà il suo veto al Consiglio di sicurezza".
Agim Ceku, Primo ministro del Kosovo, ha nel contempo affermato che, in ogni caso, "il Kosovo potrà dichiarare la propria indipendenza", senza dover attendere il consenso nella comunità internazionale.
Mentre la maggioranza albanese del Kosovo vuole che il Paese sia indipendente al più presto possibile, la Serbia resta irremovibilmente contraria ad una simile soluzione.
Questa divisione si riflette ora anche nel Gruppo di contatto, con i membri occidentali ampiamente disposti ad accettare il diritto dei kosovari ad andare per la propria strada e la Russia, al contrario, trincerata sull’esatto opposto.
Il Kosovo è un protettorato ONU dal 1999, quando la campagna aerea della NATO obbligò l’amministrazione serba a ritirarsi dal territorio.
I negoziati tra Serbia e Kosovo sullo status finale, a guida ONU, sono incominciati nel febbraio 2006 sotto la guida dell’Inviato speciale Ahtisaari. Ma ora, dopo diversi mesi, i colloqui non stanno arrivando da nessuna parte.
L’ufficio di Ahtisaari a Vienna, l’UNOSEC, sta ora definendo una proposta sul futuro status del Kosovo per il Gruppo di contatto e per il Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Anche se il rapporto di Ahtisaari rimane segreto, gli osservatori più esperti prevedono una qualche forma di indipendenza supervisionata o condizionata, con l’Unione Europea chiamata a giocare un ruolo chiave.
Bruxelles sta già pianificando la sua missione internazionale in Kosovo, che sarà incaricata di aree chiave come la sicurezza e la giustizia.
Fonti del Dipartimento di Stato americano hanno confermato che Washington sosterrà l’indipendenza del Kosovo sotto supervisione internazionale.
Ricordando alla comunità internazionale che il Kosovo dichiarerà comunque la sua indipendenza, il Primo ministro Ceku ha dato voce ad un’insofferenza crescente, nel territorio conteso, per i piani delle potenze straniere.
"Questa non è una minaccia. Noi la vediamo come una possibilità. Il Kosovo sarà uno Stato indipendente, e di ciò ora stiamo discutendo i tempi e le possibilità", ha detto Ceku dopo l’incontro del 9 novembre con Joachim Ruecker, capo dell’UNMIK.
Ma la Russia non nasconde il suo scontento per la piega che hanno preso gli eventi. Andrei Dronov ha dichiarato a Balkan Insight che Mosca non sosterrà l’imposizione di una qualsivoglia soluzione non accettata dalla Serbia.
"Il Gruppo di contatto non è tenuto ad accettare la proposta di Ahtisaari", ha sostenuto.
Dronov ha aggiunto che se lo status del Kosovo fosse risolto "senza una risoluzione del Consiglio di sicurezza" – dove i diversi Paesi scelgano se riconoscere oppure no una dichiarazione d’indipendenza unilaterale – "ciò andrà a costituire un pericoloso precedente".
Il diplomatico russo si riferisce chiaramente ad altre dispute secessioniste nelle vicinanze della Russia, soprattutto in Georgia, dove il territorio separatista dell’Abkhazia sta lottando per l’indipendenza.
Richard Holbrooke, l’ex diplomatico americano e mediatore in Bosnia durante la guerra, ha però suggerito che le minacce russe riguardo al Kosovo siano un bluff. Ha detto di non credere che "i russi siano così stupidi" da usare il loro veto all’ONU sul Kosovo.
"I russi, dei serbi se ne fregano", ha aggiunto Holbrooke.
I leader politici del Kosovo sono riluttanti ad accettare qualsiasi collegamento tra il loro status e quello di altre regioni separatiste, come l’Abkhazia in Georgia, o la Transnistria in Moldavia.
Secondo loro il Kosovo è un caso "sui generis" e non andrà a costituire un precedente per altre dispute.
Agim Ceku ha detto di attendersi che Ahtisaari "proponga che il Kosovo diventi uno Stato indipendente, con tutte le competenze proprie di uno Stato".
Hua Jiang, la portavoce dell’UNOSEC, ha detto che i contenuti della proposta dell’Inviato sullo status rimangono segreti – certamente il testo non è neppure stato completato.
Ma Dronov resta convinto che la chiusura del rapporto dell’inviato non porrà necessariamente fine al processo dello status finale.
"Se il Gruppo di contatto dovesse accettare la proposta di Ahtisaari, la soluzione sarà presentata alle parti", ha detto riferendosi ai team negoziali di Kosovo e Serbia, e ha aggiunto che "la Russia insisterà per un accordo di compromesso tra le parti coinvolte".
Un funzionario internazionale, parlando sotto anonimato, ha dichiarato a Balkan Insight che, con questa mancanza di unanimità tra Russia e Stati occidentali, e con le elezioni alle porte in Serbia, lo status finale del Kosovo non sarà risolto almeno fino alla metà del 2007.
*Jeta Xharra è direttore di BIRN Kosovo. Krenar Gashi è Assistant Editor di BIRN Kosovo. A quest’articolo ha contribuito anche Bukurie Bajraliu. Balkan Insight è la pubblicazione online di BIRN