Sale chiuse per il grande cinema bosniaco

La maggior parte delle cittadine bosniache non ha più sale da cinema, nonostante lo straordinario momento vissuto dall’industria cinematografica del paese, che continua a raccogliere riconoscimenti internazionali. Una panoramica della situazione da Bihac a Mostar

30/11/2006, Redazione -

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Di: N.N., per Nezavisne Novine, 9 settembre 2006
Traduzione di Selma Kuljuh per Le Courrier des Balkans, e di Carlo Dall’Asta per Osservatorio sui Balcani

Noi, oggi, siamo testimoni del fiorire dell’industria cinematografica, vediamo uscire un gran numero di nuovi film ogni anno, la settima arte è divenuta lo svago più diffuso ed il Festival del cinema di Sarajevo è più importante che mai. Ciò nonostante, molti cittadini di Bosnia ed Erzegovina da anni non hanno avuto l’opportunità di vedere un film al cinema. Vedere i film è divenuto più o meno il privilegio delle capitali della Republika Srpska e della Federazione di Bosnia ed Erzegovina.

Il rinnovamento dell’unica sala cinematografica di Mostar dura già da parecchi anni, e non se ne intravede la fine. Prijedor, in passato città ricca di cinema, oggi non ne ha che uno solo. La sala cinematografica di Tuzla è stata ricostruita l’anno scorso, mentre gli abitanti di Sanski Most dal 1992 non vedono alcun film al cinema. Le ragioni sono l’alto costo della distribuzione, il cattivo stato in cui si trovano le sale cinematografiche e la mancanza di risorse finanziarie per la loro ricostruzione, come anche il disinteresse del pubblico. Ecco perché la settima arte è ancora alla ricerca di una sua collocazione sotto il cielo di BiH.

Oscurità cinematografica

L’ultimo film proiettato al cinema "Sana" di Sanski Most nel 1992, appena prima della guerra, è stato "Balla coi lupi" di Kevin Costner. Da allora, il cinema di Sanski Most non svolge più la sua funzione e le attrezzature cinematografiche sono state nel frattempo distrutte oppure trafugate. Dopo la guerra, l’amministrazione locale di questa città ha annunciato a più riprese la ristrutturazione del cinema abbandonato e distrutto. Ciò nonostante, queste promesse non sono mai state messe in pratica. L’anno scorso, l’amministrazione municipale ha sottoposto la candidatura del progetto di ricostruzione dell’edificio, che disponeva di 420 posti a sedere, al ministero federale dell’Istruzione, della Scienza e della Cultura. Grazie al ministro del Tesoro, Gavrilo Grahovac, 200.000 KM marchi convertibili, ndt sono stati stanziati per la realizzazione di questo progetto, a condizione che il resto dei mezzi necessari per i lavori di costruzione siano assicurati dalla municipalità. Il governo locale non ha mai procurato i mezzi necessari, cosicché la sovvenzione del governo federale non ha mai potuto essere assegnata.

Anche Mostar è una di quelle città che non hanno sale cinematografiche. Dopo la chiusura del cinema "Croatia", la cittadina sulla Neretva si è vista piombare nell’"oscurità cinematografica". Questa sala è stata chiusa perché occupava l’anfiteatro dell’Università di Mostar, la quale aveva altri progetti per il suo utilizzo. L’anfiteatro serve oggi agli studenti dell’Università, ma viene utilizzato anche per riunioni e conferenze dei partiti politici. Si è cominciato due anni fa a costruire una multisala che si andrebbe a collocare al posto del vecchio cinema "Partizan". Tuttavia, questo nuovo cinema non ha ancora visto la luce. I lavori si sono fermati e nessuno sa quando riprenderanno.

Un tempo, Prijedor era conosciuta come la città dei cinema. Secondo gli archivi, nella città sulla Sana i primi film sono stati proiettati nel 1925, all’epoca del Regno dei serbi, dei croati e degli sloveni. Miljenko Radivojac, direttore del museo "Kozara" di Prijedor, afferma che i primi film, muti, sono stati dati 80 anni fa, e che l’affluenza era molto alta e l’interesse del pubblico enorme. «C’era ressa all’ingresso del primo cinema di Prijedor, all’epoca in cui si davano i film di Charlie Chaplin. Ma si potevano ugualmente vedere altri film muti che si trovavano nel repertorio dei cinema del Paese», spiega Radivojac. Un abitante di Prijedor, Marjanovic di nome e Gusak di soprannome, è stato il primo a disporre delle attrezzature cinematografiche vere e proprie che hanno portato in questa città i primi film sonori. Oggi a Prijedor non rimane che una sola delle tre sale cinematografiche che esistevano un tempo. Il cinema "Mrakovica" si trova già da anni in uno stato pietoso e avrebbe bisogno di essere riparato e ricostruito interamente. Sefira Karahodzic, direttrice della distribuzione dei film di Prijedor, ci dice che oggi si dovrebbero fare dei grossi investimenti, anche solo per ricostruire l’edificio di uno dei cinema di Prijedor. «Per il momento noi abbiamo cinque persone che vi lavorano, in condizioni molto difficili, e la sola fonte di risorse per l’acquisto dei film, per le imposte e per pagare i nostri impiegati, è l’affitto dell’edificio del centro commerciale dove si trovava il cinema "Radnik" 14 anni orsono», dice la direttrice Sefira, aggiungendo che lei stessa ha domandato l’aiuto di diverse organizzazioni umanitarie e delle organizzazioni non governative per le riparazioni ed il rinnovamento del cinema "Mrakovica". Questa sala ha riaperto il lunedì successivo alla fine delle vacanze estive, con la proiezione della seconda parte del film campione di incassi "I pirati dei Caraibi".

Le (cattive) condizioni delle sale

Benché Bijeljina possa vantarsi di avere un cinema, se si considera che l’attuale edificio data di almeno 40 anni fa e che gli impianti di riproduzione di suono e immagine hanno all’incirca 30 anni, ci si rende conto che in questa città la settima arte non fiorisce più. Secondo quanto afferma Dusan Tuzlancic, direttore esecutivo di "Bijeljina – Film", la frequentazione del cinema da parte degli abitanti di questa cittadina è molto bassa. «La sala cinematografica si trova in cattivo stato, non può attirare la gente», afferma Tuzlancic. Fondatrice e unica proprietaria del cinema è la municipalità di Bijeljina che ha, come dice Tuzlancic, fatto degli sforzi, limitatamente alle sue possibilità finanziarie, per investire in questa istituzione. «Tuttavia, non direi che sono dei veri e propri investimenti, quanto piuttosto ordinaria manutenzione». Ogni anno si riesce a fornire qualche decina di migliaia di KM per riparare ciò che si è rotto nel corso della stagione, in questo edificio di una quarantina d’anni. Ciò nonostante, questi investimenti non sono sufficienti», dice Tuzlancic. Mettendo l’accento sul fatto che il cinema di Bijeljina ha bisogno di attrezzature moderne, Tuzlancic dice che si fanno delle promesse e che si dichiara costantemente la volontà di trovare una soluzione a questo problema, ma che queste promesse non vengono mai mantenute. «Costantemente non vuole dire in un momento preciso. Io mi chiedo quando arriverà, questo momento», ha aggiunto. Tra le sei municipalità erzegovesi, solo Trebinje e Gacko riescono a fare funzionare i cinema e ad attirarvi gli spettatori.

A Trebinje, che un tempo aveva diverse sale cinematografiche, oggi si proiettano film solo nella Casa della Cultura cittadina. Secondo quanto ci dice Djordje Vucinic, direttore del Centro d’informazione e di cultura, al cui interno si trova una sala cinematografica dotata di 320 posti a sedere, questa situazione è quella che caratterizza il destino della cinematografia tanto in Bosnia Erzegovina, quanto nella regione. «Noi sappiamo che il tempo in cui davanti all’ingresso di questo cinema si chiedeva un biglietto in più è passato. Possiamo dire comunque che le proiezioni sono abbastanza frequentate. Ad ogni spettacolo ci sono tra i 50 ed i 150 spettatori, e i film sono proiettati al massimo per tre giorni, ma unicamente se si tratta di grandi successi», afferma Djordje Vucinic. Ciò che si dovrebbe sottolineare, è il fatto che all’interno del Centro d’informazione e di cultura, un tempo c’era un cinema all’aperto. Oggi sarebbe necessario trovare delle risorse enormi per riavviare questo progetto, come anche per ricostruire l’edificio esistente, le cui attrezzature sono abbastanza logore.

Quest’anno per la prima volta dopo la guerra, la sala cinematografica, che dispone di circa 80 posti, è stata riaperta a Ljubinja. Ma, siccome c’erano pochissimi spettatori, le proiezioni sono state sospese. Nel vicino villaggio di Bileca, si è smesso di dare i film già da più di un anno, il cinema di Nevesinje è rimasto chiuso dalla guerra, mentre a Berkovici non si fanno più proiezioni.

Il calo degli spettatori nei cinema

Banja Luka e Sarajevo possono vantarsi delle loro moderne sale cinematografiche, dell’elevata affluenza di pubblico e della qualità degli spettacoli. I cinema di Sarajevo all’inizio di settembre erano vuoti, dato che era tempo di vacanze e, stando a quanto ci hanno detto certe case di distribuzione di Sarajevo, la gente non va pressoché mai al cinema in tale periodo. Enes Cviko, direttore della casa di produzione e di distribuzione "Forum", afferma che le attrezzature dei cinema di Sarajevo si trovano in uno stato soddisfacente, ma che ancora non raggiunge il livello medio europeo o mondiale. «È difficile, ma noi cerchiamo di creare delle condizioni tecniche accettabili nelle sale, a partire dalle sedie fino alla proiezione stessa del film. Io credo che queste condizioni saranno ancora migliori una volta che il multisala sarà terminato. Stiamo lavorando alla sua costruzione e noi tutti speriamo che presto sarà terminato», ci dice Cviko. Cviko sottolinea che il cinema "Apolo", oltre al "Meeting Point", è uno dei cinema meglio attrezzati ed organizzati di Sarajevo e che dispone di attrezzature molto buone. «I prezzi dei biglietti forse sono elevati per il nostro tenore di vita, ma sono i più bassi nel mondo. Da nessuna parte al mondo voi potreste trovare dei biglietti a prezzi più bassi di quelli di Sarajevo e della BiH», aggiunge Cviko.

A Banja Luka esiste il multisala "Kozara", all’interno del quale si trovano cinque sale equipaggiate con dispositivi moderni. "Paradiso" è la sala più grande e dispone di 267 confortevoli posti a sedere, seguita da "Rebecca" che ne ha qualcosa come 112. "Dolly Bell", "Casablanca" e "Lolita" dispongono tutte insieme di 168 posti. Oltre a queste, esiste ancora la piccola sala cinematografica "Palace", di 135 posti. La grande sala del "Palace" disponeva di 500 posti ma, siccome era poco redditizia e spesso mezza vuota, è stata convertita in una ludoteca. «Noi ci sforziamo di ottenere i film tempestivamente. Cerchiamo di fare in modo che un film, appena passato il momento della sua prima mondiale, passi anche a Banja Luka, perché se noi lo diamo con un po’ di ritardo, compaiono le edizioni pirata che diminuiscono considerevolmente l’interesse per il film», dice Goran Vujakovic di "BL Bioskop".

Secondo le parole di Vujakovic, per un buon successo commerciale quello che serve sono i grandi successi di Hollywood e i film nazionali. «Purtroppo l’affluenza del pubblico nei cinema è in diminuzione. I fattori che stanno all’origine di una tale situazione sono di diversa natura: il tipo di film che si girano al giorno d’oggi, il tenore di vita molto basso in Republika Srpska, e la pirateria», dice Vujakovic, che ricorda che il prezzo dei biglietti, che varia dai 3 ai 3,50 KM da 1,50 a 1,75 euro, ndt, è comunque il più basso d’Europa.

Bihac è una delle rare città ad aver acquisito, all’inizio di quest’anno, gli standard tecnici europei per quanto concerne l’equipaggiamento delle sale da cinema. Il 23 febbraio scorso vi si è aperto il miniplex "Una", nel sito in cui si trovava il vecchio cinema "Una", chiuso all’inizio della guerra. "Art company", una ditta di Kiseljak, ha ottenuto una concessione grazie a cui la gestione di "Una" gli è stata affidata per i dieci anni a venire. Si tratta di tre sale che dispongono di 70, 77 e 91 posti. «Nei giorni feriali abbiamo circa 13 proiezioni e durante i fine settimana ne abbiamo 19. Secondo le nostre stime, noi speriamo di totalizzare, già nel primo anno, 120.000 spettatori. La gente viene anche dai villaggi vicini. Vengono spettatori da Cazin, Bosanska Krupa, Velika Kladusa, Buzim, Bosanski Petrovac, come anche dai villaggi croati di Licko Petrovo Selo, Dreznik Grad, Grabovac et Plitvicka Jezera», spiega Damir Bajric, direttore del cinema "Una".

E mentre i cittadini della BiH giustificano la scarsa frequentazione dei cinema col cattivo stato delle sale, i proprietari dei cinema spigano che queste cattive condizioni sono dovute alla mancanza dei mezzi finanziari necessari alla ristrutturazione, e che questa mancanza è dovuta a sua volta alla bassa frequentazione dei cinema. Le amministrazioni locali e il governo statale non investono quasi nulla nei cinema, cosicché la situazione attuale in questo settore si trova in un vicolo cieco, e senza dubbio vi resterà ancora a lungo.

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