Mobilitazione elettorale

Manca poco più di un mese alla data prevista per le elezioni politiche serbe, i partiti stanno affilando le armi per le campagne elettorali. Strategie, spot e slogan nella cronaca della nostra corrispondente

13/12/2006, Danijela Nenadić - Belgrado

Mobilitazione-elettorale

Lo slogan del DS (dal sito DS)

Le elezioni parlamentari in Serbia fissate per il 21 gennaio 2007, nonostante siano state annunciate come essenziali, d’inestimabile valore per il futuro del paese e come scelta decisiva fra l’oscuro passato e il limpido futuro (leggi europeo), ancora non attraggono abbastanza l’attenzione dell’opinione pubblica.

Un vero e proprio inizio della campagna elettorale, a giudicare dal comportamento della maggior parte dei partiti politici, è atteso per la seconda metà di dicembre. Ma nemmeno questa data andrà troppo a favore dei partiti. Chiunque conosca almeno un po’ il modo di festeggiare dei serbi sa bene che dal 19 dicembre, giorno in cui si festeggia San Nikola fino al 20 gennaio, quando si festeggia San Giovanni, la maggior parte della popolazione non è disposta ad impegnarsi attivamente, e la neve prevista per gennaio potrebbe influenzare ulteriormente la risposta degli elettori.

Sarà interessante vedere come e se i partiti politici riusciranno a mobilitare una popolazione già passivizzata. Quando la campagna elettorale prenderà velocità, ci saranno svariate previsioni ufficiali degli analisti e di diverse agenzie di sondaggi sull’opinione pubblica, che per adesso solo timidamente e con riserva commentano l’attuale rating dei partiti.

Non ci sono cambiamenti per quanto riguarda i partiti che sicuramente oltrepasseranno il magico sbarramento del cinque per cento per entrare in parlamento. Al primo posto è il Partito radicale serbo (SRS), seguito dal Partito democratico (DS), mentre il Partito democratico della Serbia (DSS) in coalizione con la Nuova Serbia (NS) è al terzo posto.

Nonostante il fatto che nessuna agenzia abbia pubblicato i risultati ufficiali su cosa pensano i cittadini, è ovvio che queste indagini si stanno svolgendo di settimana in settimana. La maggior parte dei partiti politici deciderà il modo in cui condurre la campagna in base ai risultati ottenuti dai sondaggi. Nello stesso modo i partiti controllano se i loro slogan elettorali e le pubblicità stanno raggiungendo lo scopo previsto.

Lo slogan del DSS (dal sito el DSS)

Ad ogni modo, i pronostici non ufficiali indicano le seguenti percentuali: il Partito radicale serbo è su uno stabile 31 per cento, i Democratici di Boris Tadic hanno raggiunto il 27 per cento, mentre il duetto popolare Kostunica-Ilic gode il sostegno del 18 per cento dei cittadini. Il Partito liberale democratico (LDP) di Ceda Jovanovic secondo questi dati è al 3,5 per cento, il G17 al 3 per cento, mentre tutti gli altri partiti, includendo anche il Partito socialista della Serbia (SPS) sono abbastanza lontani dalla soglia di sbarramento. La cosa interessante è che quasi nessuno parla del Movimento Forza Serbia (PSS) di Bogoljub Karic, il quale continua ad essere in esilio, ed è quindi poco chiaro come si presenterà questo partito e su quanti voti potrà contare. Secondo suddette speculazioni l’affluenza si aggira attorno al 50 per cento circa.

Certo esiste una serie di motivi per un quadro del genere. Primo, è difficile valutare il potenziale di mobilitazione dei partiti ma anche le posizioni degli elettori perché la campagna in realtà non è ancora iniziata. Secondo, alcuni partiti sono ancora in fase di risoluzione dei problemi interni senza la quale non è possibile iniziare il processo elettorale.

Il partito individualmente più forte, l’SRS, inizia soltanto adesso a pensare alle elezioni. Perché il loro leader, Vojislav Seselj, con uno sciopero di più settimane ha fatto penare il Tribunale dell’Aja, le istituzioni serbe ma anche i suoi compagni di partito. La maggior parte degli esperti affermava che Seselj stesse danneggiando gli stessi radicali, accorciando il tempo per la campagna elettorale. Particolarmente problematica è stata la richiesta di Seselj di scongelare i suoi mezzi finanziari depositati in banche straniere, cosa che l’opinione pubblica serba ha accolto col coltello tra i denti iniziando a questionare sull’origine del denaro menzionato e il motivo per cui Seselj l’abbia depositato in banche estere. Nonostante i radicali si siano affrettati a spiegare all’opinione pubblica che si tratta di compensi per le lezioni che Seselj ha tenuto presso le università estere, il tarlo del dubbio si è insinuato persino in quella parte di opinione pubblica che è orientata verso i radicali.

Dall’altra parte, è possibile che l’interruzione dello sciopero della fame di Seselj, dopo che il Tribunale dell’Aja ha soddisfatto tutte le richieste del leader radicale, possa essere "l’asso nella manica" del SRS, che farà di tutto per far passare questa storia come l’ennesima vittoria della serie dell’"eroe serbo" contro le forze mondiali e locali del male. Perciò non sorprende che stamattina Belgrado sia svegliata tappezzata di manifesti con la faccia di Seselj e la scritta "Il vincitore".

Nemmeno l’SPS ha rotto con la politica di Slobodan Milosevic, cosa che si è vista chiaramente dopo il lungo e difficile congresso di questo partito tenutosi il 3 dicembre. Dopo un tira e molla durato un’intera giornata, a causa del conteggio dei voti, con alcuni seri problemi (200 tessere elettorali in più, delle quali nessuno in seguito ha discusso) come nuovo leader è stato eletto Ivica Dacic, lasciando dietro di sé Milorad Vucelic che doveva essere il successore della politica di Milosevic. Comunque, i membri del partito non hanno permesso che il leader defunto venisse cancellato dalla storia del partito. Tutt’altro, un primo sguardo alla sala del Sava Centar "addobbata" con le fotografie incorniciate di Milosevic vi faceva capire che nel SPS ancora manca il desiderio e il potenziale per una totale rottura col passato.

L’ex re delle piazze, Vuk Draskovic e il suo SPO, per come stanno le cose, rimarrà fuori dal Parlamento. Suona incredibile che Vuk non abbia imparato la lezione del 2000 quando non volle entrare nella DOS, e quando gli elettori lo punirono per una tale decisione. Questa volta non è chiaro se l’SPO è rimasto da solo perché nessun altro ha voluto entrare in coalizione elettorale con lui o perché Vuk, un’altra volta, ha sopravvalutato la propria posizione e ha chiesto più di quello che chiunque sarebbe stato pronto a concedergli.

La fase di campagna elettorale intensiva è iniziata per LDP e per il G17. Per i liberali la gara è iniziata anche prima che le elezioni fossero state indette, e i loro cartelloni, i manifesti e gli spot pubblicitari alla televisione e alla radio sono decisamente quelli più presenti. LDP ai cittadini fa sapere che "Dipende da voi" e si rivolge principalmente alla popolazione urbana, colta e giovane.

Per lo stesso elettorato, e con lo stesso scopo (superare lo sbarramento ), lotta anche il G17 con una campagna che, prima di tutto, si basa sull’immagine e l’operato di Mladjan Dinkic. Lo slogan elettorale del G17 "Professionalità prima della politica" non è chiaro alla maggior parte dell’elettorato, e Miroslav Sutic, il direttore dell’agenzia di indagini di mercato Interactive Research, in una dichiarazione per il quotidiano "Danas" dice che non si tratta di "uno slogan di marketing, ma più che altro di una constatazione, di una valutazione. Così come lo slogan del DSS, forse spingerà qualcuno a votare per quel partito, ma non ha la sostanza di uno slogan. Perché nello slogan devono esserci le emozioni, senza le quali la gente non sarà stimolata ad andare alle elezioni. In questo senso il G17 ha un antislogan".

Ceda Jovanovic durante una conferenza (dal sito LDP)

La campagna elettorale del DS che è iniziata di recente è in prospettiva e si basa sul futuro della Serbia e sulle prospettive europee. Lo slogan dei democratici è "Perché la vita non può aspettare", con l’aggiunta "Per una vita migliore", che chiaramente richiama le parole di Zoran Djindjic ("Gente, solo una vita abbiamo…"). Per adesso l’unico spot elettorale dei democratici è l’immagine degli incontri di Tadic con Prodi, Merkel, Kofi Anan e altri leader.

La campagna del DSS e della NS è invece retrospettiva e si basa sull’elenco dei successi del governo di Kostunica. Lo slogan "Viva la Serbia! Il popolo lo sa meglio!" indica l’elettorato che i popolari vogliono attirare.

L’SPS ha optato per slogan "Per la Serbia in modo decisivo", ma ancora non hanno uno spot e un manifesto.

SPO e SRS, a causa dei già nominati motivi non hanno ancora pensato allo slogan, benché negli ultimi giorni come possibile slogan del SPO si nomina "Europa dal vivo".

Il PSS, ovviamente, per l’ennesima volta constaterà che "la Serbia ha la forza", e baserà la sua campagna sull’immagine e l’operato del leader imboscato Bogoljub Karic.

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